Anima San Marino: “37 gatti scomparsi nell’arco di due mesi: un’emergenza da non ignorare”
In poco più di due mesi, nella Repubblica di San Marino sono scomparsi circa 37 gatti. Un numero allarmante che impone riflessione, attenzione e soprattutto interventi concreti. Le sparizioni, apparentemente senza traccia, stanno colpendo cittadini, famiglie, volontari e comunità intere, lasciando dietro di sé solo domande senza risposta. Tra le ipotesi circolate, alcuni attribuiscono la responsabilità al lupo, predatore naturale presente sul territorio. Ma questo elemento appare insufficiente: nessun resto, nessuna carcassa, nessun segno riconducibile a una predazione naturale è stato finora ritrovato. È lecito dunque pensare che si possa trattare di altro, forse di molto peggio. Una recente inchiesta della testata “La Stampa” ha portato alla luce una realtà scioccante: una rete criminale internazionale dedita alla tortura e all’uccisione di gatti per motivi di sadismo sessuale e lucro. Un mercato nero disumano, capace di operare nell’ombra, tra piattaforme oscure e complicità silenziose. Possibile che questo fenomeno possa aver toccato anche il nostro territorio? San Marino non è nuova a episodi inquietanti. Il ricordo del cosiddetto “killer dei cani”, che ha agito per oltre un decennio lasciando dietro di sé una lunga scia di animali avvelenati, è ancora vivo. Ufficialmente le vittime sarebbero poche decine, ma chi ha seguito da vicino la vicenda sa che i numeri reali sono molto più alti. E che, forse, una rete legata a quella stagione oscura non è mai stata veramente smantellata. Le istituzioni devono intervenire. Ora. Occorre un’indagine seria, approfondita, senza zone d’ombra. Serve chiarezza, serve giustizia, serve protezione per gli animali e per le persone che se ne prendono cura. Ogni giorno di silenzio è un giorno in cui altri gatti possono sparire, in cui l’allarme cresce, in cui la fiducia nelle istituzioni rischia di vacillare. Facciamo appello alle autorità politiche, giudiziarie e di pubblica sicurezza: non voltatevi dall’altra parte. I cittadini chiedono risposte, chiedono attenzione, chiedono impegno. Questo non è solo un problema “di animali”. È un segnale. È un campanello d’allarme sociale e civile. E stavolta non può e non deve essere ignorato.