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Decreti salva banche: a quanto fanno salire il debito dello Stato?

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San Marino. Sarà una settimana da segnare nei libri di storia del futuro: un governo che si gioca il tutto per tutto con tre passaggi politici cruciali: la mozione di sfiducia a Celli, la ratifica dei decreti salva banche, la legge di assestamento del bilancio. Tutti, in qualche maniera, investono lo stesso progetto di razionalizzazione del sistema, iniziato ormai tempo fa e promesso dal governo già dal suo ingresso.  Solo la mozione di sfiducia, forse, non era attesa dal governo, anche se appare come il suo inevitabile corollario.

A farla da padrone, nei giorni scorsi, sono stati i numeri. Che a ben vedere, però, non sembrano affatto completi. Specialmente sull’entità del debito che lo Stato va accollandosi nel perseguire l’operazione della razionalizzazione del sistema bancario.

Si è parlato di 150 milioni, dovuti alla trasformazione del credito di imposta in titoli di debito pubblico. Senza alcuna contropartita per lo Stato. La disposizione è contenuta nel decreto n.79, che il governo ha appena deciso di non portare a ratifica. Ma rimane esecutivo. Ci sono tre mesi di tempo prima della scadenza, se nel frattempo non viene portato in Consiglio. E intanto, cosa succederà? Ci sarà un ripensamento, qualche modifica, o semplicemente l’attesa che si calmino un po’ le acque?

E ancora. Si è detto che i 4000 clienti Asset sono tutti tutelati: i 3mila che hanno fondi fino a 50mila euro potranno disporre del loro bene senza problemi; i mille che sono titolari di cifre superiori, vedranno trasformare l’eccedenza in “obbligazioni non subordinate” emesse da Cassa di Risparmio, scadenza a tre anni, con una remunerazione dell’1,5%.

Non sta a noi dire se sia giusto o meno, ma sta a noi chiedere: di che cifra totale parliamo? Non ce l’ha detto nessuno. Magari possiamo intuirlo, visto che sono stati “passati” alla gestione di Banca Centrale i 45 milioni di Fondiss, perché li immetta nel sistema. Una manovra d’imperio, che da sola basterebbe alla protesta.

Quindi, siamo a 150 più 45. E mancano ancora i 31 milioni dei fondi pensione spariti nel buco nero di Asset. Il governo ha dato la sua garanzia. Ma se nel bilancio non ci sono i soldi, con cosa sono garantiti?

Per noi che non siamo addentro ai sottili meccanismi dall’alta finanza, arriviamo a 226 milioni.

Quali conseguenze porterà questa manovra nel bilancio dello Stato? Il Segretario Celli, intervistato da RTV, candidamente ha detto di non saperlo.

E poi non si sa ancora quale cifra servirà per ricapitalizzare Cassa di Risparmio, che non solo ha un’ottantina di milioni di deficit nel suo bilancio, ma si è dovuta assorbire gli ammanchi di Asset (anche questi non sappiamo quanti siano) e per fare buon peso, tutti i dipendenti. Dicono una settantina. Un’altra voce che peserà molto sul prossimo bilancio.

Garantisce ancora lo Stato. Ma quale Stato: quello rappresentato da Celli e dai suoi colleghi di governo, o quello rappresentato dai cittadini?

I quali sono molto preoccupati da una serie infinita di decisioni estemporanee, prese nottetempo, confrontate a posteriori con i soggetti sociali e politici, e poi comunque portate avanti lo stesso.

E cosa succederà domani con la mozione di sfiducia al Segretario alle Finanze?

Niente!

Già perché la maggioranza ha i numeri per fronteggiare qualsiasi iniziativa istituzionale. Numeri che vengono da Consiglieri che, in parte, hanno una lunga militanza politica, pur sotto diverse bandiere, e sono rotti a tutte le battaglie; in parte sono giovani alla loro prima esperienza politica, reclutati per necessità di lista e arrivati fortunosamente in Consiglio, nelle commissioni, negli organismi internazionali, con venti voti, o poco più. E quando gli ricapita un’occasione simile? Tutti insieme voteranno compatti qualsiasi cosa il governo decida. Per questo non succederà niente.

  1. D. Ruggero

 

 

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