Nomine OSCE: Unione Donne dice la sua
Unione Donne non può astenersi dal criticare quanto successo mercoledì scorso in Consiglio sulle nomine dei tre membri della delegazione OSCE. All’imbarazzo della Reggenza si aggiunge quello di UDS per come si sia evidenziata l’incapacità della politica di gestire le quote di genere (questa volta imposte da organismi internazionali) in un’ottica di garanzia di una maggiore parità per le donne riducendole ad un problema che mette in seria difficoltà la politica.
La prima gaffe evidenziata da Unione Donne riguarda quanto riportato nel comma 5 dell’Ordine del Giorno: nella delegazione OSCE “deve esservi almeno un parlamentare donna”. Peccato che si tratti, a tutti gli effetti, di un’interpretazione errata, impropria e, se vogliamo, vagamente sessista. Il Regolamento OSCE afferma, invece, che “ciascuna delegazione nazionale deve assicurare la presenza di rappresentanti di entrambi i sessi”. UDS considera gravissimo che a San Marino una norma internazionale che definisce in modo chiaro la pari rappresentanza di genere venga “tradotta” dando per scontato che il genere meno rappresentato sia quello femminile! La dice lunga su come vengono considerate le donne nella nostra politica: una evidente e scontata minoranza. Se tutti i partiti ambissero ad un vero equilibrio nella rappresentanza maschile e femminile (non solo come slogan in campagna elettorale), problemi di questo tipo non esisterebbero. I numeri sarebbero ben diversi. L’interpretazione sammarinese risulta inoltre errata nella sostanza. Affermare che tra i tre rappresentanti debba esservi almeno una donna lascia intendere che una delegazione di tre donne sia legittima poiché garantisce il requisito minimo. In realtà la regola prevede una rappresentanza 2+1.
La seconda gaffe riguarda il momento delle nomine: Rete, DC e Libera propongono tre uomini. Fin qui non ci sarebbe nulla di male non essendovi stato un chiaro accordo precedente sui nomi che le tre forze politiche avrebbero proposto. Le cose si fanno imbarazzanti quando, dopo un incontro di mezz’ora a Consiglio sospeso, nessun partito è disposto a cedere sulla propria nomina e, aggiungiamo, nessun candidato è disposto a cedere il posto ad una collega. Tra le 12 possibili nomine femminili nessun nome e tutto è rimandato ad oggi nella speranza che l’imbarazzo sia dimenticato mentre, a nostro avviso, sia cresciuto per la lentezza imbarazzante necessaria a fare UNA nomina femminile.
Unione Donne Sammarinesi