In Consiglio l’esame del nuovo regolamento
San Marino. La seduta consiliare odierna riprende proseguendo il dibattito al comma 19, sul “Regolamento del Consiglio Grande e Generale”, presentato in seconda lettura dai Gruppi Consiliari di maggioranza, Repubblica Futura, Civico10, Sinistra Socialista Democratica. Sull’articolato, che arriva in aula dopo ben 12 anni di gestazione, c’è un accordo di massima tra i Gruppi, ad accezione di qualche punto, come ad esempio i tempi dei dibattiti. In questi casi si cerca comunque un compromesso. La legge dovrà essere approvata con maggioranza qualificata, ovvero con almeno 30 voti. Di seguito un estratto degli interventi del pomeriggio
Luca Santolini, C10
Sono contento e soddisfatto che finalmente il regolamento sia arrivato in seconda lettura per approvazione, sappiamo che era diventato un po’ come la cattedrale di Gaudì a Barcellona in perenne costruzione, se ne ragiona da più di 10 anni, nonostante sia un atto importante perché dovrebbe andare a razionalizzar ei lavori dlel’Aula e a correggere una serie di situazioni e principi ritenuti importante. Il ricorso al voto palese come forma preminente è ritenuto un principio da portare avanti e finalmente un percorso si sta concludendo e questo dovrebbe portarci ad essere tutti soddisfatti perché ci abbiamo lavorato tutti. E’ stata trovata la quadra un po’ su quasi tutto, e la disponibilità a ‘lasciare qualcosa’ la vedo positivamente. Personalmente, ho ribadito che i tempi delle discussioni di quest’Aula sono fuori da ogni logica, e anche con le modifiche concordate sono rimaste situazioni abbastanza ai limiti, come i 15 minuti di tempo per le comunicazioni. I 15 minuti possono servire su provvedimento approfondito, per un intervento politico in un momento particolare, ma per fare delle comunicazioni all’Aula basterebbe molto meno di 15 minuti. Chi partecipa agli organismi internazionali sa bene che i tempi sono particolarmente contingentati. Ma è il mio personale punto di vista. È quel qualcosa che Luca Santolini ha dovuto lasciare. Soddisfatto per aver inserito parità di trattamento per consiglieri dipendenti privati, pubblici e lavoratori autonomi. Non è questione di ‘quantum’, il gettone resta limitato, ma di principio.
Nicola Selva, Rf
Il regolamento consiliare rappresenta uno dei passaggi fondamentali nella storia del nostro organo legislativo. Le trasformazioni istituzionali e politiche che San Marino sta avendo, con l’avvento di profonde novità sul piano economico e sociale, impongono un nuovo adeguamento e nuove modalità dei lavori consiliari, per avere una partecipazione più incisiva di tutti i gruppi. L’esigenza è di avere una organizzazione dei lavori consiliari sempre più efficiente con questo Pdl- dopo un confronto che ha dato i suoi frutti per la condivisione- perché una migliore organizzazione equivale principalmente e nello specifico mi riferisco ai tempi di interventi, spesso in questa Aula infatti parliamo troppo, senza addivenire a risultati concreti. Altro aspetto che rilevo è anche quello della regolamentazione dell’impegno dei consiglieri, non solo relativamente al gettone, ma per sedute che sono arrivate anche a durare due settimane consecutive e mettono in difficoltà il consigliere nel proprio lavoro e creando disparità di condizione tra il consigliere che viene dall’azienda privata o dalla Pa.
Joseph Carlini, Ssd
Questo Pdl è importante per il metodo che ci vede arrivare ad affrontare il suo esame, riconosco che al tavolo cui ci siamo confrontati con tutte le forze politiche c’è stata volontà e si è riusciti per grande parte del lavoro e dell’articolato a trovare accordo pressoché su tutti i punti sulla revisione del regolamento consiliare. Il contingentamento dei tempi che abbiamo iniziato ad adottare ha diversi scopi, il più importante è rendere compatibile il ruolo del consigliere rispetto alla professione che ha. Il consigliere non è tale perché ha deciso di professionalizzarsi nella carriera di consigliere, qualsiasi cittadino può avere la possibilità di esercitare la propria vocazione, conciliandola con il proprio lavoro. Poi permette l’organizzazione dei lavori in modo più efficiente. Nel regolamento viene confermata l’importanza ruolo della Reggenza in ufficio di Presidenza sotto aspetto di garante del corretto svolgimento dei lavori.
Alessandro Mancini, Ps
I colleghi che mi hanno preceduto hanno già fotografato quello che è stato il percorso non semplice che ha portato oggi a discutere il regolamento consiliare. Il percorso è iniziato dai miei primi giorni di attività consiliare, già dal lontano 2006. E’ chiaro che le crisi di governo non hanno aiutato a proseguire, oggi però rilevo che per la prima volta la politica ha dimostrato un segno di maturità importante. Con la consapevolezza che qui sono in ballo le regole del gioco e devono essere uguali per tutti, non può essere la maggioranza che interpreta il regolamento consiliare o che l’opposizione pensi di poterne trarre beneficio dal regolamento. Nelle ultime settimane penso si sia arrivati a un buon risultato. Tutti quanti ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte sessioni consiliari molto impegnative, anche se non significa che siano anche produttive. C’è l’esigenza di ridurre i tempi, credo il compromesso sui tempi di intervento sia di buon senso. Con l’articolo di carattere programmatico per delineare le nuove regole del compenso dei consiglieri si è demandato all’ufficio di presidenza di pensare a una nuova proposta di equità indipendentemente dalla propria professione : credo sia sciolto il nodo da un punto di vista programmatico ed entrerà in vigore nella prossima legislatura per una ragione semplice, siamo stati eletti con certe regole, lo sapevamo, e ci sembrava giusto, che in questa legislatura, a prescindere dalle nuove regole, rimangano tali.
Gian Matteo Zeppa, Rete
Il regolamento consiliare è quello con cui stiamo parlando da quasi 40 anni, in questi minuti si sta cercando anche una mediazione sulla nuova stesura. Molti hanno tessuto le lodi di questa normativa ritenendola innovativa, ma io non ci trovo di innovativo più di tanto, lo sarebbe stata se si fosse portata la professionalizzazione dei consiglieri, o se si poteva scegliere una semi-professionalizzazione facoltativa, noi un’idea l’avevamo. C’è poi il falso problema della dilatazione dei tempi, il regolamento non pone altro che le regole di ingaggio, lo scontro porta a mantenere comunque la propria idea piuttosto che andare a contrattare. Il problema non sono le tempistiche ma che la politica non riesce più a parlarsi. In un momento così drammatico per il Paese, di fronte a capisaldi che si stanno sfaldando – welfare, spesa pubblica, revisione pensioni, banche- se questi temi fossero affrontati in modo preventivo- il contesto non è andare a limare la dialettica dentro l’Aula, in parlamento si può parlare 10, o 8 minuti- con un dialogo preventivo, un confronto sugli emendamenti per esempio non ci sarebbero problemi sulle tempistiche consiliari. Il regolamento non deve ledere la maggioranza o la minoranza. Non si possono fare queste modifiche solo perché si è maggioranza o d’altra parte ritenerle delle imposizioni . Se si riuscisse ad avere un testo concordato al 100% sarebbe qualcosa di buono fatto, ma deve essere scevro dalla questione maggiorana versus opposizione. Non credo che la priorità di questo governo fosse di portare un regolamento consiliare, visto che non veniamo dalla preistoria e pochi anni fa ci fu già una modifica delle tempistiche, credo questioni più importanti non siano il regolamento consiliare che è questione di buon senso.
Matteo Fiorini, Rf
Se fare il regolamento non è obiettivo della politica, qual è l’obiettivo di un regolamento consiliare? Proverò a dimostrare che non ci sono discordanze tra parti politiche, ma tra espressioni diverse della società. Se in quest’Aula si celebrano i riti della democrazia, un regolamento deve favorire la rappresentanza. La parità di accesso è garantita da legge elettorale, per es. con le quote rosa. Anche un regolamento consiliare che va a regolamentare la vita del parlamento deve garantire rappresentanza, la capacità di produrre provvedimenti. Deve garantire il controllo dell’opposizione, la sua facoltà di denunciare ed esprimere opinioni, l’indipendenza di pensiero dei consiglieri, insieme ai ragionamenti per i tempi per lista quindi, va sempre tutelata l’opportunità di intervento dei singoli. Nodo fondamentale per la partita della rappresentanza: non tutte le categorie di cittadini hanno la stessa possibilità di prendere parte alla vita del paese. Ci sono consiglieri appartenenti alla categoria di autonomi o dipendenti privati che devono conciliare con più difficoltà, rispetto i dipendenti pubblici, l’attività consiliare con il proprio lavoro. Sarebbe ipocrita girarci attorno. Se è vero che i lavori del Consiglio 10 anni fa duravano 3 giorni al mese, è anche vero che abbiamo assistito a un lievitare di impegni e tempi. Altri impegni si attendono con il rinnovo del rapporto con l’Ue. Ma vogliamo oggi riaffermare, come lo voglio io che nel nostro Paese è una ricchezza irrinunciabile quella che in Aula siedano persone che hanno lavoro un diverso da chi fa politica h24? Lo vogliamo riaffermare? Mi aspettavo che la partita sui tempi fosse su chi chiedesse 3 minuti di tempi o 5 minuti, come avviene nel resto nel mondo, non su 12 -15 minuti. Lo capisco sulla legge di bilancio, ma non oso pensare che su qualsiasi cosa, qualsiasi persona possa parlare 12-15 minuti. E’ cambiato il mondo della comunicazione e ancora ragioniamo in Aula di 15 minuti di interventi e, al tempo stesso, vogliamo affermare di fare politica per passione e non per lavoro? Le due cose sono inconciliabili, se non con sacrifici enormi, sostituendo poi al paradigma del lavoro gli affetti, la famiglia, la propria vita. Togliamoci dalla logica che se togliamo 5 minuti non siamo democratici. In Parlamento è ovvio che si parla, ma in Parlamento si decide. Accetto il compromesso, ma non si tratta di togliere la libertà di parola, piuttosto di invitare i gruppi a scegliere le persone che su certi temi hanno le cose da dire ed evitare che tutti devono intervenire sempre su tutto. Ribadiamo la ricchezza dei politici non di professione, se andiamo avanti con la lievitazione dei tempi, come la deriva che si sta prendendo, inevitabilmente la perderemo.
Luca Boschi, C10
Esprimo soddisfazione per la fine di un percorso che non è stato semplice, ma ha visto per protagonisti rappresentanti di maggioranza e minoranza che per qualche sera si sono tolti la casacca di squadra e hanno lavorato per l’interesse comune. Quando pensiamo alla salvaguardia dei principi di democrazia, pensiamo al diritto di critica, di tribuna, di proporre soluzioni alternative, ma intrinseco al concetto di democrazia c’è il concetto di efficienza dei lavoro consiliari. Questo è un parlamento non un parlatoio, e la gente ci ha eletto per prendere decisioni attraverso il confronto e la condivisione. Ci auguriamo l’iter possa concludersi in modo positivo.
Vanessa d’Ambrosio, Ssd
Mi unisco ai ringraziamenti per quei colleghi e aderenti di partito che hanno lavorato e concretizzato la proposte che ci troviamo a discutere in Aula. Ritengo sia stato un percorso positivo di condivisione anche su temi che hanno richiesto più tempo per trovare la quadra. Due i principi fondamentali: garantire il diritto di parola e portare avanti provvedimenti e proporre alternative, quindi il principio dell’operatività. Molto si gioca sulla questione dei tempi. Personalmente sarei per una drastica riduzione dei tempi per essere più operativi, al Consiglio d’Europa, dove ho la fortuna di essere, i tempi forse sono anche troppo stretti, avremmo potuto trovare un giusto equilibrio. Quando abbiamo sperimentato il monte tempi di gruppo abbiamo avuto buoni riscontri. Voglio onorare questo percorso di condivisione tra le parti. Il collega Fiorini ha centrato il punto: a San Marino abbiamo una ricchezza, il ruolo di consigliere non è una professione, abbiamo la possibilità di avere un lavoro fuori dal consiglio e di avere problematiche dirette con mondo del lavoro. È una ricchezza assoluta che dovremo esaltare e questo è il punto di partenza per ogni ragionamento. Se partiamo dal presupposto che è un servizio e non una professione, non possiamo condividere che la durata di un intervento determini la garanzia di democrazia. È la qualità di un intervento che conta. So che c’è una trattativa in corso sui tempi, la sosterrò qualunque sia l’esito, ma spero vada a buon fine.
Iro Belluzzi, Psd
Nel 2006 un gruppo coordinato dall’allora consigliere Romeo Morri partì per rivedere regole desuete sul funzionamento del Consiglio grande e generale. Nella scorsa legislatura in modo condiviso furono prese decisioni che andavano a dimezzare i tempi oggi in vigore. I tempi si erano ottimizzati all’interno del Consiglio, quella era una buona base, ma non si era mai trovata la modalità per andare a rivedere la parte economica. Importante è l’articolo programmatico per parificare il gettone di tutti i consiglieri, senza portarsi dietro benefit della condizione economica legata alla propria professione. Anche se restano vantaggi non tangibili come per i liberi professionisti. Preciso che ad oggi anche per pubblici dipendenti poi non è automatica la presenza, io stesso mi sono trovato in condizioni di dover scegliere se essere presente in Aula o garantire il servizio pubblico legato la mio lavoro. Sull’efficacia dei lavori consiliari: spesso dipende da come approdano in Aula i progetti di legge, sintomatico come sia stato presentato il Testo unico Urbanistica, completamente emendato. Giusto è accorciare i tempi sulla prima lettura, su cui si è raggiunto un onorevole compromesso, ma altro è il caso quando ci si trova di fronte a una legislatura in cui si abusa della decretazione e l’unico modo per potere intervenire è il Consiglio grande e generale, o quando i decreti vengono continuamente modificati ed è una perdita di tempo pazzesca che non può essere additata ai consiglieri di opposizione. Però sono soddisfatto e ringrazio chi ha lavorato alla stesura e al confronto sulle regole del gioco e sui paletti oltre i quali non si può andare per fare ostruzionismo.
SMNA