Carisp in ginocchio… ma non preoccupatevi, arrivano gli arabi
San Marino. Sconcerta l’analisi del piano industriale presentato dal Presidente Romito e dal CdA “dimissionato” di Carisp, che senza mezzi termini propone l’accorpamento di Asset Banca in Cassa di Risparmio, ma finisce per mettere in ginocchio l’istituto più grande della Repubblica, con circa 50 dipendenti licenziati e il dimezzamento delle filiali rispetto alle attuali. Un’operazione condotta da un CdA quasi completamente estero e, costato a Carisp quasi 1 milione di euro, considerando tutte le consulenze attivate, che nulla ha di innovativo rispetto alle indicazioni che da anni ci vengono dal Fondo Monetario Internazionale.
Il Fondo Monetario Internazionale, infatti, tra le possibili soluzioni aveva già indicato a San Marino anche il ridimensionamento di Carisp, sia in termini di licenziamenti che di chiusura di filiali, per riportare la banca a fare utili. La Democrazia Cristiana, in maniera condivisa con gli alleati di governo di allora e con tutti gli attori sociali, hanno sempre respinto tali indicazioni come non utili per San Marino, operando per il recupero dei crediti Delta e percorrendo strade alternative che portavano la banca verso il pareggio di bilancio.
Come allora vi erano soluzioni diverse, più utili al Paese, anche oggi ribadiamo che vi sono alternative alla mega-svalutazione dei crediti Delta e al licenziamento che peserà su 50 famiglie.
Certo, un governo incapace non poteva che nominare un gruppetto di “soggetti” che, nascondendosi dietro alle raccomandazioni del FMI e alla “manleva” concessa dallo stesso governo, attuasse lo strumento della ghigliottina, attraverso un piano “campato in aria”, senza porsi il problema delle conseguenze di una tale scelta sul piano sociale, sia per il dramma umano delle persone che saranno “tagliate fuori” e resteranno senza lavoro, sia per il costo economico che ricadrà sul Paese.
Oltre a ciò, il PDCS non può non evidenziare ancora una volta, il susseguirsi di nuove evoluzioni, senza prima aver ripristinato le normali condizioni di garanzia per il sistema.
A questo proposito, poniamo alla cittadinanza questa domanda: secondo voi è normale che, in un Paese che ha una banca commissariata, un’altra in difficoltà con un piano di riduzione da attuare, un’AQR non ancora consolidata, relazioni internazionali sul piano bancario non attuate, questioni aperte in Tribunale riguardante istituti di credito, arrivino nuovi investitori internazionali, senza alcuna ponderazione da parte del governo – che si è assunto anche le responsabilità che erano in capo a BCSM – degli effetti che ciò potrà avere sugli equilibri interni al nostro sistema?
Considerando che fino ad oggi la maggioranza ed il governo hanno accusato la Democrazia Cristiana di “complottismo”, sennonché poi i fatti hanno dimostrato che quanto abbiamo detto finora corrispondeva alla verità, lasciateci esprimere un’altra preoccupazione: considerando, il grande problema di liquidità attuale di tutto il sistema bancario, causato dalla gestione assurda di tutta la situazione, non sarà l’ennesima “coincidenza” l’arrivo di “nuovi amici arabi”, attraverso Banca CIS?
Quel che è certo, è che il costo degli errori fatti per il dilettantismo che ha contraddistinto questi ultimi 8 mesi, compresi gli interessi che dovremo pagare per reperire tali fondi, cadranno su tutti noi cittadini.
Da tempo ribadiamo che ci sono soluzioni alternative per salvare il sistema bancario. Da più parti, ed ora anche da alcune parti della maggioranza, viene questa richiesta. La Democrazia Cristiana conferma la propria disponibilità al confronto, purché vengano fermate tutte le evoluzioni in atto e cambiare la rotta, per far ripartire davvero l’intero sistema, sulla base di “paletti” concordati e soluzioni condivise.
PDCS