Il Pdcs sulle unioni civili, no ad una assimilazione al matrimonio
San Marino. Il Partito Democratico Cristiano Sammarinese, prendendo atto dell’inserimento nei lavori del prossimo Consiglio G. e G. del Progetto di Legge di iniziativa popolare sulle Unioni Civili, dopo averlo attentamente analizzato, ritiene doveroso un approfondimento della proposta e delle sue finalità, consapevole che la portata della materia richieda un approccio libero da qualsiasi tipo di pressione ideologica.
Innanzitutto, la Democrazia Cristiana ritiene che vada fatta chiarezza proprio sulle finalità stesse del provvedimento legislativo. Se, infatti, leggendo la relazione che accompagna il progetto di legge, l’intendimento sembra quello di voler regolamentare le varie forme di convivenza presenti anche nel nostro Stato, al contrario, l’esame dell’articolato mostra come l’obiettivo prevalente della legge sia di dare un riconoscimento giuridico alle convivenze formate da persone dello stesso sesso, prevedendo in maniera semplicistica un’assimilazione di queste convivenze al matrimonio e alla comunità famigliare. Ne sono la prova i continui rimandi alla legge 49/1986 sul matrimonio civile, per quanto riguarda il regime patrimoniale (art. 6), lo scioglimento (art. 7) e il riconoscimento dei figli (art. 9). In particolare, rispetto allo scioglimento, colpisce il fatto che, a meno di uno scioglimento deciso consensualmente, la procedura che si dovrà adottare sarà quella della separazione e del divorzio, confermando di fatto questa unione come un matrimonio a tutti gli effetti.
Per il PDCS, questa impostazione risulta inaccettabile sul piano sostanziale in quanto, a questo tipo di convivenza, manca il requisito fondamentale per parlare di famiglia: la presenza, cioè, di un ambito di relazioni di reciproco sostegno, anche aperto alla procreazione, e quindi alla cura e al sostentamento della prole. Questo requisito non può essere presente in coppie dello stesso sesso a meno di non voler giustificare e legittimare ogni forma di procreazione, compreso il ricorso alla pratica dell’utero in affitto. Non possiamo, pertanto, non evidenziare le profonde distorsioni che si creeranno nell’ordinamento sammarinese con una legge come questa, che introduce il principio per il quale qualunque tipo di unione – unione civile o matrimonio omosessuale – contratta all’estero, debba essere riconosciuta anche a San Marino. Lo stesso dicasi per il le indicazioni che riguardano il riconoscimento della prole. Quanto sopra descritto, non più essere considerato un’esagerazione teorica e strumentale, dal momento che la legge in esame piega la nostra legislazione a riconoscere tutte le possibili unioni presenti all’estero.
Il PDCS condivide, invece, la necessità di approfondire – anche sul piano normativo – quale supporto giuridico sia opportuno dare a varie forme di convivenza oggi presenti, diverse da quella “more uxorio” che trovano già, per taluni aspetti, un riconoscimento all’interno della normativa sammarinese vigente. Il tema è stato già affrontato, anche se solo marginalmente, con la modifica alla legge 118/2010 sulle residenze, nella quale è stato previsto il rilascio di un permesso di convivenza per fini “solidaristici e di mutuo aiuto”. Questa tipologia di convivenza, distinta da quella “more uxorio”, ha sicuramente bisogno di trovare nel nostro ordinamento una definizione più precisa, soprattutto per quanto attiene alla relazione fra i conviventi e al rapporto fra essi e lo Stato. Su questo terreno il PDCS si sta muovendo da tempo e sta predisponendo un progetto di legge che depositerà quanto prima per portare un contributo fattivo anche in questa delicata problematica.
Il PDCS desidera, infine, riaffermare come proprio la delicatezza di questi temi imponga un atteggiamento attento e aperto al confronto, disponibile ad analizzare tutte le possibilità che rispondano veramente alle esigenze della cittadinanza.
PDCS