CSdL: “Dal Governo una serie di provocazioni inaccettabili”
Riforme e caro bollette: no ai blitz ed a interventi che creano conflittualità e colpiscono le fasce più deboli. È la sintesi del dibattito scaturito dal Direttivo CSdL, riunitosi in data odierna.
Riforma pensioni: verrà richiesta la modifica delle parti soggette ai blitz dell’ultimo momento, oltre a quelle non rispettose degli impegni assunti dal Governo e dalla maggioranza, e proposte le necessarie integrazioni.
Riforma delle norme sull’occupazione: oltre ad essere in larga parte inutile, creerà conflitti tra imprese e lavoratori, mentre si sta definendo il testo unico del contratto industria ed artigianato, che contiene norme in contrasto con i contenuti del PdL, in particolare nelle parti che riguardano il lavoro interinale ed i distacchi.
Il Direttivo CSdL ritiene che si tratti di una vera propria sfida al sindacato, messa in campo da Governo e maggioranza per distogliere l’attenzione dai gravi problemi tuttora irrisolti, quali la stabilizzazione del bilancio dello Stato e la questione relativa agli NPL delle banche, che peseranno come un macigno al momento in cui ci si dovrà approcciare a rifinanziare il debito estero.
I report di Fitch e Fondo Monetario Internazionale hanno messo a nudo i principali problemi economici che attanagliano il nostro Paese. Peraltro non sono nuovi, per cui c’è poco di cui stupirsi. Purtroppo, mentre fino a un paio d’anni fa si poteva anche fare spallucce rispetto al loro parere, ora diventa determinante per poter collocare i titoli a tassi che non siano al limite dello strozzinaggio.
L’annunciato raddoppio delle bollette del gas e del 136% per quelle dell’energia elettrica costituisce un’altra provocazione. Oltre che non giustificato in maniera analitica rispetto al bilancio dell’AASS, attraverso un doveroso confronto con il sindacato e le Associazioni dei consumatori (che il Governo si è guardato bene dal mettere in campo), sono inaccettabili anche perché il nostro Paese non si è ancora dotato di strumenti oggettivi per determinare quali sono le fasce più deboli della popolazione, che vanno tutelate.
Se c’è chi può tranquillamente sopportare simili aumenti, non altrettanto si può dire per le famiglie che spendono in toto il loro reddito da lavoro o da pensione per vivere, in particolare se pagano affitti o mutui. Anche le imprese devono mantenere un significativo differenziale per poter competere sui mercati internazionali. Questo colpo può costituire una ulteriore battuta d’arresto per i contratti che ancora non si sono rinnovati e per i quali già in precedenza le Associazioni di categoria chiedevano interventi del Governo per poter assicurare aumenti contrattuali dignitosi.
È quindi necessario che il Governo convochi un tavolo che affronti il tema della politica dei redditi. Già prima della pandemia il tenore di vita era sensibilmente differente tra chi lavora e chi vive di rendita: ora il divario sta diventando insostenibile.
Evidentemente il Governo e la maggioranza vogiono misurare la forza del sindacato, oppure cercano un pretesto per porre fine alla legislatura, come annunciato di recente dal Segretario di Stato Pedini Amati, al fine di posticipare ad una nuova legislatura la risoluzione di problematiche che stanno diventando sempre più complesse. Alla faccia del senso di responsabilità!