Politica

Una legge di iniziativa popolare per regolamentare le unioni civili

Giochi del Titano

San Marino. Dove la politica non riesce a sfondare, arriva la comunità civile. È davvero un merito di tanti cittadini la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare in materia di unioni civili. Sono ben 283 i firmatari, prima tra i quali la professoressa Valentina Rossi.

Il progetto di legge contempla e regolamenta vari aspetti per cittadini e residenti omosessuali e eterosessuali. Non toglie diritti a nessuno ma va a darne di nuovi ad alcune fasce di popolazione che vive una profonda discriminazione in nome di pregiudizi e di vetero ideologie ormai davvero ingiustificabili. La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha appena emesso una sentenza proprio su questo tema e quindi il momento è opportuno per far sì che anche San Marino si allinei a questa pronuncia.

Le motivazioni e gli obiettivi del progetto di legge sono stati illustrati in una relazione introduttiva, che pubblichiamo di seguito.

Relazione introduttiva al pdl sulle unioni civili

La Repubblica di San Marino, come tutti i paesi occidentali, sta vivendo una profonda trasformazione sociale. Una trasformazione che mette al centro dei legami interpersonali gli affetti in tutte le loro sfumature e specificità. Gli affetti rappresentano, infatti, la forza gravitazionale che spinge le persone a creare forme di convivenza anche quando ciò non sia espressamente riconosciuto dalla legge. Sono state le coppie omosessuali a mostrare nel modo più eclatante questa esigenza, ma anche le coppie eterosessuali sempre più spesso vivono i propri legami in un modo non previsto dalla legge, e quindi, di fatto, in assenza di qualsiasi tutela. In tutti i grandi paesi in cui la libertà e la cultura sociale sono dei valori fondamentali sono state istituite forme di riconoscimento di queste unioni, per dare a ogni cittadino e cittadina tutele e stabilità, diritti e doveri.

La presente proposta di legge di iniziativa popolare intende introdurre nell’ordinamento sammarinese norme che riconoscano le unioni civili, sia eterosessuali che omosessuali, come forma di consolidamento sociale e di istituzione di reciproci diritti e doveri. Queste norme sono intese come uno strumento di gestione della vita in comune, che vada a regolamentare i rapporti tra i conviventi stessi e tra di essi e lo Stato.

Tradizione libertaria e necessità di integrazioni

In forza del portato di libertà della nostra storia millenaria molti cittadini e cittadine, sulla base dei legami e degli affetti, creano dei nuclei sociali fondati sulla convivenza, nuclei vissuti come “familiari”. Questa situazione è già in parte accettata dall’attuale legislazione che, trascorsi quindici anni, equipara la libera convivenza eterosessuale al matrimonio, anche se solo per alcuni aspetti. La legge esistente perciò attribuisce valore alla convivenza e ne incentiva la stabilità, riconoscendola sostanzialmente come matrimonio “in potenza” che si realizza nel tempo. In questo senso la Repubblica si è dotata di aspetti normativi originali e avanzati nel panorama mondiale.

Questa modalità di riconoscimento, tuttavia, mostra delle carenze in quanto – fintantoché i diritti matrimoniali non vengono maturati – la coppia coinvolta gode di una tutela limitata da parte dello Stato, e questo è in contrasto col valore attribuito alla stabilità della convivenza e ai doveri di uno Stato che sostenga i propri cittadini. La realtà delle coppie non coniugate che convivono stabilmente, con o senza prole, si sta affermando in misura sempre crescente anche a San Marino, ma rimane ancora priva di una disciplina organica; anzi, come notano anche recenti studi, nell’ordinamento sammarinese si è accumulato un complesso di norme che risultano eterogenee e disorganiche.

Lo Stato dalla parte delle parti deboli

Obblighi e tutele reciproci sono ancora più importanti nei momenti di difficoltà: qualora uno dei due componenti della coppia dovesse venire a mancare o fosse impossibilitato a prendere decisioni per sé, l’altra parte della coppia dovrebbe avere il dovere e il diritto di prendersene cura e di mantenere la continuità parentale. Si tratta di quegli elementari presìdi legali che uno Stato deve porre in atto per sostenere i propri cittadini e cittadine che si vengano a trovare in situazioni di fragilità imprevista.

Le coppie omosessuali e la situazione internazionale

Da decenni ormai si sta affermando in tutti gli Stati occidentali un’altra importante evoluzione sociale, quella del riconoscimento legale delle coppie omosessuali attraverso lo strumento delle “unioni civili”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe omosessuale dal 5 al 10% della popolazione mondiale; a San Marino, quindi, le persone potenzialmente interessate sono dalle 1.700 alle 3.300. La prima forma di riconoscimento legale delle coppie omosessuali venne istituita in Danimarca nel 1989 (la “registreret partnerskab”) e, da allora, decine di Stati hanno seguito la stessa strada. In molti Paesi è in vigore il matrimonio egualitario, ma noi siamo convinti che sia prioritario dare tutele anche alle coppie eterosessuali che per le più diverse ragioni non ritengano di volersi ancora sposare. In un contesto internazionale globalizzato, di grande mobilità, è necessario pensare anche ai numerosissimi cittadini sammarinesi residenti all’estero. Nel caso volessero tornare a risiedere in Repubblica, costoro vorrebbero trovare nella propria terra gli stessi diritti di cui godono nel luogo in cui vivono, ma l’attuale lacuna legislativa potrebbe in molti casi rendere difficile anche solo pensare a un ritorno in patria

Conclusione

L’esperienza pluriennale di decine di Paesi nel mondo è che le unioni civili hanno prodotto miglioramenti generalizzati alla società, senza comprometterne gli aspetti storici e tradizionali, anzi, per certi versi, valorizzandoli. Il Comitato promotore ritiene, pertanto, che una legge sulle Unioni Civili rappresenti un passo importante per San Marino, che potrebbe contribuire al benessere e alla sicurezza dei suoi cittadini ovunque essi vivano, e che permetterebbe alla Repubblica di inserirsi a pieno titolo, e anzi in una posizione avanzata, nel contesto internazionale dei paesi che tutelano e promuovono i diritti civili.

 

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