Economia e Lavoro

ANIS in merito all’istituzione del “Reddito di residenza”

Giochi del Titano

L’istituzione della misura assistenzialista cosiddetta “reddito di residenza”, avvenuta a sorpresa durante l’assestamento di bilancio di pochi giorni fa, ci lascia ancora sbalorditi e sempre più preoccupati, per ragioni sia di principio che, soprattutto, di sostenibilità. Perciò sentiamo la necessità di ritornare sul tema per evidenziarne la gravità.

Non possiamo accettare che si pensi alla elargizione di denaro pubblico come soluzione a problemi di disoccupazione. La prima reale soluzione, l’unica per cui abbia senso impegnarsi, è il lavoro!

Bisognerebbe favorire la creazione di nuove opportunità di impiego e lo sviluppo, attraverso: percorsi di riqualificazione delle competenze necessarie per diminuire ulteriormente il numero dei disoccupati perché possano costruirsi nuovamente e dignitosamente il proprio reddito; uno stimolo alla crescita delle imprese, rendendo più attrattivo il sistema paese.

Al contrario, questo sussidio mortifica le persone e le loro potenzialità rischiando di soffocare motivazione e proattività nella ricerca di una occupazione. Occupazione che peraltro già il nostro sistema economico può offrire, nonostante l’attuale fase di difficoltà.

Sul fronte della sostenibilità, nell’emanazione di qualsiasi provvedimento non si può prescindere dal contesto in cui viene attuato.

Il bilancio del nostro Stato langue, ha difficoltà enormi e il debito pubblico più alto mai registrato. È alle porte una riforma delle pensioni che chiederà ai lavoratori contributi più alti a fronte di prestazioni più basse. Che senso ha l’aver diminuito le pensioni e ridotto le prestazioni di un sistema sanitario che era il nostro fiore all’occhiello, per destinare risorse a progetti di assistenzialismo invece che a investimenti e sviluppo? Iniziative come queste sembrano solo spot elettorali non sostenibili. Sicuramente con meno fretta e un confronto reale, soprattutto con il mondo delle imprese, si sarebbero potuti costruire interventi più equilibrati e fondati su basi condivise. Invece ci ritroviamo davanti a un impianto normativo per noi inaccettabile, già preconfezionato e che lascia spazio solo a modifiche del tutto marginali.

Per la responsabilità che sentiamo forte nel nostro ruolo, riteniamo che si debbano affrontare le vere priorità e valorizzare il lavoro e l’economia reale sana con un progetto organico e serio, senza sprecare risorse.

L’assistenzialismo non va in questa direzione.

ANIS