Montegiardino, Acquaviva e il blackout di comunicabilità del governo
San Marino. Una serata inquietante quella tenutasi mercoledì scorso a Montegiardino, per discutere dell’antenna, che, in base al progetto del Governo, verrebbe costruita nel giardino di villa Filippi, restaurata e ora sede dell’Università di San Marino e dell’Istituto Confucio. Partecipi all’incontro il Segretario con delega alle telecomunicazioni Andrea Zafferani e il Segretario alla Sanità Franco Santi.
Un Capitano di Castello che invita i cittadini a confrontarsi con membri di Governo e tecnici su un tema molto discusso e da tempo all’attenzione del paese, praticamente a cose fatte: Si scusa il Capitano, come uno studente che non ha svolto un suo compito. Non ha mai sentito parlare di antenne? Mai saputo che una verrà costruita nel Castello che istituzionalmente rappresenta? Ma il fatto passa quasi inosservato, quale leggerezza di poco conto. Qualcuno che si trova fra i cittadini, censura bruscamente chi azzarda sottovoce qualche breve battuta di disapprovazione ed esplode in seguito nella frase “non siete a casa vostra”, evidentemente diretta ai cittadini venuti da altri Castelli per portare solidarietà. Fortunatamente dal dibattito che seguirà emerge che ci sono cittadini che apprezzano la solidarietà: sono i cittadini del costituito gruppo “Giù le antenne da Montegiardino”
Il gioco è chiaro: “divide et impera” ovvero “dividi e comanda”. È esattamente quello che sta facendo l’attuale Governo, portando avanti il suo progetto un po’ alla volta, Castello dopo Castello, favorendone alcuni e condannandone altri, ad esempio Gualdicciolo, che, pur subendo già varie forme di inquinamento e degrado ambientale, si vedrà costruire una delle prime quattro antenne, vicinissima al centro abitato. Alcuni Castelli potranno invece vantare impianti alternativi più avanzati e altri potrebbero non avere affatto una delle 22 antenne previste, se non risultasse necessaria. Molto si sarebbe potuto fare invece se i Castelli avessero affrontato insieme la questione. A cominciare da un approfondimento sui danni alla salute, tema peraltro al centro delle preoccupazioni espresse dai cittadini di Montegiardino nell’assemblea pubblica di mercoledì scorso. Non appare infatti sufficiente garantire da qualsiasi rischio per la salute sulla base del semplice rispetto dei limiti previsti per legge. Esistono infatti studi epidemiologici condotti da insigni esperti e relativi gruppi di ricerca, secondo i quali anche molto al di sotto dei limiti previsti dalle leggi vigenti in materia, ci sono rischi per la salute, specie dei bambini. Non è possibile evidentemente riferire qui, per ragioni di spazio, su questi studi, si sarebbe voluto farlo in altre sedi, ma non è stato possibile .Ci si limita a riportare la dichiarazione significativa di Guido Santonocito ( WW F Italia ): “Il legame fra elettrosmog e leucemia è noto da oltre vent’anni in Italia, la normativa vigente fissa limiti inadeguati, ben cinquecento volte superiori alle indicazioni scientifiche”
Inoltre, chi garantisce che siano effettuati i necessari controlli, al fine di intervenire in caso di eventuali sforamenti, visto come funzionano a San Marino i controlli in materia di inquinamento?
A Gualdicciolo e Montegiardino non verrà rispettato neppure il principio di precauzione che raccomanda di non costruire impianti a rischio per la salute in prossimità di centri abitati.
Purtroppo il tempo perduto non gioca a favore dei cittadini e pertanto un ulteriore danno si aggiungerà se, come sembra ormai certo, il progetto sarà realizzato. Si tratta di un danno “esistenziale”, troppo spesso trascurato, ma non per questo meno importante, un danno che si insinuerà nella vita quotidiana delle persone, specie quelle più sensibili, impedendo loro di sentirsi sicure e protette in un bene prezioso quale la salute, persino in casa loro, persino durante l’abituale passeggiata lungo una pista ciclabile che passa vicino
a un’antenna.
La presentazione del progetto antenne come finalizzato a limitare i danni da cellulare trascura inoltre un altro aspetto importante, relativo alla libertà personale. Infatti, se è vero che oggi quasi tutti posseggono un telefonino, è anche vero che molti non considerano fondamentale che la comunicazione funzioni alla perfezione, altri lo usano con parsimonia e pochi non lo posseggono affatto. E allora perché sottoporre questi cittadini ai rischi di una stazione radio-base? In una democrazia anche le minoranze vanno rispettate, altrimenti si rischia di imporre “il pensiero unico”
Una serata, quella di mercoledì scorso, al limite dell’incomunicabilità, durante la quale il confronto ha registrato momenti di vero blackout comunicativo, per il fatto che politici e tecnici da un lato e cittadini dall’altro .non si sono parlati o ascoltati. Un confronto condotto, fra l’altro, sul filo di un’ambiguità di fondo fra ruolo dei politici e ruolo dei tecnici.
Un gruppo di cittadini del Castello di Acquaviva