Politica

RETE-MDSI: fusioni tra banche e uomini soli al comando

San Marino.  Nel gennaio 2018 abbiamo scoperto che la trattativa per la cessione dei crediti Delta da parte di Cassa di Risparmio (crediti per valori nominali altissimi, che Cassa sta svendendo per pochi spiccioli) era già avviata da tempo e sostenuta internamente, all’oscuro del Consiglio Direttivo della banca e della cittadinanza, da un uomo solo: il presidente Fabio Zanotti.

Prima dell’arrivo di Fabio Zanotti in Cassa di Risparmio c’era un presidente scelto direttamente da Simone Celli: Nicolino Romito. Lui aveva spacchettato il consiglio di amministrazione di cassa in una matrioska di comitati interni, che avrebbero dovuto favorire una “gestione riservata” e di certo garantivano ai suoi membri qualche decina di migliaia di euro di compensi in più. È poi emerso che buona parte degli appartenenti a questi gruppi interagiva -in maniera diretta o indiretta- con l’Advantage Financial di Francesco Confuorti, che diceva loro come gestire il bilancio liquidatorio della “banca dei sammarinesi”!

Ecco il nuovo metodo: il posizionamento di uomini soli al comando in organismi sistemici o, in alternativa, la creazione negli stessi organismi di sottogruppi ristretti che legittimino scelte già prese altrove ma molto impattanti per il paese. Tale metodo scelto da adesso.sm, che esclude dai percorsi decisionali le persone potenzialmente “scomode” e non allineate ad un percorso prestabilito, ha portato solo guai. Di questa gestione oggi ci rimangono in eredità:

1)   la “operazione titoli”, in cui banca centrale ha acquistato titoli di “carta straccia” da una banca privata, sempre la solita, aiutando questa banca ma esponendo lo Stato a ingentissime perdite;

2)   la svendita dei crediti Delta (e in particolar modo dei crediti sanitari) a condizioni risibili ma non conoscibili nel dettaglio né da noi né dalla cittadinanza.

Si tratta di modalità di gestione del sistema finanziario che o sono guidate da un’ottusa inesperienza, oppure sono guidate dagli interessi di avvoltoi interni o esterni al paese, magari gli stessi corruttori mai indagati coi corrotti del conto Mazzini. In questo clima, con queste legittime diffidenze, come valutare le potenziali fusioni tra banche? Saranno necessarie per salvare il sistema o sono funzionali agli interessi dei soliti due burattinai, piccoli o grandi, neri o rossi? Noi non siamo ideologicamente contrari a fusioni tra banche, ma pretendiamo che vengano stabilite in base alla loro profittabilità non in base alla voglia di tizio di salvarsi le chiappe, o di caio di impossessarsi delle aziende di Stato. Chi ripianerà le perdite? Come si stabilirà quali e quanti sono gli esuberi di filiali e di personale?

A nostro avviso si deve coinvolgere tutti gli attori (sindacati, partiti politici di opposizione, rappresentanti delle banche, associazioni di categoria ecc.) per pianificare una via d’uscita di sistema da questa situazione, non continuare a navigare a vista seguendo le prepotenze dei ras che da un quarto di secolo depredano il paese tenendo sempre al guinzaglio un nuovo personaggetto politico.

Si devono regolare i nostri rapporti con le strutture finanziarie italiane, e aumentare la raccolta in trasparenza, per finire di assistere allo spettacolo penoso con cui due sciacalli si contendono le briciole rimaste non per ingrassare, ma per morire un po’ dopo dell’altro!

Uomini soli al comando e stravolgimenti impattanti sul bilancio pubblico decisi in sordina, alle spalle di tutti, nelle segrete stanze da politici d’accatto e (pre)potenti ostili al bene pubblico, sono già un indizio che le decisioni da prendere non sono né condivise né di interesse pubblico, e quando questo succede i pochi depredano i molti.

 RETE – MDSI

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