Economia e Lavoro

CSU: inaccettabili le disparità sui frontalieri

Giochi del Titano

Sono molte le osservazioni e le richieste di modifica inviate dalla CSU al Congresso di Stato rispetto al progetto di legge in materia di sviluppo economico. Un progetto che, oltre ad essere stato costruito senza il benché minimo confronto con le parti sociali ed economiche, presenta molti elementi critici, che la CSU ha dettagliato nella stessa lettera, anche dal punto di vista tecnico.

In primo luogo la CSU non condivide il cambio di filosofia nella impostazione degli sgravi fiscali alle aziende, che fino ad ora hanno premiato le imprese che hanno assunto un numero significativo di dipendenti. Questa impostazione viene stravolta, fino al punto da prevedere “regali” anche a chi non assume nessun lavoratore.

Senza entrare nei dettagli tecnici, secondo la CSU prevale una logica che in un certo senso è punitiva e peggiorativa verso le aziende più grandi, che sono quelle che hanno saputo meglio affrontare la crisi.

La CSU esprime una forte contrarietà anche rispetto agli articoli 3 e 4, in quanto aggravano la già presente discriminazione tra lavoratori residenti e frontalieri, introducendo un’ulteriore differenza di trattamento in termini di costi per le imprese, pari al 7% per l’assunzione di lavoratori non residenti.

Questa ulteriore e inaccettabile discriminazione è anche in palese contraddizione con il percorso di associazione alla UE avviato dal nostro Paese. Tale percorso, infatti, qualora si avviasse alla conclusione, escluderebbe totalmente simili provvedimenti. Gli accordi internazionali consentono la possibilità di “filtrare” l’ingresso di lavoratori non residenti per favorire l’occupazione dei lavoratori interni, ma non la loro discriminazione una volta assunti. È a questi principi di uguaglianza e di parificazione dei diritti che la CSU continua ad ispirarsi.

Peraltro, un incremento della contribuzione per le imprese, come quello ipotizzato a carico dei lavoratori frontalieri, inciderebbe negativamente sulle presenti e future contrattazioni, in quanto il costo del lavoro – così aumentato – verrebbe fatto pesare in maniera ancora maggiore di quanto già non avvenga attualmente…

Un altro aspetto problematico è quello relativo l’insediamento di nuove imprese, attraverso il rilascio della residenza a fronte di due sole assunzioni, magari anche part-time, ed una semplice fideiussione di 75.000 euro, che peraltro non garantisce i lavoratori ma solo lo Stato e l’ISS. Questa ipotesi ci pare un ritorno all’ospitalità nei confronti di aziende non virtuose che abbiano come unica volontà quella di sfuggire al vorace fisco italiano. Aziende di cui il nostro paese non ha nessuna necessità!

Un riferimento viene fatto anche rispetto all’Art.6, che intende configurare il part-time imprenditoriale con lo status di lavoratore pubblico. Un’ipotesi che peraltro contraddice le misure assunte recentemente in ambito di Pubblica Amministrazione, che sanciscono l’impossibilità per i medici di svolgere la libera professione oltre al lavoro ordinario, mentre al contempo resta da stabilire in quali ambiti di mercato sia possibile il part-time imprenditoriale per i pubblici dipendenti, affinché non si dia luogo a conflitti di interesse.

La CSU dunque resta in attesa di poter discutere con il Congresso di Stato le diverse e sostanziali modifiche da apportare a questo progetto di legge, che riveste un’importanza fondamentale per il rilancio del paese.

(Fonte: CSU)

 

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