Il collettivo “San Marino per la Palestina” interviene sul Decreto Legge Accoglienza e invita la cittadinanza a un confronto pubblico
Come Collettivo San Marino per la Palestina, sentiamo il dovere civile di rivolgerci alla cittadinanza per condividere le ragioni profonde che rendono il Decreto Legge 18 dicembre 2025 n. 154 “Misure urgenti per l’accoglienza di profughi palestinesi colpiti dalla crisi umanitaria”, non solo un atto necessario, ma un intervento di estrema urgenza e civiltà. Il provvedimento non rappresenta una scelta estemporanea né simbolica. Si tratta di uno strumento giuridico rigoroso, che definisce con chiarezza i protocolli di assistenza e di protezione temporanea all’interno della Repubblica di San Marino. Esso consente al nostro Paese di non restare inerme di fronte a una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo, agendo in piena coerenza con i valori di asilo, libertà e solidarietà che ne caratterizzano l’identità storica. La storia di San Marino parla con chiarezza. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Repubblica seppe accogliere oltre 100.000 rifugiati, un numero che superava di gran lunga la popolazione residente dell’epoca. Un esempio di straordinario coraggio civile che ha trovato continuità anche in tempi recenti, con l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Oggi, l’accoglienza di 30 cittadini palestinesi si inserisce naturalmente in questa tradizione. È una risposta concreta a una situazione di estrema gravità, determinata da violazioni sistematiche del diritto internazionale e aggravata dall’inerzia della comunità internazionale. A dispetto dei proclami mediatici, la cosiddetta “pace di Trump” non ha impedito il ripetersi di massacri né il costante venir meno dei cessate il fuoco. Nei territori palestinesi, e in particolare a Gaza, le infrastrutture civili sono state in larga parte distrutte. Il sistema idrico è stato deliberatamente compromesso, trasformando l’inverno in un’emergenza sanitaria fatta di fango, contaminazione e malattie. Gli aiuti umanitari entrano in maniera insufficiente e persino beni di prima necessità, come le tende, vengono respinti con pretesti privi di fondamento. Per altre iniziative, per aiutarci o informazioni su cosa possiamo fare nel nostro piccolo per supportare la popolazione palestinese, seguici su Facebook/Instagram “San Marino per la Palestina” o scrivici a sanmarinoperlapalestina@gmail.com In questo contesto, il collettivo esprime forte preoccupazione per il clima di odio e di contrapposizione che emerge su alcuni canali social. L’istigazione all’odio, al benaltrismo e alla contrapposizione artificiosa tra fragilità diverse rappresenta un grave regresso civile. Utilizzare le famiglie sammarinesi che oggi si rivolgono alla Caritas come strumento di esclusione — contrapponendo bisogni interni e accoglienza umanitaria — non rafforza la comunità, ma ne indebolisce il tessuto morale e sociale. Essere uno Stato sovrano significa saper rispondere ai bisogni dell’intera comunità senza escludere, e allo stesso tempo avere la capacità di tendere la mano a chi fugge da una tragedia umanitaria. La solidarietà non è una risorsa limitata né un gioco a somma zero: prendersi cura non impoverisce, ma rafforza. Va inoltre ricordato che chiunque può trovarsi, nel corso della propria vita, in una condizione di fragilità e urgenza. In quei momenti, tutti speriamo di incontrare una mano tesa, non ostilità gratuita. Per questo, il Collettivo San Marino per la Palestina annuncia l’organizzazione di un incontro pubblico subito dopo le festività natalizie, per discutere apertamente e al di fuori dei social network di quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania. L’incontro sarà un’occasione di confronto diretto con la cittadinanza, per ascoltare dubbi e preoccupazioni, raccogliere proposte e costruire insieme percorsi concreti di accoglienza e integrazione, nel solco della migliore tradizione sammarinese.
c.s. Collettivo San Marino per la Palestina


