Ciavatta e Stefanelli rispondono a Belluzzi e Giovagnoli
San Marino. L’abbiamo compreso che chi vuole andarsene dal Psd è libero di farlo, ma chi ha esternato dichiarazioni a proposito di “fantasiosi contenitori” non siamo noi. Abbiamo comunque partecipato con passione al confronto interno senza considerare il nostro Partito un taxi, quindi proprio non ci va di imboccare la porta d’uscita e togliere il disturbo. Il Congresso fino a pochi giorni fa, ritenevate non servisse, siamo felici di apprendere il contrario a mezzo stampa. Chi doveva tenere il “timone” della nave, ha scambiato l’intraprendenza di coloro i quali cercavano di dare un contributo per arrivismo, condannando nella sostanza il Partito a sette mesi di inerzia, immobilismo ed apatia invocando nei fatti la restaurazione sui nomi prima di parlare di ogni altra cosa.
Non è un segreto constatare che alcune forze politiche sostengono che il Psd sia composto da una parte buona ed una meno, non sta a noi giudicare dove ci collochiamo, pur comprendendo le loro ragioni non ci soffermeremo su questo, non ci interessa; presumibilmente si riferiscono ai membri del nostro Partito incapaci di essere seri interlocutori ed assumere una posizione d’ascolto.
Va chiarito che non esiste una parte del Psd sponsor del Governo, che viva di rimpianti per occasioni perdute, o sia soddisfatta di come stia agendo la maggioranza tanto è vero che ne abbiamo criticato l’inadeguata comunicazione verso le forze di opposizione e verso la cittadinanza più e più volte, così come non abbiamo mai compreso il silenzio ostinato verso le istituzioni di Banca Centrale. Chi ha avuto il “timone” in questi mesi piuttosto, cosa ha trasmesso all’esterno?
Ci preme sottolineare quello che avete fatto per preparare il nostro III° Congresso: non avete fatto nulla. Servivano argomenti da mettere sul tavolo, c’era un percorso da seguire: un Congresso non è fatto solo di proclami dell’ultima ora.
Comunque meglio tardi che mai.
Si avverte l’esigenza di uno sviluppo economico, esistono le disuguaglianze sociali, esiste la questione europea. Temi che potevano essere oggetto di confronto interno, ma non è stato possibile farlo. Solo in questa nota alla vigilia di un Congresso, sentiamo parlare di welfare, integrazione sociale, politiche di sviluppo e vediamo questi temi fugacemente legati al contesto congressuale; sarebbe servito declinare meglio le nostre idee nei mesi scorsi.
Certo, è sicuramente necessario aprire una stagione di riflessione ed elaborazione politica a partire dal 22 luglio, compito primario che il nuovo gruppo dirigente dovrà sviluppare nell’interesse del Paese, ma a nessuno sfugge che avremmo potuto farlo anche in questi sei mesi.
Noi vogliamo un Partito che c’è quando serve, che ascolti i suoi Aderenti, e non lasci nessuno solo. La competizione va a toccare degli interessi consolidati è inevitabile, ma questo non deve dispiacere a nessuno, è un fatto sano.
Noi rispondiamo all’arroganza che ha spesso caratterizzato il confronto con il nostro rinnovato impegno, infatti oggi proponiamo regole chiare.
Abbiamo lavorato su nuovi concetti da inserire nel nostro statuto e codice etico, non un accozzaglia di regole, ma il contrario: un patto solenne, profondo, per noi inviolabile, stretto tra gli Aderenti dell’Organizzazione di cui vogliamo essere parte, con orgoglio.
Un Partito che con le nuove regole sappia tutelare le correnti al suo interno, come massima espressione della convivenza democratica, prevedendo adeguati strumenti procedurali, la tutela delle minoranze e l’ adozione di metodi di voto ponderato in proporzione alla consistenza del gruppo, qualora fosse necessario.
Un Partito orizzontale, che riconosca gli Aderenti come suo principale organo, la sua la linfa, la sua componente più fluida e dinamica, che li ascolti.
Un Partito nel quale il Segretario politico si assuma direttamente la responsabilità legale del Partito, come farebbe un buon padre di famiglia.
Un Partito che protegga i suoi Aderenti, e ciò nonostante non confonda garantismo con fiancheggiamento, ed abbia di conseguenza il coraggio di far decidere democraticamente ai suoi organismi se costituirsi o meno parte offesa nel procedimento penale in capo ad un aderente se fosse necessario, specialmente nel caso in cui l’interessato avesse ricoperto incarichi di vertice.
Se trattare promuovere questi temi vi è sembrato una perdita di tempo, come avete sostenuto in questi mesi ed affermato nella vostra nota di ieri, allora siamo felici che ci consideriate immaturi. Meglio immaturi che guasti o peggio.
Nicola Ciavatta – Daniele Stefanelli
Membri del Comitato per il III° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici