Francesco Chiari: “L’orgoglio che uccide”
L’ORGOGLIO CHE UCCIDE
C’è modo e modo di aiutare qualcuno in stato di bisogno e c’è modo e modo di difendersi.
Si deve poi valutare bene quale sia la propria forza e soprattutto chi siano coloro che ci aiuteranno nell’eventualità che qualche energumeno voglia fare di noi un sol boccone – cit. “Il lupo cattivo” , ndr.
Ovviamente non c’è alcuna giustificazione per chi usa la forza bruta per dirimere qualunque questione, ma tant’è, e credo che la malcelata lupa Europa, travestita da nonnina, fosse allora e sia tuttora perfettamente in grado di valutare il punto di vista “sovietico”, perché di questo si tratta, per quanto anacronistico esso ci appaia.
Giusto o sbagliato, infatti, il concetto è molto semplice; la Russia non vuole ritrovarsi da qui a 10 anni circondata dalla NATO.
In tutto questo però si è sottovalutato, forse volutamente, che gli ex soviet, oggi capitalisti anch’essi, hanno l’indole aggressiva della tigre siberiana, poco incline a quella diplomazia che tenta di confondere il concetto di pace globale con quello di supremazia economica.
Come mai, mi chiedo, i capi del grande popolo europeo, fino ad un mese fa non pervenuto, non hanno pensato a prevenire la paura russa tramutatasi poi in aggressività?
Forse in modo recondito si voleva arrivare proprio a questo? Forse ci si è fatti abbindolare dagli USA, comodamente seduti a guardare oltre oceano e che non rinunciano al ruolo di polizia del mondo? Forse questi capi europei, tanto buoni e tanto bravi sanno che la guerra è un grande motore economico per questo Leviatano chiamato Europa, la quale se ogni tanto non si droga massicciamente rischia di implodere? Che sia proprio l’Ucraina l’agnello sacrificale prescelto per giungere al nuovo assetto mondiale che ci trainerà attraverso la transizione energetica?
Che sia la volta buona per affrancarsi dal gas russo?
Cosa volete che sia un rincaro di bolletta e carburante per un paio d’anni a danno di cittadini e aziende private?
O qualche migliaio di soldati persi?
O addirittura dei civili incolpevoli morti o nel migliore dei casi sfollati e straziati?
Nulla o quasi in confronto a vent’anni di nuovi assetti economici, di nuova economia politica.
E ancora mi chiedo, questa grande Europa dei bilanci, che con tracotanza decantava tanto ad inizio invasione l’unità del suo popolo, forse non avrebbe dovuto avere un ministro generale degli esteri che si occupasse tout court di tenere sotto controllo la politica estera russa?
Insomma le mie domande retoriche, che penso siano quelle anche di altri, ben esprimono l’apparente inadeguatezza rispetto ad argomenti chiave che solo agli occhi d’un bambino potrebbe sembrare casuale.
Non basta, di fronte a questa grande tragedia noi comuni cittadini accettiamo la narrazione di un sistema mediatico che nel 2022 ci vuole ancora far credere che il bene e il male siano due entità nettamente distinte, ci stordisce con l’oppio della sofferenza altrui e ci fa palpitare di fronte allo stoico orgoglio di un presidente che così facendo rischia di mandare al macello il proprio popolo.
Chiedere aerei e carri armati di fronte ai parlamenti mondiali, citando a sproposito l’Olocausto, l’ 11 Settembre, o Genova, non trovando niente di meglio, dà il senso della caratura politica di un presidente ucraino troppo ammaliato dalla luce della storia che improvvisamente gli si è accesa addosso.
Credo che un capo di stato all’altezza avrebbe dovuto anzitutto salvaguardare le vite e le città del proprio paese e un attimo dopo cominciare ad invocare a gran voce l’Europa, la NATO, il Papa, il capo della Chiesa Ortodossa ed il mondo intero, gridando all’invasore e pretendendo l’aiuto diplomatico di tutti. A quel punto la diplomazia mondiale non avrebbe potuto esimersi e così ciò che ormai rimarrà dell’Ucraina avrebbe potuto contrattare con l’aggressore l’entrata in Europa a pieno titolo “mollando solo” il Donbass che tutto sommato è più russo che di altri, senza volermi addentrare nella questione delle presunte persecuzioni neonaziste ai danni della popolazione di quella regione.
Questo egocentrismo insieme alla lucida follia putiniana sembrano una perfetta crisi di coppia logorata dal tempo, dove l’Europa ficca il coltello nella piaga come un’amante che aspetta da tutta la vita.
Tutto ciò crea una miscela esplosiva che va sotto il nome di “orgoglio che uccide” e che si combatte solo con una sincera voglia di pace, con un vero senso di giustizia economica ed equilibrio geopolitico.