Di Maio: ‘Establishment per il No al referenum, italiani per il Sì’
Frizioni interne per l’alleanza con il Pd. L’ex leader: ‘Un tavolo per le Comunali del 2021’. Lezzi: ‘Abbiamo tradito’
Tuta la verità sul taglio dei parlamentari. Collegatevi, vi racconto tutto.
Pubblicato da Luigi Di Maio su Domenica 23 agosto 2020
“Con un numero minore di parlamentari la qualità delle leggi si alzerà. Questa battaglia del referendum è una battaglia del M5S ma è di tutti i cittadini italiani e mai come in questo momento c’è bisogno di far sentire la voce degli italiani perché ci sarà la voce dei Palazzi che dirà no”. Lo dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio lanciando la campagna referendaria e annunciando che, nelle prossime settimane, sarà sui territori per il “Si” al referendum sul taglio dei parlamentari. “Attraverso il referendum avremo occasione di rafforzare il ruolo del Parlamento anche attraverso la revisione dei regolamenti. In questi giorni vedo, su molti giornali, un po’ in giro, è che sta nascendo il fronte del “no”. E’ un fronte interno alla politica, è un fronte molto di establishment, interno a coloro che hanno molto da perdere dal taglio dei parlamentari”, attacca. “Se andiamo a vedere la media dei principali Paesi che abbiamo in Europa o vicino all’Europa vediamo che Francia e Germania hanno un parlamentare elettivo ogni 117mila abitanti. Nel Regno Unito ogni 102 mila abitanti. Noi uno ogni 64mila abitanti. Significa che sono troppi e noi dobbiamo normalizzare il rapporto tra numeri di abitanti e numero di parlamentari. Io credo che la stragrande maggioranza degli italiani sia d’accordo. Il tema è che alcuni parlamentari hanno chiesto il referendum, dopo che hanno votato all’unanimità il taglio alla Camera”, spiega Di Maio.
Intanto è bagarre nel M5s per l’alleanza con il Pd. Da una parte, infatti, Luigi di Maio che ancora oggi, in un’intervista al Fatto Quotidiano, auspica un tavolo coi dem per le Comunali del 2021. Dall’altra i più radicali, come la senatrice Barbara Lezzi, secondo cui ‘se questo deve essere il M5S, possiamo tranquillamente dire che fino ad ora abbiamo scherzato, giocato o forse tradito’.
Attualmente “non governiamo in nessuna Regione e abbiamo l’1 per cento dei sindaci – ricorda Di Maio al Fatto – ma io voglio favorire la nascita di una generazione di amministratori del M5S che sappiano governare anche in coalizione, e allora serve un tavolo nazionale con il Pd per ragionare sulle Comunali del 2021. Si sono stretti diversi accordi a livello comunale. Io ho lavorato sul mio territorio, ed è arrivata a un’intesa a Pomigliano d’Arco (la cittadina dove Di Maio è cresciuto, ndr) – spiega il Ministro degli Esteri – In Puglia e nelle Marche i territori hanno dato una indicazione diversa, che va rispettata, e dico sin d’adesso che farò campagna per i nostri candidati”. Per trovare accordi “bisognava muoversi prima, ma se non c’è un coordinamento nazionale è difficile”. Andavano proposti “candidati 5Stelle sostenuti dagli altri, e candidati degli altri sostenuti da noi”. Di Maio assicura che la sua non è una critica a Crimi: “Vito ha fatto l’impossibile e il ragionamento riguarda anche me. Anche io da capo politico, quando pensavo a questa tornata di Regionali e amministrative, non vedevo le condizioni sui territori per accordi”. Tuttavia il M5s “deve crescere. Per le Comunali del prossimo anno serve un ragionamento complessivo sulle città, partendo da Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna”. Di Maio non pensa che a Roma e Torino Virginia Raggi e Chiara Appendino “debbano fare un passo indietro, e non mi pare che ci sia una folla di candidati eccelsi pronti a sostituirle. Le persone e le loro capacità contano”. Il M5S deve mantenere la propria autonomia “al di fuori delle coalizioni tradizionali. Ma c’è una generazione di eletti che ci chiede di fare accordi sui territori, e ci sono sindaci che vanno appoggiati”. Il modello di governo nazionale “va replicato dove è possibile a livello locale”. Non sono possibili invece accordi con il centrodestra: “Matteo Salvini, con cui non parlo dall’anno scorso, ha dimostrato di non essere serio. Basta guardare la sua campagna elettorale, dove viola tutte le regole anti-Covid”.
“Sarà che non faccio parte del club dei “tutti pazzi per Mario Draghi – ribatte Lezzi su Facebook – ma se questo deve essere il M5S, quello raccontato oggi da Di Maio, possiamo tranquillamente dire che fino ad ora abbiamo scherzato, giocato o forse tradito”. Ma il post della Lezzi alimenta i “mugugni” della base: diversi i commenti in cui gli utenti si smarcano dalla posizione della senatrice. “Gli errori di valutazione commessi ai tempi del Conte I durante il quale si sprecarono gli attestati di stima, fiducia ed amicizia per Salvini, hanno insegnato poco o niente. Forse semplicemente perché è preferibile assecondare il potere per prendersene un pezzetto per sé. Ci si sente realizzati ad avere in rubrica i numeri di telefono di quelli che “contano”, che siano gli uni o gli altri poco importa. L’ambizione è ridotta all’orizzonte di una scrivania e la lezioncina di politica si ferma nei confini pomiglianesi”, scrive Lezzi, tra i principali detrattori dell’alleanza M5S-Pd in Puglia. Il post incassa subito centinaia di commenti. E in tanti si ribellano alla posizione della Lezzi. “Stai solo facendo male al Movimento”, scrive Paola. “Trovi i punti d’incontro e non quelli di scontro. Questo paese ha bisogno del M5S e ha bisogno di intelligenze sopraffini come la sua”, media Antonio. “Alza la cornetta e chiama Di Maio se hai qualcosa da dirgli. Stai dando cibo ai leghisti e non. Sembri Michele Giarrusso, veramente siete stancanti”, è la protesta di Marzia. “Non mi sembra che Di Maio detto cose fuori dal mondo”, incalza Vincenzo. Tra gli utenti c’è anche chi difende la senatrice. “Una luce nella notte, finalmente qualcuno lo dice a chiare lettere”, scrive Marcella. “Ma come fai a rimanere in questa costola, anzi metastasi del Pd?”, chiede Max. “Da quando Di Maio si è “tolto la cravatta” sembriamo dei burattini in mano al Pd”, aggiunge Antonio. E Mauro, infine, riassume: “il vero tradimento è aver rimandato gli Stati Generali”.
Fonte ANSA