Politica

RETE: non ci serve la benedizione di AP, abbiamo quella della gente!

San Marino. Ringraziamo Repubblica Futura per il suo comunicato che contribuisce, ancora una volta, a convalidare i contenuti della nostra precedente presa di posizione.
Poco o niente ci interessa che RF, cioè AP o quel che ne resta, non condivida il modo in cui RETE utilizza il contributo pubblico (rendicontato mensilmente sul nostro sito) o abbia dubbi sui nostri alleati. La cittadinanza ha premiato abbondantemente metodo, trasparenza e coalizione e non ci serve certo la benedizione di RF/AP per portare avanti la nostra attività. Crediamo che chi sta governando ininterrottamente da dodici anni con tutti i partiti della scena politica sammarinese, tranne i sottoscritti, potrebbe avere quantomeno il buongusto di evitare di salire in cattedra. Quattro governi in dodici anni danno l’idea di quanto sia abile e scaltra la regia che guida alleanze e crisi di governo ad orologeria, e di quanto “il bene del paese” coincida sempre più con il bene di singoli personaggi.
Per il resto, in ossequio alla tattica portata avanti da due anni a questa parte, RF/AP risponde a domande che nessuno di noi ha mai posto. Per quanto riguarda il cosiddetto decreto-scuola noi non abbiamo mai fatto riferimento alla chiusura di plessi, né al licenziamento di insegnanti. Al contrario abbiamo criticato gli sprechi (vedi il registro elettronico per la scuola infanzia e i badge per l’ingresso agli studenti più grandi); abbiamo criticato il metodo e le tempistiche (il solito decreto estivo e il mancato confronto con la cittadinanza, che infatti si è mobilitata); abbiamo criticato la spending review come obiettivo che, per sua indole, risponde a logiche numeriche e non tiene conto della qualità del servizio.

Convenzione monetaria. Se non fosse tanto impegnato a dileggiare le idee altrui, e magari passasse un po’ più di tempo a studiare, forse il partito presieduto da Mario Venturini si accorgerebbe che sono addirittura i documenti governativi a sottolineare il declino dei paesi euro. Si legge infatti nel Programma economico 2018: “(…) euro debole che favorisce le esportazioni dei paesi fortemente industrializzati a discapito di quelli delle zone periferiche dell’area (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna); i quali, per rientrare nei parametri imposti dai trattati europei sul debito pubblico, si vedono costretti a comprimere i salari e perdurare con politiche di austerità nocive per la crescita, non avendo più possibilità di adottare politiche monetarie, e cioè l’opportunità di svalutare la moneta in quanto parte della stessa unione monetaria. Questo fattore cardine sta incrementando le diseguaglianze economiche e sociali tra i vari paesi membri dell’Unione Europea e senza la capacità e volontà politica delle istituzioni di voler colmare queste condizioni di disparità, l’unione monetaria, e quindi l’euro, continuerà a trovarsi in una posizione penalizzante.”
A fronte di una analisi di questo genere la risposta del partito “ago-della-bilancia” del governo qual è? Prendere in giro la proposta che RETE porta avanti da anni, cioè quella di rivedere l’accordo monetario del 2012 per quanto concerne la possibilità di emettere moneta. Non è un mistero infatti che il nostro movimento da sempre chieda di valutare l’introduzione di una moneta complementare e forse Alleanza Popolare dovrebbe ricordarsi che nella scorsa legislatura, il Consiglio aveva votato favorevolmente il nostro emendamento che prevedeva uno studio per la trasformazione del circuito SMAC in un circuito di moneta complementare.
La proposta di RF/AP, cioè dell’intero governo, invece qual è? È presto detto: indebitare il paese fino al collo col Fondo Monetario. Del resto loro non ne verranno toccati proprio perché sono un partito elitario che, in quanto tale, non subirà le politiche di austerità, le disparità economiche e sociali che rappresentano la naturale conseguenza dell’indebitamento dei paesi dell’eurozona e non. Anzi probabilmente ne trarrà tutti i vantaggi. Perciò è più facile sbeffeggiare noi che indichiamo strade alternative piuttosto che prenderle in considerazione. D‘altronde chi fa politica seguendo la thatcheriana impostazione del “Non c’è alternativa”, mal sopporta le proposte altrui. Sia mai che ne nasca un confronto!

Movimento RETE