ANIS: “La cogenerazione porta vantaggi energetici, ambientali, economici e permetterà alle aziende di recuperare competitività dopo anni di ritardo”
È stato emesso, finalmente, il Decreto che permetterà alle aziende private – potenzialmente anche agli enti pubblici come l’Ospedale di Stato – di utilizzare la tecnologia della cogenerazione e trarne per le aziende e per tutto il Paese i relativi benefici, in termini ambientali e competitivi. In Italia la prima direttiva che ne ha promosso l’uso e lo sviluppo risale addirittura al 2004 e come rappresentanti del comparto industriale, che chiedono parità di condizioni rispetto ai concorrenti italiani ed europei, attendiamo da oltre un decennio questo provvedimento normativo.
Gli impianti di cogenerazione e trigenerazione aumentano di fatto l’efficienza dei sistemi di generazione di energia elettrica, termica e frigorifera, recuperando per altro uso il calore che deve necessariamente essere dissipato dall’impianto. I vantaggi che ne conseguono sono di tre tipi: energetici, ambientali ed economici.
Innanzitutto la riduzione a livello globale delle emissioni in atmosfera: questo è un obiettivo prioritario, che il nostro Paese ha espressamente dichiarato di perseguire e a cui noi, come imprenditori, vogliamo contribuire investendo in impianti che permettano alle nostre aziende di ridurre il loro fabbisogno di energia dall’esterno.
Inoltre i minori consumi di energia primaria comportano un significativo vantaggio economico che si tradurrà in maggiore competitività (o meglio in un recupero della competitività persa fino ad ora) per le aziende del nostro territorio.
Al pari del fotovoltaico si tratta di tecnologie certificate green e sostenibili, riconosciute a livello globale e per questo promosse e incentivate da tutti gli organismi internazionali e dai singoli Paesi. Basti pensare che oggi un tale investimento, se fatto in Italia, viene quasi completamente ripagato in meno di dieci anni grazie agli incentivi.
Al contrario – e questo va sottolineato quale differenza rispetto al contesto circostante – il decreto sammarinese non prevede alcun incentivo.
Va infine detto che tali impianti, il cui costo di realizzazione è molto alto, lavorano in maniera efficiente solo se perfettamente tarati sui consumi della singola azienda e perciò giustamente il decreto fissa i limiti di dimensione e di produzione, escludendo qualunque potenziale rischio di un non corretto dimensionamento (qualcuno ha parlato di “sovradimensionamento”) degli stessi rispetto alle reali necessità dell’azienda.
Le industrie sammarinesi contribuiscono per oltre un terzo alla formazione del PIL, trainano l’occupazione con migliaia di posti di lavoro e generano una parte consistente del reddito delle famiglie e, direttamente o indirettamente, gran parte del gettito fiscale. Un decreto che va nella direzione di riconoscere possibilità tecnologiche virtuose al pari di quelle già presenti da anni fuori dai confini, va valutato tecnicamente e senza pregiudizi e posizioni ideologiche, e pertanto non può che essere accolto positivamente e sostenuto.
ANIS