Politica: nuove frontiere sociali a San Marino
La situazione politica della Repubblica di San Marino deve trovare una soluzione ai molteplici problemi che pesano sullo Stato. La speranza derivante dal ballottaggio amplifica la voglia di dare una risposta adeguata alle numerose situazioni lasciate in sospeso per troppo tempo. Queste criticità influiscono sull’andamento della vita quotidiana della popolazione. La crisi economica e l’occupazione non possono continuare a convivere, aumentando quel livello di guardia che ormai è fuori controllo. Servono decisioni determinate e condivise per conferire quel nuovo slancio capace di assicurare una robusta ripresa economica. «L’anno che si conclude è stato decisamente interlocutorio per la Repubblica di San Marino. La chiusura anticipata della legislatura, le elezioni della scorsa settimana, i referendum di primavera – commenta Elisabetta Righi Iwanejko, già Direttore Biblioteca di Stato e Beni Librari della Repubblica San Marino (1981-2010), già Console Generale del Principato di Monaco (1991-2005), attualmente Cavaliere dell’Ordine dei Grimaldi e Segretario Generale dell’Associazione San Marino-Italia – non hanno fornito alcuna soluzione ai problemi reali che attanagliano la nostra comunità. Il tanto declamato a parole, ignorato nei fatti, sistema Paese segna una preoccupante battuta d’arresto. L’inscindibile e antico legame con l’Italia deve essere rivitalizzato sul piano economico. Una partnership strategica tuttavia rimasta allo stadio iniziale del percorso di adeguamento alle normative internazionali in materia economica-finanziaria, come richiesto dalle varie organizzazioni Fmi-G20-Ocse-Moneyval-Greco. La definizione della questione dei frontalieri e la firma del trattato contro le doppie imposizioni del 13 giugno 2012, ottenuta anche grazie alla mediazione dei parlamentari italiani del circondario, dovevano finalizzare un’azione praticata su due paralleli ma con distinti livelli».
La cooperazione internazionale diventa un altro elemento su cui riflettere perché la Repubblica di San Marino deve aprire le sue frontiere al mondo. È necessario costruire una politica estera che sappia dialogare con tutti gli Stati per lavorare e condividere nuove frontiere economiche e sociali. Il XXI secolo lancia una sfida da perseguire con minuziosa attenzione per riuscire a completare quel processo di ammodernamento del Paese, con il quale inserirsi a pieno titolo nello scacchiere internazionale.
«È fondamentale rafforzare la cooperazione attraverso le normali relazioni diplomatiche tra Stati e sul piano commerciale – continua Elisabetta Righi Iwanejko – mediante il mondo imprenditoriale e le associazioni di categoria. Un’azione basata sul principio non negoziabile della salvaguardia della sovranità e delle specificità nazionali. Non opere di vetrina come il Parco Tecnologico, bensì un interscambio in grado di coinvolgere gli attori economici locali che hanno un’enorme potenzialità. Oltre alla trasparenza e alla garanzia degli investimenti occorre una semplificazione burocratica e l’esigenza di creare posti di lavoro sul territorio. Proposte avanzate da molte formazioni politiche che hanno partecipato alle recenti elezioni del 20 novembre 2016. Rimane il naturale interrogativo del perché tali provvedimenti non siano stati già varati. Infatti, partiti e liste, hanno cambiato denominazione ma erano in prevalenza rappresentate nelle ultime consiliature. Praticamente tutti dal 2006 hanno governato senza modificare il quadro economico-sociale. Si spera vivamente che lo schieramento che vincerà il ballottaggio il 4 dicembre 2016 agisca immediatamente. Una domenica in cui si svolgerà anche il referendum costituzionale italiano. Un evento che non avrà ricadute in ambito bilaterale. La Repubblica di San Marino seguirà con attenzione l’andamento dell’importante consultazione nello spirito della non interferenza e della non indifferenza. A prescindere dall’esito, si auspica che un’eventuale instabilità derivante non si rifletta sui rapporti tra Roma e il Titano».
Francesco Fravolini