Italia, mozione Bonafede agita maggioranza. Crimi: ‘Chi la vota, sfiducia il governo’
“Sono convinto che la maggioranza voterà compatta. Il ministro della Giustizia è il capodelegazione di M5S al governo ed è un ministro importante, se qualcuno nella maggioranza vota la sfiducia ovviamente è una sfiducia al governo, questo è evidente a tutti, ma sono convinto che non ci saranno sorprese”. Così il capo politico M5S Vito Crimi a Skytg24 sulla mozione di sfiducia al Guardasigilli, domani al Senato.
Si tratta del primo test per la tenuta del governo nella fase 2. E’ in vista di quella data che, in queste ore, Italia Viva sta alzando la posta, chiedendo un nuovo confronto con Giuseppe Conte al quale ha inviato il pacchetto di proposte sul programma di governo.
Iv chiede spazio, legando la sua richiesta alla possibilità che la mozione di sfiducia avanzata dalle opposizioni trovi anche il placet sei senatori renziani.
Possibilità sulla quale fonti di governo spiegano come, a qual punto, Matteo Renzi si prenderebbe la responsabilità della sua scelta. E’ una partita a scacchi, insomma, che occuperà Conte da qui a mercoledì mattina, tanto da fargli rinviare l’intervento in Aula alla Camera da martedì a giovedì 21 sul tema delle riaperture. Nessuno, a Palazzo Chigi, per ora conferma un nuovo incontro tra il capo del governo e la delegazione di Iv. Anche perché, come spiega un membro del governo della maggioranza, “se vuoi presentare delle proposte non chiedi un incontro con il presidente del Consiglio ma con i tuoi alleati. Se vuoi incontrare solo Conte vuoi poltrone, non il sì alle tue proposte”. Ma il pressing di Iv cresce di ora in ora e l’incontro alla fine, potrebbe esserci domani. “Per il nostro gruppo interverro’ io in Aula.
“IV? Possono recitare la preghiera ‘non ci indurre in tentazione’, il ‘Padre Nostro’, è una preghiera comune. Spero non si facciano tentare da una sfiducia, non avrebbe un significato per il Paese in un momento così difficile. Sono sereno, confido tutto si sistemerà dopo l’intervento del ministro”, afferma a Rai Radio1, Un Giorno da Pecora, Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera. Con la sfiducia “Si apre una vera crisi senza dubbio, non c’è dubbio. Non è che si può pensare di sfiduciare il ministro della Giustizia e pensare che la cosa si concluda con una pacca sulle spalle”, aggiunge.
“Domani ascolteremo il ministro Bonafede e valuteremo sulla base degli impegni che il ministro assumerà in quella sede perché mi sembra necessario produrre dei cambiamenti”. afferma la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova in un’intervista ad Agorà su Raitre rispondendo a una domanda sulla sua posizione alla mozione di sfiducia al ministro Bonafede che sarà votata domani in parlamento. “Mi sono imposta di dare un contributo affinché il governo risolva i problemi – ha detto Bellanova – All’interno del nostro gruppo abbiamo posizioni diverse. Ci sono molte spinte a sostenere mozioni a partire da quella della Bonino. In queste ore ci si sta confrontando. Domani ascolteremo il ministro Bonafede e valuteremo”.
I numeri sono ballerini e Italia Viva potrebbe essere decisiva”, ha scritto ieri Renzi lanciando una sorta di sondaggio dalla sua e-news sull’operato di Bonafede. Nel merito dei contenuti due sono i temi chiave su cui Iv insiste: quella della giustizia (la prescrizione, in particolare) e il piano shock sui cantieri per la ripartenza economica del Paese. Sul secondo punto Conte ha messo in campo una contromossa, assorbendo, in linea di principio, il piano di Iv nel decreto su semplificazioni e investimenti al quale il governo lavorerà nei prossimi giorni.
Giorni in cui, dall’Europa, arriveranno anche le notizie decisive per la definizione del Recovery Fund. E la proposta franco-tedesca sui 500 miliardi di aiuti, in chiave interna, potrebbe dare una mano al premier: si tratta di trasferimenti a fondo perduto e quindi adatti a sostituire quei 36 miliardi che metterebbe in campo il Mes. Una simile ipotesi, in teoria, potrebbe porre Conte nelle condizioni di far votare il Parlamento sull’intero pacchetto specificando la non attivazione del Mes e aggirando la possibile frattura del M5S. Di certo, per il premier, inizia la fase più delicata. Il pressing di Confindustria non accenna a diminuire così come il rischio che le Regioni, sulle aperture, vadano in ordine sparso.
ANSA