Banche: manca un progetto per uscire dalla crisi
San Marino. Banche e pensioni al centro dell’incontro tra gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale e la CSU. “Due emergenze – hanno sottolineano i segretari sindacali Giuliano Tamagnini e Gianluca Montanari – che pesano sul futuro di San Marino e che per questo impongono un confronto strategico, aperto al contributo di tutti”.
La sfida più importante è la messa in sicurezza del sistema bancario, che in questi anni di profonda crisi economico-finanziaria ha assorbito liquidità dal bilancio dello Stato e dai fondi previdenziali. “E’ fondamentale – hanno avvertito i segretari della CSU – che il Governo dica con chiarezza quale progetto vuole realizzare per riportare fiducia e stabilità nel settore bancario, partendo dalle azioni di responsabilità nei confronti dei responsabili dell’attuale dissesto. E’ necessario capire attraverso quali interventi strutturali e strumenti finanziari si intende ricapitalizzare liquidità e quale modello di business si vuole perseguire per i nostri istituti di credito”.
Manca, insomma, una visione complessiva, “un progetto strategico in grado di riportare il sistema finanziario a svolgere il suo principale ruolo, ovvero garantire l’accesso al credito a imprese e famiglie e quindi sostenere lo sviluppo dell’economia reale in un contesto di massima trasparenza e condivisione”.
Per i segretari di CSdL e CDLS il rilancio del settore bancario è la premessa indispensabile anche per affrontare con maggiore serenità ed equilibrio il nodo del risanamento del sistema pensionistico: “E’ una strada impraticabile quella scelta dal Governo di eliminare ogni forma di partecipazione economica dello Stato ai fondi previdenziali. Posizione, questa, che è stata fortemente caldeggiata dagli esperti del FMI, i quali senza mezzi termini hanno affermato che è necessaria una riforma delle pensioni che non preveda più il contributo dello Stato, perché il corrispettivo andrà usato per ripianare i debiti creati dal sistema bancario”.
Percorso, questo, già imboccato in modo unilaterale nella Legge Finanziaria 2019 con il taglio di 30 milioni di risorse pubbliche dal Fondo dei lavoratori dipendenti. “L’obiettivo di puntare ad un sistema pensionistico in grado di sostenersi da solo – rimarcano Tamagnini e Montanari – è non solo impraticabile e iniquo per gli altissimi costi sociali ed economici, ma non è neppure così determinante per risolvere in tempi ragionevoli il deficit del bilancio dello Stato. Le ricette rigoriste, del resto, hanno già ampiamente dimostrato la loro insostenibilità sociale e la loro inefficacia”.