Csu: “Via libera alla stabilizzazione dei precari ISS”
Si è chiuso oggi, con la ratifica in Consiglio Grande e Generale, l’iter per la stabilizzazione del personale precario dell’Istituto Sicurezza Sociale. Per la CSU ora va aperto un tavolo per eliminare il precariato in tutta l’Amministrazione Pubblica.
Il percorso di stabilizzazione del personale sanitario è iniziato a ridosso della prima ondata della Pandemia da Covid 19 e si è articolato in diverse tappe: sottoscrizione del Protocollo d’Intesa ad agosto, firma dell’Accordo a novembre e quindi il via libera degli elenchi degli stabilizzati in gennaio. Oggi l’ultimo atto con la ratifica.
Nell’esprimere soddisfazione per “un risultato fortemente voluto e seguito passo dopo passo”, i segretari delle Federazioni Pubblico Impiego della CSU, Antonio Bacciocchi (FUPI-CSdL) e Milena Frulli (FPI-CDLS), sottolineano che “la stabilizzazione del rapporto di lavoro è un diritto a cui tutti i lavoratori devono accedere. Pertanto la giornata di oggi non è un traguardo, ma una tappa nel percorso di stabilizzazione di tutto il personale della Pubblica Amministrazione”
Per questo motivo, annunciano i segretari Bacciocchi e Frulli, “ci prodigheremo affinché si apra al più presto il tavolo di confronto per mettere fine al precariato”. “Sarebbe infatti intollerabile – continuano – che l’Esecutivo non procedesse con la stabilizzazione del personale di tutta la Pubblica Amministrazione, non facendo seguito a quanto affermato più volte in sede di confronto. La precarietà non può essere una condizione normale di lavoro, rappresenta infatti una deprecabile eccezione alla quale porre al più presto rimedio”.
I segretari delle Federazioni Pubblico Impiego di CSdL e CDLS sottolineano infine che l’emergenza pandemia ha ancora di più aumentato nel mondo del lavoro il bisogno di certezze: ”Se si vuole tentare di dare una accelerazione all’economia interna del Paese, è essenziale dare garanzie al personale che più di tutti investe in territorio il proprio salario. Chiediamo, quindi, sia concretizzata la volontà più volte espressa dai componenti del Congresso di Stato ad uniformare lo stato dei diritti dei propri dipendenti, per evitare situazioni di evidente disparità”.