FLI-CSU: via libera agli aumenti e fondo salva stipendi
Verifica aumenti contrattuali e fondo salva stipendi dai fallimenti aziendali: c’è il via libera dell’attivo dei rappresentanti sindacali della Federazione Industria della CSU. Questo l’esito della votazione: 91 presenti, 80 sì, 6 no, 2 nulle e 3 non votanti. Ora la parola passa ai lavoratori con il referendum nelle fabbriche. Secco no al tentativo di affossare il valore del contratto nazionale.
E’ stata un’assemblea molto partecipata quella di stamattina alla Sala Montelupo del Castello di Domagnano, dove i segretari della Federazione Industria, Enzo Merlini (CSdL) e Giorgio Felici (CDLS), hanno illustrato l’accordo sottoscritto lo scorso gennaio con l’Associazione Industriali.
Accordo che ruota su due punti: la distribuzione degli aumenti salariali nei prossimi cinque anni in linea con l’andamento dell’inflazione e il potenziamento delle risorse del Fondo Servizi Sociali a favore dei dipendenti vittime dei fallimenti aziendali. “Questo accordo – sottolineano Merlini e Felici – garantisce sul piano contrattuale altri cinque anni di pace sociale. E’ un punto fermo insomma, che nella situazione di difficoltà che sta attraversando il Paese permette di concentrate l’attenzione sui tanti altri problemi aperti”.
Preso atto che le buste paga dal 2013 al 2016 sono aumentate in termini reali del 2,5%, l’assemblea dei rappresentati sindacali ha espresso parere favorevole al nuovo piano delle retribuzioni. “L’accordo con l’Anis – spiegano i segretari della federazione industria-prevede di lasciare inalterato l’aumento dell’1,20 per il 2017 e di confermare i restanti aumenti dilazionandoli fino al 2021. Un’intesa che si sviluppa su un arco di cinque anni e che punta al riallineamento degli stipendi rispetto all’inflazione”.
Nel dettaglio, il 2018 rimarrà fermo e per i successivi periodi viene concordato un aumento dello 0,8% per il 2019; dello 0,5% per il 2020; dello 0,5% per il 2021.
Anche l’intervento a sostegno dei lavoratori vittime dei fallimenti aziendali ha incrociato un ampio fronte favorevole nell’assemblea dei delegati e dei rappresentanti. “L’accordo raggiunto con l’Associazione industriali – affermano i segretari FLI-CSU – ha previsto la destinazione di 1 milione e 700 mila euro – da parte del Fondo Servizi Sociali a quella fascia di dipendenti doppiamente penalizzati dalla crisi, perché con il fallimento dell’azienda oltre ad aver perso il lavoro sono anche creditori per diverse mensilità”.
Un potenziamento del fondo salva-stipendi, continuano i due sindacalisti, indispensabile: “Negli ultimi 10 anni l’ammontare degli stipendi non pagati è pari a 4 milioni e purtroppo il fenomeno dei fallimenti non mostra rallentamenti. Finora il Fondo Servizi Sociali è riuscito a garantire il 50% dei crediti dei circa 450 lavoratori interessati e ci siamo impegnati al fine di assicurare il medesimo trattamento per i casi futuri”.
Assunzione di responsabilità che l’attivo dei quadri sindacali ha unito all’obiettivo di salvaguardare il principio della validità erga omnes dei contratti nazionali, questo a prescindere dalle dimensioni aziendali. “L’assemblea ha respinto con forza – avvertono i segretari FLI-CSU- il tentativo di separare la contrattazione nazionale tra piccole e grandi imprese messo in campo da alcune associazioni di categoria. Un tentativo di disgregare i diritti dei lavoratori che sembra aver trovato attenzione in ambito politico, al punto che la coalizione di governo vincente ha inserito nel proprio programma la modifica della recente legge in materia di rappresentatività delle parti sociali. E anche di questo si parlerà approfonditamente con i lavoratori”.
Il placet dell’assemblea dei rappresentanti sindacali apre infatti la strada al referendum. “L’ultima parola spetta ora ai lavoratori – concludono Merlini e Felici – e come da prassi ormai decennale il percorso democratico prevede la convocazione delle assemblee nei posti di lavoro e la messa ai voti dell’accordo contrattuale”.