RETE: relazione Commissione d’inchiesta CIS sia punto di partenza
La Relazione della Commissione d’Inchiesta su Banca CIS ha il merito di far luce su alcuni dei passaggi più oscuri e controversi degli ultimi quindici anni, mettendo finalmente nero su bianco intrecci deleteri fra politica, organismi di controllo, finanza e Magistratura che hanno permesso ad un gruppo di potere di agire indisturbato nei suoi affari fino ai nostri giorni. Negli ultimi dieci anni, tutti quelli che hanno denunciato le scelleratezze del Gruppo Grandoni sono stati umiliati, attaccati, schiacciati: chi protestava pubblicamente – come molti esponenti di RETE – veniva additato (persino da Fabio Berardi!) come “nemico del Paese”, chi segnalava al Tribunale nella migliore delle ipotesi vedeva le proprie denunce impolverarsi fino alla prescrizione, nella peggiore (come alcuni ispettori di Vigilanza di BCSM e membri del nostro Movimento) veniva perseguito a sua volta con accuse false e tendenziose, ma sufficienti a rovinare una carriera professionale e anni di vita.
E allora forse non è un caso, come scritto in Relazione, che Daniele Guidi (Direttore Generale di Banca Partner prima e di Banca CIS poi) si vantasse di essere lui a comandare in Tribunale: forse perché un certo Magistrato, tale Alberto Buriani – beniamino di Repubblica Futura e del quotidiano “L’Informazione” – frequentava la sua casa, andava in vacanza con lui e Grandoni eccetera eccetera?
La Commissione percorre e dimostra, carte alla mano, ogni passo del piano di Confuorti (quello che Roberto Giorgetti definiva un “fantasioso complotto”) per prendere possesso del nostro sistema finanziario, di BCSM e – in definitiva – del Paese. Un piano che non si è realizzato per un soffio, ma che prevedeva – attraverso Savorelli e Grais (“professionisti capaci” secondo Adesso.SM) – l’adozione di una vera e propria “strategia della tensione” tramite la chiusura di Asset Banca, il bilancio farlocco da 534 milioni di Cassa di Risparmio, gli annunci di Celli su shock di liquidità ecc., azioni che hanno determinato – nel giro di pochi mesi nel 2017 – la fuoriuscita dal sistema sammarinese di liquidità e aggravi per lo Stato (alias i cittadini) per un totale di oltre un miliardo di euro.
C’era però anche allora chi denunciava, e RETE era in prima fila a farlo con interventi in Consiglio, articoli di stampa, esposti alla magistratura, manifestazioni e sit-in. E quali sono state le conseguenze? Gli interventi venivano ridicolizzati da Adesso.SM, le denunce del Movimento venivano archiviate da Buriani e non finisce qui: i nostri esponenti di primo piano sono quasi tutti finiti alla sbarra (inquisiti casualmente sempre da Buriani) nel nostro Tribunale e addirittura, come nel caso di Elena Tonnini, sono stati denunciati da Confuorti in Lussemburgo! Denunce di Confuorti annunciate con una lettera agli allora Capitani Reggenti Vanessa D’Ambrosio e Mimma Zavoli, che tennero la lettera in un cassetto, ma che oggi è resa pubblica dalla Commissione. Non solo: Elena Tonnini, denunciata per un intervento in Consiglio protetta da immunità, si vide negata la possibilità di avere copertura legale dall’Eccellentissima Camera per volontà di Adesso.SM. E oggi? La Commissione dichiara quella denuncia come è stato un “attentato alla dignità e alla sovranità delle Istituzioni sammarinesi”, Istituzioni che – per volontà della maggioranza di allora – rimasero inerti e lasciarono che un Consigliere della Repubblica venisse trascinato sul banco degli imputati da Confuorti senza nessun sostegno.
Il giudizio politico che giungerà a seguito del dibattito di giovedì dovrà essere propedeutico al fine di censurare una volta per tutte un copione che, per troppo tempo, molti attori hanno messo in scena, soprattutto a fronte del fatto che sono in molti i nostalgici di quel periodo. Ci si augura che, a seguito di quanto emerso, anche il Tribunale possa lavorare serenamente per, eventualmente, condannare le condotte di coloro che hanno vessato la Repubblica e i suoi cittadini per i propri interessi personali.
Il Movimento RETE si augura che questo sia un punto di partenza e non di arrivo, per poter finalmente riportare il nostro Paese in una condizione di moralità e legalità non solo formale ma anche sostanziale.