Economia e Lavoro

Crisi banche e pensioni: soluzioni cercasi

10 aprile 2019.  Trasparenza. Garanzie. Soluzioni. Queste le coordinate dell’operazione-verità che da tempo i segretari CSU Giuliano Tamagnini e Gianluca Montanari hanno lanciato nel Paese e che hanno tenuto banco anche martedì sera nell’affollata conferenza pubblica dedicata all’intreccio tra crisi del sistema bancario e futuro dei fondi pensione. Ospiti della serata Roberto Giorgetti, capogruppo consigliare di Repubblica Futura, e Pasquale Valentini, consigliere della democrazia cristiana.

Prima di tutto i numeri della via crucis bancaria. Alla platea di oltre duecento persone che hanno gremito la sala del Castello di Domagnano, il segretario Tamagnini, attingendo ai dati di Banca Centrale, ha innanzitutto fornito un quadro dettagliato sul fragile stato di salute del sistema creditizio-finanziario.

Nell’arco di dieci anni (2008-2018) la raccolta bancaria è passata da 13miliardi e 800 milioni a 5,5 miliardi, il patrimonio netto da 1 miliardo e 200 milioni si è ridotto  328 milioni, mentre il volume dei fondi pensione è salito da 220 milioni a 507 milioni.

Numeri che, hanno sottolineato i segretari sindacali Tamagnini e Montanari, indicano  inequivocabilmente una doppia urgenza:“Mettere subito in sicurezza il mezzo miliardo di risparmio previdenziale e trovare soluzioni per ridare ossigeno al sistema bancario. Urgenze che però non hanno ancora incontrato risposte convincenti da parte del Governo e delle forze politiche”.

Un vero e proprio banco di prova sulla capacità di fare sistema e rispondere con efficacia alla crisi delle banche è rappresentato dalla tormentata vicenda della Banca CIS. I numeri di questo istituto di credito del resto sono importanti: 700 milioni di raccolta e 100 milioni di fondi pensione depositati. Eppure dopo settimane di blocco dei pagamenti si profila una nuova proroga, e tutte le possibili ipotesi di salvataggio sembrano ancora ferme in un limbo di incertezza.

I segretari CSU  hanno poi ricordato che sul tavolo c’è solo un progetto, quello presentato dall’Associazione Bancaria (ABS). Progetto che in estrema sintesi prevede di depurare gli istituti di credito intossicati dai crediti deteriorati (NPL) facendoli confluire in un veicolo pubblico e utilizzare anche i fondi previdenziali investendoli in titoli obbligazionari garantiti dagli immobili NPL.

Progetto  che anche martedì sera Tamagnini e Montanari hanno liquidato come irricevibile e  chiamando in causa l’intera classe politica hanno sottolineato la necessità di aprire un tavolo di regia complessivo: “La soluzione della crisi non può essere certo delegata a una sola parte,  senza un ampio confronto tra le forze politiche, sociali ed economiche e senza la massima trasparenza sulla reale situazione economica di tutti gli istituti di credito è impossibile chiedere sacrifici a lavoratori e cittadini”.

Entrambi gli ospiti hanno convenuto sull’estrema difficoltà in cui versa il settore bancario e sulla necessità di trovare “soluzioni condivise e di sistema”. Roberto Giorgetti ha voluto però ribadire che “San Marino non è certo un Paese allo sfascio, e che il negoziato con l’Unione Europea garantirà nuove opportunità per il futuro, così come il memorandum d’intesa avviato tra la Banca Centrale di San Marino e Bankitalia aprirà alle banche sammarinesi la possibilità di operare fuori dai nostri confini”.  Meno ottimista Pasquale Valentini, che lamentando l’assenza di fatti, “ancora non si vedono passi concreti verso l’uscita dalla crisi”, ha sottolineato  che  il primo Paese dell’Unione Europea con cui fare i conti è l’Italia.

I segretari CSU hanno infine ribadito che per lavoratori, pensionati e famiglie non sono accettabili  sacrifici al buio, soprattutto di fronte a quel senso di impunità che ha finora avvolto la gestione del sistema bancario: “E’ ora di far partire azioni di responsabilità verso quella parte del management bancario che attraverso gravi errori o atti di vera e propria mala gestione ha provocato l’attuale dissest

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