Il carcere di San Marino raccontato al congresso di Criminologia di Siena
Si è tenuto a Siena dal 26 al 28 ottobre il XXXI Congresso nazionale della Società Italiana di Criminologia dal tema molto attuale “Dalla parte delle vittime. La ricerca criminologica tra ambiente e territorio, individui e collettività” al quale ha partecipato l’avvocato Maria Katia Sciarrino in rappresentanza del Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS) dell’Università di San Marino.
Numerose le tematiche trattate dagli studiosi di tutta Italia, ma particolare attenzione è stata posta sulle nuove sfide da affrontare nella psicopatologia forense in riferimento alle nuove forme di vittimizzazione generate dalla realtà virtuale e dalla tecnologia.
Di alto spessore scientifico anche gli interventi che hanno affrontato il tema della rieducazione del reo, i quali hanno messo in evidenza la stretta connessione tra pedagogia e criminologia, confermando il ruolo rieducativo che avrebbero, se correttamente utilizzate, sul comportamento dell’uomo individuato come criminale. Il tema della rieducazione del reo è stato affrontato anche dall’avvocato Sciarrino nella sezione Poster del Convegno. La ricerca, dal titolo “Carcere a San Marino: la riforma dell’ordinamento penitenziario” è stata condotta da Maria Katia Sciarrino Avvocato e Coordinatore delle attività Scientifiche, Didattiche e di Ricerca del CUFS, assieme a Gabriele Pacchioni Psicologo, Criminologo, Collaboratore Scientifico CUFS e Catia Crescentini Direttore del Dipartimento Affari Istituzionali e Giustizia della Repubblica di San Marino.
Il lavoro svolto dai tre ricercatori ha messo in evidenza una serie di modifiche apportate all’attuale Ordinamento Penitenziario della Repubblica di San Marino con la legge 26 aprile 2017 n.45. La riforma, infatti, fornisce una serie di strumenti tesi ad attuare la funzione rieducativa della pena, la quale non deve essere esclusivamente uno strumento di natura afflittiva, bensì deve tendere al recupero del reo, in un’ ottica di reinserimento sociale.
In particolare la ricerca mette in evidenza le direttrici lungo le quali è stato incardinato il nuovo Ordinamento Penitenziario : l’introduzione del Gruppo di Osservazione e Trattamento (GOT) e una più dettagliata disciplina del lavoro penitenziario sia sotto forma di lavoro interno che esterno, tenendo conto delle specifiche professionalità e attitudini del detenuto, nell’esecuzione di progetti di pubblica utilità in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, i Castelli, o presso enti di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato.
Di particolare interesse la modifica dell’articolo 2 dell’Ordinamento Penitenziario il quale prevede che il detenuto , percependo una retribuzione per il lavoro penitenziario , partecipa alle spese per l’ esecuzione delle pene e delle misure cautelari detentive , secondo la misura e le modalità determinate dal regolamento penitenziario.