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Consiglio Direttivo CSU su banche e legge sviluppo

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San Marino. Solo il lavoro può far ripartire San Marino. La crisi del sistema bancario, che sta paralizzando il paese e su cui sono concentrate gran parte delle attenzioni del mondo politico e dell’opinione pubblica, non deve distogliere dall’impegno per rilanciare l’intera economia sammarinese, a partire dalla necessità di attirare nuovi investitori che sappiano creare i necessari posti di lavoro. È uno dei messaggi di fondo emersi oggi nella riunione congiunta dei Direttivi di CSdL e CDLS (Consiglio Direttivo Unitario).

La stessa crisi del sistema bancario, che resta estremamente complicata e carica di incertezze, è stata affrontata nel dibattito, in primo luogo ripercorrendo le tappe che hanno portato all’accordo tra CSU e Congresso di Stato dello scorso 20 luglio. Un accordo nato dalla necessità di correggere e superare i tre decreti sul sistema bancario emessi dal Congresso di Stato, n. 78, 79 e 80, fortemente contestati dalla CSU per i suoi contenuti inaccettabili. Solo per ricordarne uno, l’esautoramento delle funzioni del Comitato gestore di Fondiss, per affidare la gestione delle risorse del secondo pilastro previdenziale a Banca Centrale.

Lo stesso accordo è stato più volte disatteso dal Congresso di Stato, come ha dimostrato tra l’altro la vicenda del decreto n. 87, emesso al posto del contestato decreto n. 79, il quale è stato posto in ratifica nella sessione consiliare di agosto. Ciò contrariamente a quanto sottoscritto nell’accordo, il quale disponeva che il nuovo provvedimento non doveva essere sottoposto a ratifica e non dovevano essere emanati i relativi decreti fino a quando, fra le parti, non si fossero condivisi i criteri generali per la conversione del credito d’imposta in titoli del debito pubblico. Cosa che, ovviamente, non è successa.

Lo stesso Decreto n. 87 aveva riportato la gestione delle risorse del secondo pilastro al Comitato gestore di Fondiss. Ma lo stesso Comitato gestore, formato in larga maggioranza da esponenti del mondo politico, nei giorni scorsi ha deliberato – con il voto contrario delle organizzazioni sindacali e datoriali, le quali tutte insieme possono esprimere un solo voto – di assegnare la gestione delle risorse del secondo pilastro, pari a 46 milioni di euro, sempre a Banca Centrale, fino a giugno 2018. Gli eventi sono andati in direzione diversa dall’accordo del 20 luglio…

Anche gli incontri e i tavoli di confronto successivi al protocollo di intesa, peraltro molto affollati, sono stati per lo più delle comunicazioni sulle intenzioni e sulle scelte dell’Esecutivo, piuttosto che delle occasioni per cercare il contributo delle parti. Ma senza il coinvolgimento e senza la partecipazione delle parti sociali, dalla crisi del sistema bancario non si esce, ha ribadito il Direttivo CSU.

Uno degli obiettivo prioritari della CSU, è la difesa dei fondi pensione, come noto investiti nelle banche sammarinesi. In tal senso, per la CSU devono essere vincolanti i contenuti del protocollo d’intesa, che stabiliscono che le risorse del fondo pensioni possano essere in parte eventualmente utilizzate per dare sostegno al sistema bancario solo in maniera concertata con le organizzazioni sindacali e mai in modo unilaterale, con l’impegno in ogni caso di sottoporre a referendum tra i lavoratori qualunque scelta.

Circa il passaggio di Asset Banca in Cassa di Risparmio, dal punto di vista della tutela dei lavoratori, per la CSU la priorità è la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, in condizioni di pari dignità, come ribadito anche nell’incontro dei giorni scorsi con i gruppi consiliari. La CSU è disponibile a confrontarsi sul piano industriale di Cassa di Risparmio, elaborato dal precedente Consiglio di Amministrazione, per definire al meglio i diversi aspetti del percorso che dovrà affrontare questo Istituto di Credito.

Il Direttivo si è poi soffermato sul progetto di legge sullo sviluppo, che viene discusso e votato proprio in questi giorni in Consiglio. Un provvedimento che presenta alcune importanti criticità, ad iniziare dalla completa liberalizzazione del mercato del lavoro, sia dei lavoratori residenti, sia dei lavoratori frontalieri. Per la CSU in un mercato piccolo come quello sammarinese deve sussistere un filtro in entrata per tutelate il diritto al lavoro dei cittadini residenti. L’aggravio del 4,5% per le imprese per l’assunzione di frontalieri, verosimilmente verrà fatto scontare agli stessi lavoratori.

Altri contenuti critici e preoccupanti sono gli incentivi alla contrattazione di secondo livello e la defiscalizzazione degli straordinari; veri e propri interventi a gamba tesa da parte di un soggetto terzo nella libera contrattazione tra lavoratori e imprese. La contrattazione di secondo livello, già sperimentata in passato a San Marino, rischia di indebolire la contrattazione collettiva, ed ha dimostrato di non funzionare, proprio per le piccole dimensioni della quasi totalità delle aziende sammarinesi, nelle quali il potere contrattuale dei propri dipendenti è molto relativo.

La contrattazione collettiva nazionale, invece, è un valore che per la CSU va assolutamente consolidato e rafforzato, per il suo carattere di solidarietà e di tutela dei soggetti più deboli, in quanto consente di mettere sullo stesso piano e di garantire gli stessi trattamenti normativi ed economici a tutti i lavoratori del settore, indipendentemente dalla loro forza contrattuale.

Il Direttivo ha deciso la convocazione, nelle prossime settimane, dell’Attivo unitario dei Quadri, per estendere il dibattito ai rappresentanti sindacali. Sono allo studio anche altre iniziative.

CSU