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Infibulazione: una questione mondiale di diritti negati

San Marino. Si è aperta questa mattina, a Roma, presso la sede del Ministero degli Affari Esteri, la conferenza di alto livello sulla messa al bando universale delle Mutilazioni Genitali Femminili.

La tre giorni riunirà ministri, parlamentari e rappresentanti della società civile provenienti da numerosi Stati, soprattutto africani. Saranno inoltre presenti i delegati delle principali organizzazioni internazionali che si occupano di bambini, di uguaglianza di genere e di pari opportunità. Per San Marino parteciperà l’ambasciatore Daniela Rotondaro.

Diversi i momenti di confronto, suddivisi in sessioni plenarie e parallele, per esaminare il livello di raggiungimento degli obiettivi del cosiddetto “sviluppo sostenibile”, che i grandi della Terra si sono posti l’anno passato: entro il 2030 la pratica oggetto della conferenza dovrà essere messa al bando; questo è uno dei traguardi, insieme alla definitiva parità di genere, così come stabilito dalle Nazioni Unite.

La riunione costituisce il culmine più alto della Campagna Ban FGM: la battaglia per porre fine alle mutilazioni femminili, per l’affermazione della tutela legale di diritti individuali, autonomia e autodeterminazione, di cui proprio durante la conferenza verranno resi noti i primi risultati. Sarà anche l’occasione per allargare la prospettiva oltre l’Africa, dato che questo genere di pratica costituisce una violazione persistente anche in altre regioni del mondo, e non solo tra le comunità di immigrati, come sottolineato dalla mobilitazione universale che ha portato alla Risoluzione 67/146 dell’Assemblea Generale dell’ONU per il divieto mondiale delle mutilazioni genitali femminili. Pur considerando che negli anni numerosi sono stati i progressi compiuti su questo fronte, e che oggi 24 dei 29 paesi dove si concentrano maggiormente le mutilazioni hanno già promulgato una normativa contro questa pratica, l’applicazione tuttavia non è sempre immediata, specialmente in contesti di comunità rurali e tradizionaliste.

L’impegno di San Marino sul tema della lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione nei confronti della donna è sempre stato molto forte: sotto forma di denuncia, esprimendo innanzitutto il proprio “no” convinto in sede multilaterale, attraverso gli appelli lanciati dalle Organizzazioni. San Marino contribuisce inoltre da diversi anni ai progetti di intervento di UN WOMEN, il Fondo delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere. Il 20 dicembre 2012 il nostro Paese ha co-sponsorizzato la prima Risoluzione delle Nazioni Unite contro le mutilazioni genitali per condannare questa pratica cruenta che, si stima, abbia colpito oltre 140 milioni di bambine nel mondo. Ha inoltre aderito alla Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavismo le cui principali vittime sono donne e bambini. San Marino ha altresì contribuito attivamente alla stesura della Convenzione europea contro la violenza alle donne e la violenza domestica, la cosiddetta “Convenzione di Istanbul”, del 2011, sottoscritta da San Marino, e oggi in vigore.

La legge n. 57 del maggio 2016 adegua l’Ordinamento Sammarinese alle disposizioni della Convenzione di Istanbul anche per quanto attiene alle mutilazioni genitali femminili, inserendo tale pratica dannosa e violenta nel Codice Penale quale fattispecie di reato, e non più solamente come aggravante delle lesioni personali, uniformandosi, di fatto, ai dettati internazionali in materia e confermando il proprio atteggiamento vigile sul tema della disuguaglianza di genere.

La conferenza, che si chiuderà il prossimo 1° febbraio, è organizzata da “Non C’è Pace Senza Giustizia” e il “Comitato Inter-Africano sulle Pratiche Tradizionali Nocive per la Salute di Donne e Bambini”, in partenariato con “African Women Forum”, il “Crans Montana Forum”,Women Empower the World”, “AMREF Health Africa” e “Sénégambie”, e con il sostegno del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

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