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CSU: fermate il trasferimento dell’ufficio filatelico in Poste SPA

17 giugno 2019. A seguito della assemblea con i dipendenti dell’Ufficio Filatelico e Numismatico, le  Federazioni del Pubblico Impiego CSU  lanciano un appello al Governo e ai gruppi Consiliari: la scelta di trasferire lo storico Ufficio  Filatelico in Poste SPA è  incomprensibile e inopportuna

Ancora una volta – sottolineano le Federazioni Pubblico Impiego– un’attività che  rappresenta il biglietto da visita di RSM in tutto il mondo e che genera un utile per le casse dello Stato per milioni di euro viene lasciata morire poco a poco senza provvedere a sostituire il personale, mortificando coloro che hanno esperienze ultradecennali nel settore senza un minimo di confronto e senza avere una idea di cosa fanno i dipendenti negli uffici. L’ennesimo articolo di una finanziaria, così come per la trasformazione delle Poste in SPA, dispone che le funzioni del Filatelico e Numismatico vengano trasferite alla Società Poste, che così vedrebbe il suo bilancio miracolosamente passare da passivo a forte attivo in un attimo, utilizzando soldi che vengono meno al Bilancio dello Stato. L’unico trasferimento che ci vede d’accordo è quello della sede dell’Ufficio, che ad oggi comporta un costo di locazione fuori mercato”

“Nel contorto pensiero – continuano le Federazioni- dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, la PA è vista a volte come un costo improduttivo oppure come un bacino di voti in periodo elettorale,  dimenticando sempre il grande valore del capitale umano  delle persone che ci lavorano, che è portatore di grandi capacità, esperienze e ricchezze professionali. I dipendenti pubblici sono insomma  considerati l’ultima ruota del carro, gli ultimi ad essere coinvolti nei processi di cambiamento. Al punto che  ci siamo  addirittura sentiti dire che i vertici di Poste sceglieranno chi è meritevole di essere trasferito e chi rimarrà nella PA come soprannumerario”.

Questo progetto di trasferimento, affermano le Federazioni Pubblico Impiego CSU, è una scelta che non può cadere dall’alto, ma deve investire i lavoratori e tutti i cittadini: “E’ ora di domandarci il perché, ancora una volta, lo Stato cede i propri ‘gioielli di famiglia’ a soggetti privati. E quale sarà il prossimo trasferimento. Magari l’Azienda dei Servizi?”

L’appello finale è netto: “Chiediamo fortemente a Governo e a tutte le forze politiche di fermarsi e non proseguire con questa incomprensibile e inopportuna operazione di trasferimento, mantenendo e valorizzando una attività così importante e storica all’interno della PA”.

CSU