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L’Assestamento di Bilancio è al centro dei lavori consiliari

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L’Assestamento di Bilancio è al centro dei lavori consiliari odierni che ripartono in mattinata dall’esame dell’articolato, dopo la presentazione e il dibattito del progetto di legge avvenuto in seduta notturna.
Si comincia con il primo emendamento, presentato dal governo, modificativo del titolo che diventa Progetto di legge “Variazione al Bilancio di Previsione dello Stato e degli Enti pubblici per l’esercizio finanziario 2022 e modifiche alla Legge 22 dicembre 2021 n.207”.
All’articolo 1, con cui si autorizza il Congresso di Stato “a stipulare contratti di finanziamento o ad emettere Titoli del debito pubblico fino a 130 mln di euro”, seguono tre emendamenti aggiuntivi dell’opposizione, due presentati da Repubblica futura e uno da Libera: uno viene ritirato e i restanti sono poi respinti. Nell’illustrare il primo, l’articolo 1 bis “Piano di ristrutturazione e sviluppo dello Stato” di Rf, i consiglieri Andrea Zafferani e Nicola Renzi spiegano che come gruppo presenteranno solo 5 emendamenti su tutto l’articolato, elaborati sul testo di prima lettura. “Ci siamo trovati poi 70 emendamenti e una finanziaria completamente cambiata”, lamenta Renzi. Ad ogni modo, le proposte di modifica di Rf riguardano, chiarisce Zafferani, 5 temi ritenuti “urgenti”. Il primo tocca il tema dell’indebitamento previsto di 130 mln di euro, a fronte del quale “noi- prosegue Zafferani- proponiamo quanto prima un piano di ristrutturazione e sviluppo”. Intervengono i consiglieri di Libera a sostegno. Tra loro, Alessandro Bevitori sottolinea come sia stato auspicato più volte anche dal suo gruppo un piano di sviluppo “in modo da canalizzare questo debito in progetti precisi progetti, perchè dobbiamo sapere esattamente dove andranno a finire i soldi presi in prestito”. Dalla maggioranza Stefano Giulianelli, Pdcs, ricorda quindi come documenti di pianificazione analoghi a quanto proposto da Rf, redatti dalla Segreteria di Stato per le Finanze, esistano già: ovvero il Programma economico. Lo stesso Segretario di Stato Marco Gatti ribadisce il concetto: “Ci sono bilanci di previsione di assestamento che indicano cosa intende fare il governo nei prossimi anni, il programma economico, i progetti di legge o, ancor meglio, le leggi approvate dal Consiglio funzionali a potenziare lo sviluppo economico: questi sono i documenti presentati agli investitori. Il resto significa impegnare l’amministraizone a un lavoro doppio e inutile”. Replica infine contrariato Zafferani: “Se pensate che le 170 pagine del Programma economico siano letti da un investitore e sulla base di quello ci dia fiducia, alzo le mani”.
Segue l’esame dell’emendamento di Libera aggiuntivo Articolo 1-bis “Destinazine del debito pubblico”. “Questa nostra proposta è in linea con quanto diciamo da tempo- spiega Vladimiro Selva- Ribadiamo che il debito sia fatto, ma finalizzato a progetti e oggi ci pare che il Prg sia tra i progetti che questo governo ha in campo”. E l’emendamento prevede che i fondi recuperati dall’indebitamento siano destinati a finanziare le infrastrutture previste dal Prg. Per il Sds Gatti si tratta di una proposta irricevibile: “La legge di bilancio è quella che ha un bisogno maggiore di copertura finanziaria- spiega- se prevediamo che i finanziamenti sono destinati a qualcosa che si farà domani, significa che togliamo questa copertura”. Per Selva la risposta del Segretario è fonte di preoccupazioni: “Queste risorse su cui lo Stato prende impegno- motiva- sono risorse su cui lo stesso governo non ha libertà di gestione per far sì che possano produrre ricchezza”.
Il terzo emendamento dell’opposizione articolo 1-ter “Utilizzo di risorse interne” viene infine ritirato da parte di Rf .
Si passa all’articolo 2 “Acquisizione partecipazioni ed immobili”, in cui si prevede, tra l’altro, l’acquisizione di immobili destinati a sedi istituzionali fino alla concorrenza di 15,9 mln di euro. Su richiesta dell’opposizione, il Sds Gatti spiega che si tratta della sede per la Pam, per la nuova Ragioneria di Stato e di un immobile di pregio a Serravalle che per ora non ha destinazione. Rispetto la cifra indicata, “pensiamo i valori finali siano inferiori”.
Viene poi presentato l’emendamento di Rf aggiuntivo dell’articolo 2-Bis “Piano di ristrutturazione della sanità”, per prevedere a presentazione da parte del governo di un “progetto di risoluzione di alcune criticità esistenti nella struttura sanitaria”, da presentare in commissione consiliare. “Si vuole attirare l’attenzione su questo tema- chiarisce Nicola Renzi- dobbiamo istituzionalizzare un confronto serio che deve essere fatto su documenti e proposte scritte, gli incontri che sono già stati fatti con il direttore generale purtroppo sono stati molto fumosi, con enunciazioni di principi, ma senza concretezza”. Dalla maggioranza, Carlotta Andruccioli, Dml, riconosce l’importanza delle criticità evidenziate: dalla riorganizzazione di medicina di base, alla libera professione, fino al riconoscimento a fini pensionistici del lavoro anche in Italia, per facilitare il reperimento di professionisti. “Non so se un emendamento che sembra più un odg possa risolvere la questione- sottolinea- ma la politica ha davvero il dovere di confrontarsi per trovare soluzioni”.
Il Segretario di Stato per la Sanità Roberto Ciavatta anticipa che a breve sarà previsto un incontro con i gruppi di opposizione e poi verrà convocata la Commissione sanità proprio per dare notizie delle “novità che stanno intervenendo” su sanità e Iss. E rimarca quale sia la portata della carenza di medici e infermieri: “Per mantenerli sul territorio a lavorare e reperirli non serve una retribuzione di qualche migliaia di euro in più, ma tutto quello che ci ruota attorno, libera professione, attrezzatura, casistica…”. A riguardo: per semplificare la libera professione “c’è un testo che presto porteremo in Aula”. E ancora, su medicina di base, “il Cot è certamente una soluzione tampone cui deve seguire una vera e propria riorganizzazione dall’Atto organizzativo”. L’emendamento di Rf viene infne respinto.
Segue uno dei contenuti più rilevanti dell’Assestamento, l’emendamento del governo aggiuntivo dell’articolo 2-Bis “Emissione di Titoli del debito pubblico” che prevede l’emissione di titoli decennali all’1% per un ammontare di 53.770.000 euro, riservati in emissione alla Società di Gestione degli Attivi e BNS spa. L’Esecutivo viene inoltre autorizzato ad una emissione massima di 150 milioni entro il 31 dicembre 2022. Come chiarisce il Segretario per le Finanze, l’emendamento riguarda la conversione delle attuali obbligazioni Bns garantite dallo Stato.
Dai consiglieri di Rf si avanzano dubbi e richieste di chiarimento, in particolare sul comma 7 dell’emendamento, con cui si autorizza il congresso di Stato “a intervenire tramite decreto delegato sul credito di imposta della Società di gestione degli Attivi ex Bns sino all’azzeramento”. “Che idea avete per azzerare il credito di imposta? Forse serve essere più precisi”, manda a dire Zafferani. “Ci avete distrutto quando il Fmi ci aveva raccomandato di convertire il credito di imposta- ricorda Renzi- scoppiò la rivoluzione, qui avete scritto che il congresso è autorizzato a intervenire con decreto, cosa vuole dire ‘intervenire’? Vuole dire tutto e niente”. Stefano Giulianelli, Pdcs, ricorda i termini del programma di risoluzione di Bns, presentato in commissione consiliare finanze: “Il debito accertato è pari 206 mln di euro, e la prima scadenza per il rimborso delle obbligazioni Bns è quella del 22 luglio 2022, una scadenza prossima”. Quindi, con la conversione,“l’abbiamo spostata al dicembre del 2032”. Iro Belluzzi, consigliere indipendente di Libera, chiede quale appetibilità possano avere titoli con rendimento all’1% . “Qual è la reale capacità nell’assorbire i titoli di Stato all’interno del nostro sistema?”. Emanuele Santi di Rete replica a Renzi sulla diversità tra la vicenda dell’ex Cis e quella attuale: “Sul credito di imposta, rispetto al 2017 c’è differenza, Bns è oggi banca dello Stato e si poteva fare la scelta di azzerarlo-chiarisce- Nel 2017, quando volevate convertire il credito di imposta in titoli, di fatto si sarebbe fatto un regalo da 74 mln a Grandoni e Guidi, che avevano in mano quella banca”. “Il regalo a Grandoni non mi pare sia stato fatto, anzi”, puntualizza quindi Alessandro Bevitori, Libera, che mette poi in dubbio l’utilità della manovra: “Qui si parla di spostare una scadenza, ma non è che abbiamo uno sconto, anzi pagheremo più interessi”.
Per Luca Boschi, Libera, il problema alla base di tutto resta la mancanza di un progetto per ripagare il debito pubblico. “Non è che il governo si diverte a creare dal nulla debito pubblico- manda a dire Giovanni Maria Zonzini, Rete, che ripercorre a monte la vicenda. “Quando Banca Cis è saltata, lo Stato ha garantito il rimborso ai correntisti e a ha emesso delle obbligazioni, garantite ancora dall’ammontare di crediti che banca Cis doveva avere dalla clientela”. Zonzini riferisce a grandi linee che, dai riferimenti avuti in seduta segreta su quello che è oggi diventata l’ex banca Cis, alcuni crediti sono rientrati “ma una parte residuale, e lo Stato avrebbe dovuto tirare fuori lui i soldi a fine obbligazioni”. In definitiva, “già era di fatto del debito pubblico- prosegue- e l’impegno dell’obbligazione assunto dallo Stato indirettamente oggi lo formalizziamo come titoli di debito pubblico, ma all’atto pratico paga sempre la cittadinanza questo dissesto bancario”.
Il Sds Gatti infine si smarca nettamente dagli approcci del governo precedente e spiega la scelta strategica dell’operazione: “Voi avevate fatto la scelta del ‘abbiamo meno debito, perché ci siamo inventati il 5 ter, ma poi abbiamo Cassa di risparmio che perde 30-40 mln di euro’. Diversamente, noi abbiamo detto ‘se debito è, debito sia, ma almeno aiuti ad andare in attivo e Cassa di Risparmio in un anno è andata in attivo’, è un approccio diverso, c’è chi mette la polvere sotto tappeto, noi cerchiamo dei vantaggi e con Cassa lo abbiamo dimostrato, qui è stessa cosa”. Ovvero, “rendiamo debito le obbligazioni, cercando di crearci sopra un mercato e un valore aggiunto per l’economia finanziaria. Ci auguriamo che, come per Cassa, ci possano poi dire che abbiamo avuto ragione”. Infine, sul Credito di imposta “non lo convertiamo- chiarisce- nel momento in cui sarà completata l’operazione di emissione dei titoli di stato, quell’attivo deve essere azzerato”.
Con l’approvazione dell’emendamento del governo, i lavori sono sospesi e riprenderanno nel pomeriggio.

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