Tagliare gli insegnanti di educazione fisica non porta vantaggio pedagogico
San Marino. Premetto che scrivo questa lettera a titolo personale, pur nella convinzione che molti dei miei colleghi condivideranno il senso di quello che dirò.
Da diversi anni si dice che per risolvere i problemi di questo nostro amato Paese, bisogna snellire una PA elefantiaca, piena di impiegati non necessari che succhiano sangue alle casse dello Stato, e sicuramente c’è stata e, forse, in certi ambiti, c’è ancora, una certa propensione ad assumere negli uffici pubblici non per necessità, ma per ragioni di, diciamo così, opportunità politica.
Allora dove tagliare?
Si dovrebbe pensare nei suddetti uffici, ma non è così. Troppo semplice e logico. Si interviene invece soprattutto in quegli ambiti in cui qualunque forza politica, in campagna elettorale, promette che i tagli devono finire, anzi, bisogna investire perché dal loro buon funzionamento dipendono l’avvenire e la salute del popolo sammarinese: udite, udite, la Sanità e la Scuola, che puntualmente da anni sono il primo e forse unico bersaglio per decurtazioni e limitazioni nel budget e negli adeguamenti strutturali.
Ma una buona Sanità e una buona Scuola costano, sono sì un investimento, ma non in termini di guadagno finanziario immediato come un’industria o un’attività commerciale di successo (che, peraltro, sono un vantaggio per la società nella misura in cui contribuiscono al giusto per le tasse e offrono lavoro onesto e giustamente retribuito, altrimenti servono solo ad arricchire chi già si è arricchito a scapito della comunità e impoverire un numero sempre più grande di lavoratori in nero, sottopagati e precari).
Non sono neanche del tutto convinta che la maggior parte dei problemi finanziari di questo Paese sia dovuto alla PA o alla crisi internazionale e neppure il FMI lo è se, almeno dal 2015, raccomanda a San Marino di perseguire un’adeguata ed equa politica fiscale e di cercare di riparare alla cattiva gestione dei bilanci delle banche (cfr. i report del FMI su San Marino, facilmente consultabili in rete), ma in questo campo, quello che è stato fatto finora, lo dico da ignorante in ambito economico, mi sembra parecchio pasticciato.
E adesso arrivo al paradosso:
se il Paese è sull’orlo del fallimento, chi lo salverà?
La risposta non è complicata (almeno per alcuni geni della politica e finanza sammarinese): una parte fondamentale ce l’avranno gli insegnanti di Educazione Fisica!
Non è la prima volta che si ricorre a questa fantastica soluzione ed infatti, come potete vedere, la cosa ha funzionato talmente bene, da diversi anni a questa parte, che è necessario ricorrervi un’altra volta!
Lasciamo stare cosa è diventato Giochiamo allo Sport rispetto alle origini, anche se tutto parte da lì, da quando l’attività è stata ridimensionata nei tempi e nei modi e a condurre i gruppi sono stati chiamati gli insegnanti di ed. motoria dei plessi piccoli, togliendo loro le ore dal tempo della didattica scolastica, dove era per loro possibile lavorare in quell’ottica interdisciplinare e laboratoriale che tutti i nuovi indirizzi pedagogici, inclusi i nostri nuovi curricula propugnano, rendendo questa possibilità molto più complicata all’inizio, di fatto impraticabile da quando, oltre al gruppo in orario extrascolastico, il povero insegnante si è dovuto sobbarcare il servizio in due plessi diversi, facendo diventare la possibilità di collaborare con il resto degli insegnanti di fatto impossibile e parecchio complicato anche assolvere ai doveri di scrutini e colloqui con i genitori.
Perfino agli insegnanti di Educazione Motoria della scuola dell’Infanzia è stato imposto di togliere ore preziose di compresenza, tra l’altro nei confronti di utenti di un’età ancora più delicata e bisognosa di contatto prolungato tra insegnante ed alunni e collaborazione tra docenti, tutto questo per condurre un gruppo di attività extracurricolare che in origine doveva essere assegnato ad un insegnante extra.
Beh, sicuramente qualche euro si è risparmiato, ma non è finita qui:
di tutti i posti cattedra previsti nei vari ordini di scuola, dalla legge organica, indipendentemente dal numero degli alunni, gli unici che sono stati tolti sono sempre stati posti di educazione fisica, nonostante che da più autorevolissime parti, sia mediche sia pedagogiche, e perfino dai programmi, si dica che l’educazione fisica e motoria andrebbe potenziata.
Adesso la legge organica è stata sostituita da quella del fabbisogno, che rende molto facile e discrezionale tagliare questi posti, dato che i bisogni primari dell’uomo sono fondamentalmente solo nutrirsi, dissetarsi, ripararsi da freddo ed intemperie…. (però ci sarebbe anche quello di mantenersi sani, possibilmente, e per i bambini/studenti di oggi è più che mai indispensabile muoversi, ma soprattutto muoversi nella maniera corretta e giustamente guidata da esperti della materia).
L’educazione fisica o motoria, che dir si voglia, è una disciplina scientifica, non semplice ricreazione come la stanno facendo diventare, relegandola negli orari peggiori della giornata nella Scuola Elementare (subito dopo pranzo, quando certe attività previste dalla materia non si possono neanche fare e comunque la capacità attentiva del bambino è ridotta al minimo), in spazi sempre meno adeguati (vedi palestra delle scuole medie di Fonte dell’Ovo, in cui si lavora contemporaneamente anche con tre classi o certi saloni della scuola dell’Infanzia), per citarne solo alcuni.
Ma tornando al taglio dei posti, quasi tutte le volte che fra noi ci sono dei pensionamenti, ecco che vi ricorrono: tre anni fa è stato anche tolto un coordinatore di educazione fisica, riducendone il numero ad uno solo per i due ordini di Scuola Media ed Elementare.
Chi non è dentro a questo lavoro non può sapere cosa significa.
Io quest’anno faccio per l’appunto il coordinatore unico di educazione fisica/motoria, l’ho fatto per scelta, perché l’avevo già fatto due volte in passato quando si era in due (anzi di fatto in tre, perché un’insegnante di educazione fisica distaccata per motivi di salute lavorava in pianta stabile con il coordinatore delle Elementari), già allora era un lavoro impegnativo, ma dato che adesso sono aumentati gli ausili digitali/informatici, pur aspettandomi un maggiore lavoro rispetto a prima, pensavo fosse gestibile. Beh, non è così, le cose da fare sono decisamente troppe per una persona sola, divisa tra due uffici. Le 36 ore non bastano anche se non dovrei dirlo, perché il risultato, invece di quello di ritornare ai due coordinatori come sarebbe necessario, potrebbe essere quello di portare l’impegno a 50 ore settimanali. Tra le cose da fare, l’organizzazione e realizzazione di progetti comuni fra sedi e plessi, messa in moto e monitoraggio continuo di Giochiamo allo Sport, che, per quanto ridimensionato, è pur sempre un “macchinario” considerevole, gestione delle palestre, rapporti e collaborazioni con le Federazioni e tanto altro…..
Tutto questo spiega perché non ci sia mai un volontario, se non la sottoscritta evidentemente un po’ cretina, ma si debba ricorrere alla regola dell’ultimo stabilizzato costretto a farlo, e in ogni caso perché nessuno si offra di farlo per due anni di seguito, nonostante l’esperienza acquisita (o forse proprio per quello).
E adesso vengo alla ciliegina sulla torta, l’ultima grande, a dir poco geniale trovata per salvare San Marino:
istituire l’insegnante di educazione motoria unico per i due plessi corrispondenti di Scuola dell’Infanzia ed Elementare! Il motivo è, ovviamente, tagliare almeno un altro posto di educazione fisica, ma lo si vuole far passare anche come un grande vantaggio pedagogico, invece sarebbe molto più conveniente un’offerta del supermercato che ti dia due prodotti abbondantemente scaduti al posto di uno sano.
Dov’è il vantaggio pedagogico?
Nella bozza di documento che ho visto si legge “L’insegnante di Ed. motoria diventerebbe un punto di riferimento per gli alunni…”, ma dove? Ma quando? Diventi un punto di riferimento se incontri i bambini per cinquanta minuti scarsi alla settimana, nel caso degli alunni dell’Infanzia, e per due ore in seguito, possibilmente in orari in cui i bambini già stremati da una mattinata sui banchi hanno solo voglia, giustamente, di sfogarsi e divertirsi liberamente per almeno un’ora?
Diventi un punto di riferimento se dopo queste due ore, quando va bene, alla settimana poi devi scappare per un’altra ora o due frontali da un altro gruppo/classe come se lavorassi in una catena di montaggio? Senza un momento per confrontarti con i tuoi allievi e gli altri insegnanti?
Puoi essere un insegnante preparato bene nella tua disciplina e veramente aggiornato se ti devi occupare contemporaneamente di bambini dai 3 agli 11 anni?
Dove esiste, non dico nella vicina Italia che è messa anche peggio, ma nel mondo, un insegnante cui sono affidati, nello stesso anno scolastico e per ben 8-9 anni di fila gli stessi alunni dai 3 agli 11 anni?
Ci sarà un motivo se esistono diversi ordini di scuola e se in questi ordini di scuola lavorano insegnanti diversi.
E tra questi c’è che un insegnante può aggiornarsi e specializzarsi entro certi limiti, che non può interfacciarsi con gli alunni, soprattutto di certe, delicate età, che necessitano di un rapporto personale quasi affettivo, come se fossero numeri o pratiche da evadere, visto che poi li deve anche giudicare e fare relazioni su di loro.
E anche perché la continuità verticale non è avere lo stesso insegnante per quasi tutta la tua vita scolastica o almeno nella sua parte più vulnerabile, ma è nella collaborazione, nel giusto passaggio di informazioni, nei metodi e nei curricula.
Addirittura, secondo me, potrebbe essere pesantemente negativo avere un insegnante unico per tutto questo tempo, anche per motivi diametralmente opposti, ipotesi:
1) l’insegnante è un ottimo insegnante, molto capace dal punto di vista didattico e sociale e verrà rimpianto per il resto della carriera scolastica;
2) l’ insegnante non è proprio il migliore (capita!) e l’alunno (o il genitore) dovrà rimpiangere per 8 anni di essere capitato tra le sue grinfie;
3) l’insegnante è un insegnante normale adeguatamente preparato ma con i suoi pregi e le sue mancanze, come tutti, pregi e mancanze che saranno gli stessi per ben 8 anni.
Il cambiamento non è in sé negativo, è nell’ordine delle cose ed è salutare e necessario, per gli alunni e per gli insegnanti.
E se non sarà il buon senso dei “riformatori/risparmiatori” a capirlo spontaneamente sarà la dura realtà a insegnarglielo: già ora e da quando sono cominciati questi atteggiamenti nei confronti della disciplina, gli insegnanti di ed. fisica demotivati e umiliati fuggono appena possibile soprattutto dalla Scuola Elementare, quindi sarà difficile per un povero alunno imbattersi nella sventura di avere lo stesso insegnante per 8 anni di seguito. Purtroppo, però, spesso non lo avrà neanche per i tre o quattro anni che sarebbero auspicabili.
Silvia Suzzi Valli