Pasquale Valentini replica a Celli
San Marino. Caro Segretario Celli, volare a Washington senza rispondere agli inquietanti interrogativi che in questo momento pendono sull’azione del Governo e della Banca Centrale in merito al sistema bancario, prendendosela con “i disastri” commessi dai governi precedenti, non è un bel segno di trasparenza e di autorevolezza. La “brutta eredità” dei Governi precedenti, di cui mi onoro di aver fatto parte, è quella di un Paese che dalla procedura rafforzata in cui l’Europa l’aveva collocato nel 2008 e dalla black list in cui l’aveva posto l’Italia, è stato portato ad essere considerato fra i Paesi più trasparenti e collaborativi in ambito europeo e un partner alla pari per la nazione italiana, fino a ritenerlo pronto per un processo di maggior integrazione europea attraverso il percorso di associazione all’UE, aperto nel 2015. Tutto questo è avvenuto grazie ad un lavoro d’intesa, come suggeriva anche il FMI, fra Governo, Banca Centrale, settore bancario e Magistratura, un’intesa che, pur tra difficoltà ed ostacoli, ha avviato quella trasformazione che ha modificato sostanzialmente l’accreditamento internazionale del Paese e che ora chiedeva di essere portata a compimento. Questo accadeva quando Lei, in diversa posizione politica rispetto a quella di oggi, interrogando il Governo e la Segreteria alle Finanze, poneva dubbi sulla legittimità di un percorso di trasparenza come quello intrapreso. Ma io, conscio del mio compito istituzionale, ho sempre risposto con la massima disponibilità, non solo perché non avevo niente da nascondere, ma anche perché ero convinto di poter dimostrare con i risultati che la strada intrapresa era quella che serviva al Paese. Ora invece è Lei che non vuole, o non può, rispondere quando chiediamo di conoscere cosa succede dentro Banca Centrale e nel settore bancario. Perché si tace su comportamenti che appaiono fuori dalle funzioni e dalle procedure stabilite, incrinando in tal modo la fiducia in organismi che dovrebbero essere posti a garanzia per tutti? Perché il lavoro messo in atto insieme al sistema bancario si è interrotto per avviarne un altro di cui non conosciamo le finalità e i contorni, e soprattutto perché, per giustificare questa inversione di rotta, il Governo e Banca Centrale devono usare in maniera deformata i numeri che riguardano il nostro sistema economico e finanziario (vedi anche intervista di ieri alla Stampa)? Purtroppo, al di là dei proclami circa il futuro roseo di un nuovo hub finanziario, la realtà è che questi primi mesi di gestione del nuovo Governo portano già i segnali di un riacutizzarsi della crisi e, cosa più preoccupante, un calo di fiducia nella stabilità del nostro sistema economico. Fatta salva la disponibilità a confrontarmi sui pericoli che ho delineato, caro Celli ribadisco che non si potrà continuare a giustificare tutto ciò con le “colpe” dei Governi precedenti.
Pasquale Valentini