Morganti sulla spesa pubblica per scampare il default
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Giuseppe Maria Morganti, classe 1955, da un anno capogruppo in Consiglio Grande e Generale di “Sinistra Socialista Democratica” (SSD). Ministro alla Cultura nel Governo DC, socialisti e democratici sino alle ultime elezioni. Una vita dentro i partiti della sinistra sammarinese, Capitano Reggente dall’ottobre 2002 all’aprile 2003. SSD fa parte della coalizione “adesso.sm”, composta da “Civico 10”,“Repubblica Futura” e “Sinistra Socialista Democratica”, vincitrice al ballottaggio del 4 dicembre 2016. Al voto del 20 novembre 2016 SSD prese 2.352 voti (pari al 12,11%), primo partito della coalizione “adesso.sm” che prese complessivamente 6.106 voti pari al 31,43% dei votanti.
Al ballottaggio la coalizione “adesso.sm” vinse, ribaltando ogni pronostico, contro la coalizione “San Marino prima di tutto” composta da DCS, PSD, SAM, PS.: 9.482 voti (57,92%) contro 6.889 voti (42,09%). I 60 consiglieri del Consiglio Grande e Generale sono così stati assegnati: 35 alla coalizione “adesso.sm”, 16 alla coalizione “San Marino prima di tutto” e 9 alla terza coalizione “Democrazia in movimento” (il gruppo della “Rete”).
Morganti, ad un anno dalle elezioni vinte dalla coalizione “adesso.sm”, può dare un giudizio obbiettivo sull’azione di governo fin qui svolta? Lei conosce benissimo le pesanti critiche che vi vengono mosse. Provi a difendere l’operato di governo della coalizione.
«La strada verso la trasparenza avviata con determinazione nel 2012 con la scelta unilaterale della Repubblica di San Marino di aderire allo scambio di informazioni fiscali, si è concretizzata nel 2015 con l’adesione (fra i primi Paesi al Mondo, gruppo degli ‘Early Adopter’) alle regole dello scambio automatico delle informazioni bancarie e finanziarie. Una svolta che ha spezzato definitivamente ogni legame con un passato non certo edificante che ha creato danni incalcolabili al sistema sociale, economico e politico del Piccolo Stato. Una rivoluzione che ha prodotto un bel po’ di macerie, ma che rappresenta la base finalmente solida per costruire un futuro basato sul lavoro e l’intelligenza delle persone. L’attuale governo ha gestito la fase più complessa di questo cambiamento, quella che ha messo a nudo i problemi veri e oggettivi del sistema bancario. Lo ha fatto con grande determinazione e coraggio, generando però i presupposti per iniziare finalmente a ricostruire. Oggi sappiamo con certezza quali sono le esigenze generali di ricapitalizzazione del sistema bancario, la principale banca è stata resa pubblica, lo Stato si è impegnato in prima persona a sostenere l’ingente impegno finanziario. Con la prima trance di ricapitalizzazione di Cassa di Risparmio per oltre 70 milioni di euroe l’assorbimento degli attivi e dei passivi di Asset Banca, abbiamo avviato il progetto di ricostruzione. Ora stiamo dicendo ai sammarinesi come faremo a sostenere i consistenti oneri derivanti dal debito pubblico col quale per la prima volta San Marino si trova a fare i conti, e lo faremo sulla base di un ferreo principio di equità, anche intergenerazionale, con interventi sulla spesa corrente dello Stato, di cui gli stipendi sono la voce più significativa, sui redditi da pensione, sui patrimoni e sui redditi più alti. Siamo certi che i cittadini abbiano capito il rischio causato da politiche scellerate del passato(di cui non è responsabile solo il mondo politico, ma anche quello economico e professionale). Il sacrificio che oggi è necessario creerà le condizioni per la ripartenza».
San Marino è a rischio default? In Italia corrono voci bruttissime sulla vostra situazione economica: fuga di capitali, costi eccessivi della macchina Stato, incapacità di tutelare le vere imprese economiche, mancanza di progetti credibili per il rilancio dell’economia sammarinese. E’ così grave la situazione?
«Non più grave di quella di altri Paesi europei, Italia compresa, ma il fatto di non essere Paese membro della Ue ci impedisce di accedere ai programmi di finanziamento a costo zero, di cui invece possono godere i sistemi comunitari. La fiducia dei cittadini è stata messa a dura prova e notevoli capitali dei sammarinesi hanno trovato casa nelle vicine banche italiane. Grazie ad uno scudorecentemente varato, ma sopratutto ai segnali di stabilità che si stanno manifestando, lentamente la tendenza si sta invertendo. La buona risposta che gli ex correntisti di Asset banca stanno dando mantenendo i propri risparmi in Cassa di Risparmio, rappresenta un segnale fortissimo e positivo per tutto il sistema. Lo Stato infine sta prendendo in esame forme di finanziamento da parte di organi internazionali sottoponendo ad essi progetti concreti sia di riforme strutturali che di investimento in infrastrutture, e le risposte sono tutte positive. Nei momenti critici bisogna avere il coraggio di rilanciare gli investimenti, questo è il nostro prossimo obiettivo».
E’ dal sistema bancario e dai “pastrocchi” combinati dalle vostre banche che la credibilità sammarinese in Italia e in Europa sta travolgendo la vostra situazione finanziaria. Come sta veramente la situazione oggi?
«I ‘pastrocchi’ delle banche sammarinesi sono simili a quelli di molte consorelle estere, purtroppo noi ci siamo trovati con circa 2 miliardi di Npl, dovuti alla crisi, alla controversa vicenda Delta el’esproprio a Cassa di Risparmio di questa realtà di credito al consumo che aveva conquistato i primi posti sul mercato italiano, e sicuramente a incapacità di gestione dei management. Sulle prime due cause non è possibile intervenire, sulla terza l’azione portata avanti dalla nostra Banca Centrale è già stata determinante e ora sono in corso, dopo una Asset Quality Review certificata, i piani di rafforzamento delle procedure e di ricapitalizzazione anche nei quattro istituti bancari privati.Dopo qualche timore per il rigore nell’applicazione delle regole di Basilea, ora la situazione si è normalizzata e le banche si stanno attrezzando per rispondere con efficacia. Ci saranno sacrifici anche qui, ma la ripartenza è assicurata».
Ma è possibile che tutte le magagne finanziarie italiane, europee e del mondo finiscano per passare da San Marino? Quello che abbiamo letto in questi mesi nel corso dei processi ai maggiori responsabili politici sammarinesi degli ultimi decenni sarebbe una vergogna nazionale per un qualsiasi paese del mondo. Cosa dobbiamo ancora aspettarci dai processi in corso?
«Quando un sistema di potere crede di essere intoccabile significa che da quell’istante ne è iniziato il declino. Crollati sono l’impero romano e sovietico, figuriamoci se non si poteva fare altrettanto nella piccola San Marino. Come negli altri casi nella storia, le cause del crollo risiedono nella decadenza morale generata dalla ricchezza facile, la cosa importante sono però gli anticorpi. San Marino ha prodotto questi anticorpi e curato la malattia. Il fisico è un po’ debilitato, ma pronto a recuperare in pieno la propria salute. Gli anticorpi sono infatti molto vivi e attenti ed ora le indagini partono sempre dalla stessa capacità della Repubblica di mettere a nudo eventuali distorsioni probabilmente prima e meglio di quanto riescano a fare altri Stati. Di certo i tempi di risposta alle rogatorie sono nettamente inferiori rispetto alle risposte che arrivano dall’Italia, ma anche dalla Svizzera. Tribunale, forze investigative, uffici di collegamento per lo scambio delle informazioni agiscono in piena autonomia e con un grado di autorevolezza molto elevato sia all’interno del Paese che all’esterno».
Il Governo, le forze politiche di maggioranza e di opposizione, non ritengono ormai matura la decisione di aderire all’Unione europea e diventare un “paese normale” di questa grande comunità?
«Questo è il sogno che perseguo da vent’anni. C’è stato anche un referendum che abbiamo vinto in termini di voti, che però non sono stati sufficienti a raggiungere il quorum necessario a rendere operativa la decisione. L’adesione all’Europa comporta un adeguamento agli standard che nel campo fiscale e dell’antiriciclaggio San Marino ha già fatto con tutti gli oneri che ciò comporta, ma non essere nel mercato unico impedisce alle imprese, ai giovani, ai professionisti di cogliere le grandi opportunità che la Ue offre. Ora c’è in atto un processo che porterà ad un accordo di associazione che rappresenta un grande passo in avanti, ma esclude la possibilità di portare il nostro contributo alle istituzioni politiche. Come stiamo facendo nel Consiglio d’Europa, posso assicurare che la Ue ne potrebbe beneficiare. Lo dico senza orgoglio, ma il progetto europeo se non viene rilanciato sul fronte dei valori del dialogo fra pari e del welfare, è destinato ad allontanarsi sempre più dal consenso dei propri cittadini con conseguenze che non riusciamo a prevedere».
E invece, una cosa bella che sta succedendo a San Marino? Troppe volte i disastri, le preoccupazioni nascondono agli occhi della gente anche cose positive…
«L’idea che nacque nel 1980 di creare una Università partendo dalla più prestigiosa Scuola di Studi Storici che l’Europa conosca (che richiama studenti da ogni parte del mondo, diretta oggi da Luciano Canfora) ha reso solide le basi su cui progettare lo sviluppo successivo. Dopo un periodo di sedimentazione strutturale e la scelta intelligente di destinare agli studi accademici il più prestigioso monumento esistente in Repubblica, l’antico convento di Santa Chiara, nel 2015 abbiamo approvato la riforma dell’Università e nominato i nuovi organi gestionali, fra cui un Rettore, autorevole, capace e appassionato. Oggi l’Università sta incrementando i propri studenti che arrivano a San Marino(nonostante tasse di iscrizione più elevate), ma sopratutto sta diventando un motore dello sviluppo scientifico e economico. Ecco una cosa veramente ‘bella’ capace di unire l’intelligenza alle risorse messe a disposizione dalla autonomia statuale. Un esempio che mi auguro possa essere seguito anche in altri campi».
Sinistra Socialista Democratica terrà il suo Congresso di fondazione venerdì 17 e sabato 18 novembre presso la sala ‘Titano’ del Palazzo dei Congressi.
“L’assise congressuale – si legge nella presentazione – ha il compito di far nascere un partito strutturato, approvando lo Statuto e nominando la Direzione, il Presidente e il Segretario. Di certo l’occasione verrà colta per fare il punto sulle politiche messe in atto in questo primo anno di attività, ma soprattutto per affrontare la sfida più importante, quella di contribuire a definire i canoni futuri dei rapporti sociali ed economici della Repubblica”.