Csu sulla sicurezza sul lavoro legata al rischio termico
Sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, si è aperto un nuovo fronte negli ultimi anni, quello del rischio termico in conseguenza del lavoro svolto in presenza di temperature elevate. A tal proposito, lo scorso anno, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha pubblicato un rapporto che indica alcune linee per affrontare la problematica. Il cambiamento climatico sta già provocando gravi conseguenze sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori in tutte le regioni del mondo, con particolare riferimento ai rischi dovuti alle prestazioni svolte in ambienti particolarmente caldi, che possono sviluppare malattie croniche gravi e debilitanti, con conseguenze anche sulla salute mentale. Lo stress termico provoca altresì numerosi infortuni a causa della riduzione delle capacità cognitive, delle superfici rese scivolose dal surriscaldamento e dell’inadeguatezza dei dispositivi di protezione. Particolarmente a rischio sono le donne in gravidanza, chi lavora al chiuso in ambienti non ventilati, chi svolge mansioni fisicamente impegnative all’aperto e sotto il sole. Le strategie di prevenzione e controllo dello stress termico devono essere rafforzate con urgenza come raccomanda la stessa OIL. Quelle esistenti si stanno dimostrando inadeguate. La collaborazione tra governi, datori di lavoro, organizzazioni sindacali ed esperti di salute e sicurezza sul lavoro, sottolinea altresì l’OIL, è essenziale per condividere conoscenze e adottare misure più efficaci per contrastare il fenomeno. Nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali hanno incontrato la Segreteria di Stato per il Lavoro e il Servizio Prevenzione e Protezione ISS proprio su questo tema. A seguito del confronto il Congresso di Stato ha adottato un regolamento, che in parte assume le linee guida tracciate lo scorso anno dal Servizio Prevenzione e Protezione ISS, regolamento che verrà completato da una circolare dell’ISS per un maggior dettaglio sulle misure da adottare. Obiettivo del regolamento e della successiva circolare è definire le misure di prevenzione e protezione idonee per mitigare gli effetti derivanti dall’esposizione al rischio termico. Misure specifiche dovranno scattare in presenza di temperature superiori ai 35 gradi centigradi e/o in situazioni di disagio dovute al microclima. Viene altresì previsto l’obbligo di aggiornare il documento di valutazione dei rischi (DVR) che ogni azienda privata o ufficio dello Stato è tenuto a redigere e applicare. Da parte sua, la CSU ha inviato le sue osservazioni e proposte, sulla base delle linee guida internazionali e, più specificatamente, di quelle indicate dall’INAIL, oltre che delle buone pratiche più evolute. Tra queste, la richiesta di valutare il rischio termico utilizzando l’indice WBGT (Wet Bulb Globe Temperature), riconosciuto a livello internazionale. È importante evidenziare infatti che il grado di rischio termico dipende non solo dalla temperatura, ma anche da altri fattori, tra cui l’umidità, la ventilazione, l’esposizione solare diretta; ed è altrettanto fondamentale considerare il livello di sforzo fisico e/o mentale richiesto dalla mansione svolta. Tali elementi devono essere considerati congiuntamente nella valutazione del rischio, ponendo un’attenzione maggiore ai soggetti più vulnerabili. Attraverso il DVR il datore di lavoro dovrà individuare tutte le misure per ridurre il più possibile il rischio termico. Tra queste, necessariamente vi è l’obbligo di garantire un’adeguata idratazione, mettendo a disposizione l’acqua nelle vicinanze del posto di lavoro. In questo contesto, l’acqua è a tutti gli effetti un dispositivo di protezione individuale (DPI). Il nuovo regolamento prevede altresì che il DVR indichi la temperatura che dovrà essere rilevata negli ambienti di lavoro al chiuso o all’aperto, oltre la quale debbano essere previste pause obbligatorie, variabili in funzione dell’intensità di lavoro previsto dalle specifiche mansioni e proporzionali ai valori registrati. In particolare, per i lavoratori che operano all’esterno, dovranno essere previste aree ombreggiate e facilmente accessibili, dove poter effettuare le pause con disponibilità di acqua fresca. All’interno di questo quadro, risulta fondamentale il ruolo del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), che deve essere consultato nella identificazione dei rischi e delle relative misure da adottare per limitarli. A questo proposito, rinnoviamo la richiesta di aggiornare la normativa per consentire l’elezione del RLS territoriale o interaziendale, a supporto dei lavoratori impiegati nelle imprese ove tale figura non sia stata individuata.
CSU