Politica

Operazione Titoli: il nuovo esposto di DIM

San Marino. Si presentano in tantissimi: una delle conferenze più affollate della storia. Il messaggio è chiaro: siamo troppi, non potrete colpirci tutti. Già, perché una lettera minatoria è stata consegnata ad un esponente di Rete direttamente in aula consiliare, a mano. E così, venerdì 24 novembre, alle 13, si presentano in blocco, davanti alle telecamere: le prime file, le seconde, le terze e quelli che non sono presenti, sono comunque compatti dietro a loro.

L’affondo è preciso come una stoccata di fioretto, diretto contro l’operazione titoli che Banca Centrale avrebbe acquistato in cambio di titoli spazzatura. DIM aveva già presentato un esposto in tribunale e da qui era scaturita l’indagine da cui, in sequenza, è conseguita una serie di fatti che sono cronaca di questi giorni: la perquisizione in casa di Savorelli, le dimissioni di Capuano, le dimissioni dalla Commissione Giustizia.

Insomma, il filo rosso che lega tutto è la questione titoli. Il sospetto che ci fosse qualcosa di strano è venuto all’epoca dei decreti cosiddetti salva banche. L’11 luglio il governo emette il famoso decreto 79 che esautora FONDISS dai suoi poteri di gestione delle risorse, per trasferirli a Banca Centrale, la quale può collocare i fondi nelle banche sammarinesi. Il 21 luglio il decreto 79 viene abrogato e sostituito con il decreto 87, il quale a sua volta viene sostituito nel mese di agosto con un altro decreto con cui il governo stabilisce la garanzia dello Stato sui fondi pensione.

Il dubbio è che nella finestra di tempo tra l’11 e il 21 luglio, sia avvenuta la famosa operazione titoli. Si parla di 50 milioni di contributi versati dai lavoratori: volatilizzati. Di qui l’esposto in tribunale, da cui è scaturito tutto il resto. Il 15 novembre scorso, un secondo esposto per fare luce su cosa sia avvenuto in quei dieci giorni di luglio, quando il decreto non era ancora ratificato ma pienamente in vigore

Emanuele Santi e Elena Tonnini ricostruiscono la cronologia e spiegano che, a fine agosto, viene presentata un’interpellanza per conoscere l’entità del portafoglio di Banca Centrale e la sua evoluzione. L’interpellanza non ha ancora avuto risposta. Però è successo tutto il resto.

DIM chiede chiarezza, anche in Consiglio, ma si preferisce parlare di altro. Ciavatta fa l’affondo: “Numerosi consiglieri hanno mentito sapendo di mentire.” Spiega infatti che la perquisizione non è un atto segreto e l’agente di polizia giudiziaria che l’ha eseguito, ha prodotto un report molto preciso di tutte le azioni eseguite, compresi i preavvisi a Capuano, agli avvocati e ai testimoni. Tra l’altro, la foresteria di Banca Centrale non poteva essere abitata da Capuano, che non ha permesse di soggiorno. Quindi, a tutti gli effetti, era ancora l’abitazione dell’ex dg Savorelli, che ha firmato l’operazione titoli. Adesso il governo attacca Banca Centrale e fa un esposto contro la Magistratura. Di qui le dimissioni dei tre membri di opposizione della Commissione di Giustizia, perché ci sono pressioni politiche che ledono l’autonomia della magistratura.

Precisano anche che in aula “non sono state rivelate cose coperte dal vincolo di riservatezza.”

E siccome in tanti hanno preferito guardare il dito piuttosto che la luna, il messaggio finale è stato chiarissimo: “Se vogliono creare lo scandalo, ci troveranno pronti. Siamo disposti ad andare fino in fondo in tutte le sedi, nell’interesse della Repubblica”.

Giochi del Titano