Economia e Lavoro

Unas, l’aumento del costo del lavoro è devastante

La Riforma della legge sullo Sviluppo, così come è stata presentata al mondo economico e sociale, rischia di diventare “devastante” per le aziende dell’Artigianato sammarinese. L’Unione Artigiani alza un grido d’allarme a difesa di un settore che, per necessità, ha un alto ricorso alla manodopera frontaliera e si caratterizza per imprese di piccole-medie dimensioni. Due elementi che difficilmente possono “sposarsi” con le novità normative inserite nella bozza di legge, consegnata nei giorni scorsi dal Governo alle associazioni di categoria e ai sindacati.

In particolare, sono tre i punti critici del provvedimento per UNAS. Il primo è l’articolo 4 che alza il costo del lavoro per i neo dipendenti frontalieri del 7%. Il settore dell’Artigianato ha infatti un alto ricorso ai frontalieri, vista la difficoltà a reperire manodopera sammarinese. “Condividiamo l’esigenza di privilegiare e salvaguardare l’occupazione interna, come poi già avviene – spiega la presidente UNAS Loretta Menicucci – nel rispetto dei rapporti con l’Italia, attraverso la filosofia del premiare chi offre posti di lavoro a disoccupati sammarinesi e non della penalizzazione verso chi ricorre a manodopera forense”.

Aumentare il costo del lavoro per chi assume frontalieri, “causa alle aziende il perdere competitività”. Conti alla mano, con l’aumento dei contributi previsti per l’assunzione di frontalieri del 7% si passerebbe dall’1,9% attuale, che vale per tutti i neo dipendenti, a prescindere da nazionalità e residenza, all’8,9%. “Tutto ciò equivarrebbe in un maggior costo annuo pari ad una mensilità, un costo ingiustificato, interamente a carico dell’azienda”.

La seconda criticità evidenziata da UNAS sono gli effetti paradossali che causerebbe il rilascio di residenza per acquisire la titolarità di una impresa individuale. Se lo strumento è già stato pensato anche in passato, per attirare progetti imprenditoriali di spessore, va bene! ma questo è già previsto per progetti dimensionalmente importati e per forme societarie legate a persone giuridiche. Con il nuovo progetto di legge, prevedere anche la residenza per titolarità di una impresa individuale equivarrebbe a liberalizzare il rilascio di tutte le licenze artigianali e commerciali al dettaglio!

Infine, un terzo aspetto evidenziato dall’Associazione , che riguarda soprattutto le aziende artigiane e le PMI in genere, è l’ulteriore penalizzazione legata all’esclusione dai vantaggi fiscali previsti solo per chi ha più di 6 dipendenti. Premiare solo alcune imprese a discapito di altre, solo perché più piccole, crea una interferenza in termini di concorrenza tra imprese. Le imprese artigiane, commerciali e tutte le piccole e medie imprese fino a 6 dipendenti non possono essere bistrattate e non tutelate solo per le loro dimensioni!!! “Per le piccole imprese artigiane che non hanno più di due dipendenti o di sei dipendenti, essere esclusi da vantaggi fiscali si traduce in un’ulteriore perdita di competitività”.

In definitiva, UNAS sollecita di ripensare la bozza di riforma rispetto alle criticità evidenziate, diversamente “invece di contribuire allo sviluppo e rilancio del settore dell’Artigianato – conclude la Presidente Menicucci – si finirebbe per porre ulteriori ostacoli e problemi alle nostre aziende, già pesantemente colpite da anni di recessione e crisi economica”.