Economia e Lavoro

Decreto tassa patrimoniale, il Governo tira dritto per la sua strada

Giochi del Titano

San Marino. Rasenta la beffa e la presa in giro l’incontro di ieri sera sul Decreto sulla imposta patrimoniale. Il Governo ha presentato al sindacato e alle categorie economiche alcuni semplici aggiustamenti al Decreto, i quali tuttavia non colgono minimamente le richieste sindacali, basate sull’introduzione della progressività delle aliquote e la cumulabilità dei beni mobili e immobili dei diversi contribuenti.

Il Decreto, che verrà sottoposto a ratifica nella seduta consiliare della prossima settimana, mantiene dunque queste gravissime lacune. Per fare un esempio sugli effetti del Decreto, se un soggetto possiede beni immobili direttamente o attraverso società immobiliari, è socio di una società con elevati patrimoni, ed ha disponibilità finanziarie direttamente o attraverso società, paga solo sui singoli componenti del suo patrimonio, ognuno con la propria aliquota. Quello che chiede la CSU, invece, è di superare questa forma di tassazione separata, mettendo insieme e sommando tutti i beni, sul cui ammontare totale applicare una tassa progressiva, in modo tale da indirizzare la tassazione sulle grandi concentrazioni patrimoniali.

È iniquo il fatto che chi ha patrimoni di varia natura pari a decine di milioni di euro, specie se accumulati attraverso speculazioni o eludendo l’imposizione fiscale, sia assoggettato sostanzialmente alla medesima aliquota di chi ha disponibilità mobiliari e/o immobiliari molto più basse e acquisite con il proprio onesto lavoro.

Il Governo ha poi presentato l’aumento della franchigia sulla prima casa, che passa da 350 a 400 euro, mentre viene aumentata l’aliquota sulle seconde e terze case, facendo passare questa modifica come una sorta di applicazione del principio di progressività, cosa che invece non corrisponde al vero. Ad esempio, se un soggetto possiede unicamente una prima casa che vale un milione di euro pagherà di meno di chi ha una medesima proprietà rappresentata da una modesta casa di abitazione, ma ha acquistato appartamenti pensando al futuro dei propri figli.

Altra fondamentale richiesta della CSU, rimasta del tutto lettera morta, è l’abolizione del segreto bancario, attraverso la trasmissione in automatico da parte delle banche all’ufficio Tributario delle informazioni sulle disponibilità finanziarie dei soggetti, anche ai fini della cumulabilità dei patrimoni. Sarebbe uno strumento formidabile di equità, fondamentale non solo per applicare efficacemente la tassa patrimoniale in maniera progressiva, ma anche per consentire fin da subito accertamenti mirati a verificare la congruità dei patrimoni complessivi dei contribuenti in rapporto ai redditi dichiarati, senza dover aspettare la eventuale creazione del corpo di Polizia Tributaria.

La tanto sbandierata disponibilità espressa nei giorni scorsi dal Governo si è tradotta nei fatti nell’ennesima beffa al sindacato; l’Esecutivo va avanti per la sua strada senza accogliere pressoché nulla delle richieste sindacali, sostenute da migliaia di lavoratori e pensionati che hanno partecipato alle assemblee delle scorse settimane, e che si apprestano ad aderire numerosi allo sciopero di mercoledì 30 maggio e alla manifestazione in Piazza della Libertà.

I tempi del Decreto, poi, la dicono lunga sulla reale volontà dell’Esecutivo di dare vita ad un reale e approfondito confronto con il sindacato; che bisogno c’era di mettere in ratifica il Decreto in tutta fretta nella sessione consiliare della prossima settimana, convocando un incontro con la CSU solo pochi giorni prima? Se la volontà di confrontarsi era reale, l’Esecutivo poteva benissimo posticiparlo alla sessione successiva del Consiglio, lasciando il tempo necessario per negoziare il testo con la CSU…

È sconcertante aver sentito il capogruppo della principale forza di maggioranza, Giuseppe Morganti, ripetere in televisione che le proposte della CSU meritavano ampia considerazione. In precedenza lo stesso Consigliere aveva ironizzato sulla CSU, affermando che per essere capita aveva bisogno di un interprete. Invece, abbiamo l’impressione che l’interprete serva per tradurre i suoi messaggi al Governo, dato che a quanto pare l’Esecutivo non ha compreso nulla di quanto chiesto dal sindacato… Anche l’esito di questo incontro così deludente e beffardo va a rafforzare ulteriormente i motivi dello Sciopero Generale di mercoledì 30 maggio: Uniti per il paese!

CSU