Reddito minimo famigliare, la CSU chiede un incontro
I criteri di accesso al reddito minimo famigliare, intervento che dovrebbe andare a sostegno dei tanti cittadini in difficoltà a seguito degli effetti della pandemia da covid-19, sono da rivedere sostanzialmente, in quanto finora ne hanno beneficiato solo una ristretta cerchia di persone. Sono infatti molti i cittadini e i nuclei famigliari che si sono visti bocciare la domanda per questo intervento di sostegno, ma che tuttora versano in condizioni di difficoltà economica.
È con questo presupposto che la CSU ha inviato una lettera ai Segretari di Stato per le Finanze e per il Lavoro con la richiesta di un incontro in merito al decreto legge 21 aprile 2020 n. 63 (ratificato il 26 maggio con il DL/91), con il quale è stato istituito lo stesso reddito minimo famigliare.
Per la CSU occorre valutare “numericamente e politicamente l’impatto dell’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia sulla nostra economia, e in particolare i contraccolpi occupazionali sulle famiglie e sui singoli cittadini/lavoratori”.
Il tal senso le Confederazioni sindacali chiedono di esaminare il numero delle richieste di accesso a questo intervento di sostegno ai cittadini e alle famiglie più in difficoltà, sia quelle accolte che quelle respinte, con l’obiettivo di modificarne i criteri e permettere ad un numero maggiore di persone che ne hanno realmente necessità di poterne usufruire.
La CSU ha avanzato nei mesi scorsi ripetute richieste di modifica del Decreto, che sono rimaste inascoltate.