Si dice “la ministra”
Si dice “la ministra”
Abbiamo ascoltato questa mattina la rassegna stampa del Direttore di RTV Carlo Romeo. Arrivato a leggere “la ministra Azzolina” – in un’intervista su La Repubblica che le chiedeva chiarimenti sulla situazione scolastica nelle zone rosse – il nostro Direttore si inalbera: “La ministra è aberrante! Faccio obiezione di coscienza!” e ricomincia a leggere calcando il tono e modificando il termine con “il ministro Azzolina”.
È certo opinabile cosa meriti o meno l’appellativo di “aberrante”; non sappiamo che aggettivi potrà poi usare per commentare, ad esempio, quello che succede in Siria o a Lesbo o davanti all’ennesimo femminicidio. Per fortuna questa forma al femminile è invece corretta per la grammatica italiana, come ci indica l’Accademia della Crusca. Per fortuna la lingua cambia e si evolve con la società e diventa così sempre più consueto trovare il femminile anche per i ruoli tradizionalmente preclusi alle donne.
Certo, restano resistenze, abitudini consolidate che dispiace però trovare ai vertici della TV di Stato. Secondo noi, il Direttore, in nome del ruolo che ricopre, dovrebbe essere il primo ad utilizzare un linguaggio più inclusivo, consapevole di come la lingua si evolva e di come anche le parole possano contribuire a promuovere le pari opportunità.
Unione Donne Sammarinesi