Le tre opzioni di Conte. Salvini studia colpo di scena “martedì dirò agli italiani che Re è nudo”
(ANSA) Matteo Salvini, in diretta Facebook, dice che si sta ‘preparando al discorso di martedì al Senato. Parlerò ai senatori ma anche ai sessanta milioni di italiani per spiegare che sta accadendo: il re è nudo. Le trattative sottobanco che si facevano nel buio delle stanze, ora si fanno alla luce. Con un governo Renzi, Prodi, Boschi, avremo i porti stra-aperti. Ma gli italiani non si meritano il ritorno di un Renzi qualunque…’. E annuncia: ‘Rimango al ministero, non la do vinta’. ‘Senza elezioni ci si risiede al tavolo. Qua gli unici veri traditori saranno quelli che eventualmente dovessero tradire il voto popolare per riesumare mummie alla Renzi e alla Boschi’
In un lungo surplace che sarebbe piaciuto a Felice Gimondi, Matteo Salvini e Giuseppe Conte si guardano a distanza, studiando le mosse l’uno dell’altro, in vista delle comunicazioni del presidente del Consiglio al Senato martedì prossimo. Cosa farà “l’avvocato del popolo” dipenderà anche da quel che deciderà il capo della Lega? Forse no, ma è certo che il ministro dell’Interno senta il peso di un forte imbarazzo con il crescere delle difficoltà negli ultimi giorni, di fronte all’ipotesi realistica di un accordo M5S-Pd. Il cambio di strategia, e le concessioni teoriche a Luigi Di Maio, hanno solo portato gli ex alleati pentastellati ad alzare la posta, mettendo apparentemente all’angolo il leader leghista. Il quale a questo punto sembrerebbe intenzionato a presentare comunque la risoluzione di sfiducia a Palazzo Madama, si racconta in alcuni settori della Lega; mentre in altri si parla di un leader che sta studiando il “colpo di scena” in Parlamento.
Bocche cucite sugli scenari possibili, ma qualcuno nel partito di via Bellerio azzarda ad una proposta di governo di scopo, con tempi e programma certi, a cui potrebbe partecipare anche la Lega. Tutto da verificare e senza nessuna conferma ufficiale o ufficiosa. Sta di fatto che contro Salvini, da quando ha aperto la crisi, c’è il “partito del non voto”, divenuto via via più potente e convinto dei propri mezzi. Renziani (ovvero la stragrande maggioranza dei parlamentari Pd) e cinquestelle ne costituiscono la spina dorsale, ma potrebbe aggiungersi forse anche Forza Italia, nel caso la Lega non dia garanzie in chiave di alleanza elettorale. E soprattutto se Pd e 5 stelle, ben avviati nella trattativa, non riusciranno a stringere su un governo di legislatura.
Nell’ultimo intervento a sorpresa al Senato, il giorno della conta sul calendario della crisi, Salvini aveva provato a sparigliare proponendo taglio dei parlamentari ed elezioni subito. Ora si valuta che carta da giocare abbia, dopo che le ultime mani del poker politico sembrano essersi rivelate controproducenti. La Lega deve decidere anche se presentare la risoluzione contro Conte, oppure stare a guardare cosa fa il presidente del Consiglio. Che sta valutando, al momento, tre possibili opzioni: fare le comunicazioni e attendere gli sviluppi del dibattito per decidere la mossa successiva; parlare e poi annunciare che si recherà al Quirinale a dimettersi; intervenire chiedendo un voto di fiducia sulle sue comunicazioni. L’incertezza sulle mosse di Salvini interroga anche il M5S, all’improvviso in condizioni di indirizzare il gioco per tornare assieme ma solo in posizione di forza. Una prospettiva assai remota che lascia sempre in pista l’intesa col Pd e, sullo sfondo, il governo di scopo con tutti dentro ma esclusi Lega e Fratelli d’Italia.
Sabato fonti del MoVimento hanno chiesto al ministro dell’Interno di dimettersi una buona volta. Il tentativo di Salvini di congelare la crisi per evitare un governo di altro colore si scontra con i contatti in corso tra Pd ed M5s, che proseguono sottotraccia, ma potrebbero emergere con chiarezza dopo l’avvio delle consultazioni al Quirinale. I dem si muovono divisi tra renziani in Parlamento e maggioranza di Nicola Zingaretti fuori, non necessariamente per riuscire a colpire uniti, alla fine. Matteo Renzi ha rilanciato oggi il governo istituzionale – cioè di breve periodo, anti-Iva e per la manovra -, mentre il segretario Pd resta fermo sulla linea ‘governo di alto respiro (e di legislatura) o elezioni’.