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Movimento Rete: “Riflessioni su AASS-Public Netco-ZTE”

E’ sbalorditivo come Repubblica Futura possa liquidare la sentenza di archiviazione sul caso AASS-Public Netco-ZTE asserendo che il progetto andava bene e che RETE ha intasato inutilmente il Tribunale, fondamentalmente per vendetta e calcolo politico. Esaminando le motivazioni con cui il Tribunale ha disposto l’archiviazione del fascicolo il quadro che ne emerge è ben diverso.

Ad esempio, spicca il fatto che il Principato di Andorra abbia fornito solo parzialmente la documentazione bancaria del consulente AASS, Jaume Salvat Font, e che pertanto non è stato possibile escludere né appurare l’indebita percezione di utilità da parte sua. Tradotto: non avendo ricevuto gli estratti conto, il Tribunale non sa con certezza se Salvat Font abbia percepito un ingiusto profitto o indebito vantaggio per sé o per altri. Da qui l’insufficienza di prove per confermare il reato di truffa aggravata. Ma se le carte fossero state prodotte nella loro integrità?

Un’altra ambiguità emerge dal conto corrente di ZTE all’interno del quale le somme ricevute da Public Netco si confondono con quelle già presenti. Tale confusione sui dati mette in fuorigioco l’altro reato oggetto di indagine, quello di amministrazione infedele, per il quale viene infine rilevata l’insufficienza di elementi istruttori.

Le indagini del Tribunale spingono alla seguente osservazione: mentre a cittadini e imprese viene richiesto il ferreo rispetto di scadenze e iter, quando ci sono di mezzo le nomine dei partiti si entra nel campo del “tutto è possibile, compatibilmente”. E allora succede che venga concessa la manleva agli amministratori chiamati a negoziare un contratto milionario (persone che prendono accordi per conto dello Stato ma senza responsabilità). Succede che una avvocata chiamata in due momenti diversi a svolgere il ruolo di controllato e di controllore, dia il suo voto ad impegni di spesa milionari con una veste poi, cambiatasi d’abito, lo dia anche per legittimarle. Succede che un carneade andorrano menta alla Commissione Finanze e, insieme a soggetti sammarinesi, sottoscriva un contratto privo di adeguate garanzie, non registrato e senza un progetto preliminare.

Certo, l’archiviazione afferma che non sono stati rilevati profili penali in tali condotte tuttavia – sono parole del Tribunale – l’avvocata avrebbe fatto meglio ad astenersi, lo Stato avrebbe fatto meglio ad indire una gara pubblica, le condotte di Salvat Font e dei membri del cda di Public Netco son affette da “colposa imprudenza”. Infine la valutazione di merito: le carenze riscontrate sono censurabili e denotano un modo di agire non conforme ai principi di sana e prudente gestione del patrimonio amministrato.

Colleghi di RF, dove sta l’inconsistenza dell’azione di RETE? Per noi che da sempre ci battiamo contro l’opacità di determinate condotte le motivazioni del Tribunale sono una medaglia. I principi del Codice di Condotta non si applicano anche a Segretari di Stato e Consiglieri? Dunque esiste l’obbligo di segnalazione nel caso in cui sussistano elementi, indicazioni o ragionevoli sospetti di attività illecite. Elementi che sussistevano eccome e riguardo ai quali i partiti, inclusa RF, normalmente preferiscono girarsi dall’altra parte. Semmai sarebbero costoro a dover spiegare con quale codice etico-politico, con quale senso dello Stato abbiano affidato questa delicata vicenda a persone che hanno agito in deroga a principi che invece valgono per tutti gli imprenditori, amministratori e i dipendenti pubblici e privati.

Vogliamo fare una puntatina anche sul caso Titoli? RF liquida la vicenda banalizzandola: “la cricca Confuorti & Co. è stato il racconto mainstream usato per acquisire consenso con gli elettori” come se contrastare le malefatte sia un vezzo da populisti mentre i politici di rango debbano elegantemente sfilarsi. Qui non si parla di comportamenti censurabili ma di condanne vere e proprie. Ad oggi abbiamo: un giudice (un giudice) condannato in primo grado a quattro anni di prigionia per tentata concussione e abuso d’autorità; indagato per associazione a delinquere assieme agli altri protagonisti del Caso Titoli. Abbiamo l’ex Segretario di Stato Celli (Segretario di Stato) condannato in primo grado per tentata concussione e abbiamo l’ex amministratore di Banca Cis condannato in appello a 5 anni e 10 mesi.

Amici di RF, questa sarebbe la caccia alle streghe per calcolo elettorale? Cerchiamo di restare seri, cortesemente.

Movimento Rete