Disabilità e diritto al lavoro, non sono tollerabili altri rinvii
La celebrazione il 5 maggio scorso della giornata per la vita indipendente, una ricorrenza dell’ONU dedicata ai diritti delle persone con disabilità, ha offerto l’occasione per tornare a parlare dell’argomento nell’ultima puntata di “CSdL Informa”.
A questo proposito è intervenuto il Segretario Confederale William Santi, il quale ha sottolineato come il diritto alla vita indipendente e l’inserimento nel mondo del lavoro siano condizioni fondamentali per dare dignità e maggiore autonomia alle persone con difficoltà psico-fisiche.
Purtroppo un’altra legislatura si è conclusa senza che sia stata realizzata la riforma necessaria per favorire l’inserimento lavorativo di queste persone, nonostante la Segreteria di Stato per il Lavoro avesse istituito un gruppo di lavoro ad hoc, dopo che in quella precedente si era lavorato su un testo di riforma, che però non è andato in porto.
Da parte della Segreteria di Stato competente il mercato del lavoro in questi ultimi anni è stato riformato sotto vari aspetti, compreso il lavoro dei pensionati e degli amministratori di società, che non erano di certo una priorità, ma l’inserimento delle persone con disabilità sui posti di lavoro è rimasto indietro, nonostante fosse urgente.
Un tema questo che riproponiamo con forza alle forze politiche che si apprestano alle elezioni e a quelle che saranno chiamate a governare. La civiltà di un paese si misura proprio dall’attenzione verso i cittadini più svantaggiati. Le norme devono essere sostanzialmente riformate, per garantire a tutte le persone con disabilità il diritto reale ad un lavoro sicuro e dignitoso.
Altro tema riguardante gli interventi non realizzati nell’ultima legislatura, è quello dei permessi per la cura di familiari anziani o non autosufficienti. Quelli retribuiti pari a quattro giornate al mese prevedono requisiti molto stringenti. Per i lavoratori che hanno familiari molto anziani che non rientrano in questi parametri, non è previsto nessun permesso retribuito, a parte le 8 ore annue sancite dal contratto industria, ma che servono anche per le visite personali e per accompagnare coniugi e figli.
È necessario che le normative riconoscano specifici permessi retribuiti per tutti, ad esempio per accompagnare i genitori ultra ottantenni o parzialmente non autosufficienti alle visite mediche o prestazioni sanitarie.
Sulla denatalità, il sindacato ha ripetutamente chiesto, anche in occasione dello sciopero generale del dicembre scorso, che in caso di nascita di un figlio sia riconosciuto un sostegno economico anche alle donne che non lavorano e che non percepiscono ammortizzatori sociali. Ma anche su questa richiesta abbiamo registrato il silenzio del Governo.
Vi è poi il tema del rientro al lavoro delle mamme dopo l’aspettativa post-partum e il diritto al part-time che non di rado viene accettato malvolentieri dalle aziende. Succede spesso che dopo un’assenza prolungata successiva alla maternità vi siano difficoltà di reinserimento, ad esempio per avvenuti cambiamenti nelle metodologie di lavoro o perché le aziende vogliono privilegiare gli eventuali lavoratori assunti in sostituzione. Queste lavoratrici a volte sono indotte alle dimissioni o comunque subiscono uno stop alle possibilità di carriera e sono disincentivate a cercare di avere altri figli. Tutto ciò è contrario ai principi legislativi!
In tema smart working, nonostante esista la specifica norma, non lo pratica quasi nessuno. Non sappiamo in quanti casi è stato richiesto, in particolare per motivi familiari, e non è stato concesso: chiediamo alle lavoratrici ed ai lavoratori di informarci. Siamo disponibili per ogni tipo di supporto, garantendo la riservatezza in quanto interveniamo solo su specifico mandato. È necessario conoscere la dimensione del fenomeno e fare in modo che il diritto sancito per legge venga realmente riconosciuto.
Il sindacato è impegnato ad incalzare anche il prossimo Governo affinché si realizzino questi obiettivi.