Consiglio Grande e Generale: in Aula discussione accesa attorno alla “questione morale”
Consiglio Grande e Generale, sessione 15-16-17-18-19-22-23 dicembre 2025
Lunedì 15 dicembre 2025, pomeriggio
I lavori del Consiglio Grande e Generale, nella seduta pomeridiana di lunedì 15 dicembre 2025, ripartono dal comma “Comunicazioni”, con forti tensioni e scambi di accuse anche all’interno della maggioranza.
Michele Muratori (Libera) critica i toni di Repubblica Futura, giudicati spesso “sopra le righe” e sostiene che sia ingeneroso negare i passi avanti su territorio, transizione energetica e rifiuti. Conclude dicendo che Libera intende proseguire con correttezza e coerenza, senza farsi trascinare in “giochini”. “Noi – afferma Muratori – non abbiamo nessuna necessità di parlare oggi di strategie o di logiche per la prossima legislatura. Inviterei tutti a ragionare di più su questa legislatura, senza fare troppi calcoli”. Secondo Alice Mina (PDCS) “dovremmo essere proiettati verso i prossimi quattro anni di lavoro con determinazione, con visione, con la volontà di portare avanti progetti concreti e riforme importanti”. Invece “siamo qui a scambiarci frecciatine, scuse, avvertimenti, parliamo di verifiche di maggioranza, di posizionamenti per futuri governi, arriviamo a dirci che non ci sarebbero le condizioni per andare avanti”. Mina respinge le illazioni che tentano di trascinare la Democrazia Cristiana in una “nuova questione morale” e afferma che, se emergessero fatti reali, lei e i colleghi non avrebbero problemi a denunciarli. Infine invita a preservare la dignità del confronto istituzionale e a scegliere la responsabilità, la mediazione e la stabilità come base della credibilità delle istituzioni. Matteo Casali (Repubblica Futura) si sofferma sul tema delle “narrazioni”. Sostiene che quando la narrazione non regge subentra il “segreto”, e indica la vicenda Banca di San Marino come caso emblematico, con arresti e sviluppi su cui, a suo dire, “nessuno può dire niente”. Dice di non capire la distinzione tra “questione morale nuova e vecchia” evocata nel dibattito e torna sul caso Symbol: afferma che l’opposizione è favorevole al progetto ma pretende controlli. Giulia Muratori (Libera) afferma che la questione morale per Libera è un principio fondativo e che il problema nasce quando viene evocata “a seconda delle proprie necessità”, generando un messaggio negativo verso l’esterno. Sulla vicenda Banca di San Marino e i mediatori finiti sotto indagine, sostiene che in aula bisogna essere consapevoli che chiedere informazioni pubblicamente può esercitare, anche involontariamente, pressione su autorità che stanno lavorando, e invita a mantenere fiducia nelle istituzioni preposte. Sara Conti (Repubblica Futura) si sofferma sul tema del Piano Regolatore Generale e sostiene che non sia una questione di metodo ma di visione: il PRG, dice, definisce “che Paese vogliamo essere nei prossimi trent’anni”. Accusa Libera e il Segretario Ciacci di rinunciare a un PRG unitario sostituendolo con piani tematici e interventi settoriali.
Il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini interviene sostenendo che le questioni di maggioranza non si risolvono nel comma comunicazioni e critica i “messaggi ambigui” che, a suo dire, arrivano anche da componenti della maggioranza. Riprende gli inviti alla responsabilità formulati da Alice Mina e Giulia Muratori e richiama il ruolo dell’opposizione, che definisce provocatorio ma con un limite oltre il quale si scivola nel “sentito dire”. Per questo dice alla maggioranza e anche a colleghi di governo che, se davvero non ci sono più condizioni, lo si dica formalmente ai Capitani Reggenti o in Congresso di Stato, dichiarando esplicitamente la crisi. Conclude giudicando la seduta “un pessimo esempio” e una perdita di tempo e risorse dei contribuenti. Silvia Cecchetti (PSD) riprende la questione morale sostenendo che la politica deve occuparsene nella misura in cui deve dotarsi di strumenti per verificare la solidità degli investimenti, rispettando le autonomie degli organismi competenti, perché in un piccolo Stato il danno reputazionale può essere irreversibile. Indica come fattori che possono aiutare il Paese l’Accordo di associazione con l’UE e un memorandum con Banca d’Italia sulla vigilanza. Dice che il PSD lavora per soluzioni concrete e dichiara di non condividere la parte dell’intervento del Segretario di Stato Pedini Amati in cui si paventa una crisi di governo, ribadendo gli impegni della maggioranza su accordo con l’UE, equilibrio di bilancio, debito pubblico e strumenti di crescita. Denise Bronzetti (AR) critica l’idea di trasformare il confronto in una “gara a chi è più pulito” e invita a leggere gli interventi critici anche di membri del governo come richiami alla prudenza su una vicenda – quella di Banca di San Marino – che ha avuto eco anche sulla stampa non locale. Esprime preoccupazione per il messaggio che rischia di passare all’esterno, cioè quello di un’economia opaca e legata al segreto bancario, che potrebbe allontanare investitori seri, nonostante i percorsi di trasparenza riconosciuti da organismi internazionali. Conclude chiedendo maggiore condivisione interna: non deve accadere che su scelte cruciali “qualcuno sa” e altri restano all’oscuro, perché così “non può funzionare”
Il Segretario di Stato Federico Pedini Amati interviene per chiarire di non avere mai chiesto una crisi di governo, ma di avere segnalato l’esistenza di problemi nei rapporti tra governo e maggioranza. Si dice stupito dall’intervento della presidente del Psd, Silvia Ceccheti: “quando si prende una posizione del genere di fronte a tutta l’aula consiliare, qualche problema all’interno del partito sicuramente c’è”. Spiega che il senso del suo intervento è la necessità che, dopo un anno e mezzo, il governo definisca un vero piano di sviluppo del Paese e non si limiti a rincorrere emergenze e dossier imprevisti. Per questo ritiene indispensabile una verifica di maggioranza o di governo, vista come occasione di rilancio. Carlotta Andruccioli (D-ML) sostiene che la questione morale non è stata sollevata dall’opposizione, ma da esponenti della maggioranza già nella scorsa sessione, e respinge l’idea che l’opposizione stia strumentalizzando il dibattito. Afferma che, sulla vicenda Banca di San Marino, le richieste di chiarimenti e trasparenza sono legittime. Critica il silenzio del governo, definito “assordante”, e giudica insufficiente la risposta fornita in Commissione segreta. Chiede che si vada fino in fondo nel fare chiarezza su pressioni e responsabilità e richiama l’attenzione sul danno di immagine internazionale per il Paese. Il Segretario di Stato Luca Beccari, sulla questione morale, afferma che San Marino non ha ancora compiuto il pieno salto culturale necessario e che la politica non deve sostituirsi agli organismi indipendenti chiamati a valutare vicende giudiziarie e investimenti. Avverte che un atteggiamento politicizzato rischia di danneggiare la credibilità verso gli investitori stranieri e di trasformare ogni opportunità di sviluppo in una semplice battaglia politica. Giovanni Zonzini (Rete) descrive il dibattito come un “teatrino” interno alla maggioranza, segnato da smentite reciproche e contraddizioni. Respinge l’accusa di fare “gli investigatori della domenica” e spiega che le informazioni portate in aula sul caso Symbol e sulla figura del console derivano da fonti aperte e dalla stampa internazionale. Precisa che l’opposizione non chiede di bloccare investimenti, ma di valutare l’opportunità che una persona con un profilo reputazionale discusso continui a rappresentare San Marino all’estero. Aida Maria Adele Selva (PDCS) afferma che i Segretari di Stato non possono essere “battitori liberi”, ma devono rispondere al partito, alla maggioranza e agli elettori, ricordando che in democrazia decide la maggioranza, anche se può sbagliare e correggersi nel tempo. Sulla vicenda bancaria osserva che esiste un procedimento in corso e che il segreto istruttorio va rispettato, giudicando doveroso il comportamento delle istituzioni preposte. Sulla questione morale afferma che, se ci sono state pressioni indebite, devono emergere nomi e responsabilità individuali, evitando di generalizzare. Mirko Dolcini (D-ML) dà lettura di un Odg per impegnare il Congresso di Stato ad attivare con urgenza tutte le iniziative necessarie per verificare l’eventuale esistenza di pressioni o interferenze improprie, ad accertare responsabilità e condotte nel rispetto delle competenze dei diversi poteri, ad adottare eventuali azioni legali o amministrative a tutela dello Stato e delle istituzioni, a rafforzare le garanzie di autonomia e trasparenza degli organi di controllo e a riferire tempestivamente al Consiglio sugli esiti delle verifiche.
Alle 19.30 i lavori vengono sospesi. Riprenderanno in serata alle 21.00
Comma 1 – Comunicazioni
Michele Muratori (Libera): L’impressione che ho avuto in questa mattinata è che si sia fatta quasi una gara a chi fosse più puro in quest’aula. Mi viene allora in mente una citazione che rubo a un vecchio compagno socialista, Pietro Nenni, che disse: «A fare a gara, a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». Questo che cosa significa? Che sicuramente la lotta per la purezza ideologica porta in sé un’autocontraddizione. Questo è un esercizio normale che viene svolto in tutte le legislature, dove ci si rimpalla tra maggioranza e opposizione questa leadership di purezza che, francamente, per la questione morale interessa poco. Non perché non ritenga importante la questione morale, ma perché la questione morale non va a fasi alterne. La questione morale deve essere nell’agire di tutti noi che siamo qui dentro. Per quanto riguarda la mia forza politica, che ho l’onore di rappresentare, la questione morale è un elemento talmente ridondante perché è nel nostro agire e deve essere nel vostro. Ho sentito dire anche di riposizionamenti politici, dell’interesse di qualcuno che sta già lavorando alla prossima legislatura, magari criticando l’atteggiamento che sta avendo Libera all’interno di questa legislatura. Francamente ci sono dei valori, come la correttezza, la lealtà, la coerenza, che noi riteniamo particolarmente importanti. Noi non abbiamo nessuna necessità di parlare oggi di strategie o di logiche per la prossima legislatura. Inviterei tutti a ragionare di più su questa legislatura, senza fare troppi calcoli, perché poi sarà la cittadinanza a valutare l’operato delle varie forze politiche su quello che si è fatto, non tanto sulla bravura dei vertici di ogni partito a ricollocarsi nella prossima legislatura. In questo caso la politica deve fare il suo lavoro e non altri lavori, perché il tempo è un bene estremamente prezioso. La politica deve concentrarsi su ciò che deve fare: esercitare il potere legislativo e applicare il potere esecutivo. In passato ho sentito toni molto accesi, e mi riferisco anche all’opposizione che giustamente fa il proprio lavoro. Faccio un riferimento a Repubblica Futura. È libera di replicare con toni che, a mio modo di vedere, sono un po’ eccessivi, termini che vengono usati su ogni cosa portata dalla maggioranza, e in questo periodo in particolare su Libera. È chiaro che Repubblica Futura e l’opposizione fanno il proprio lavoro. Non voglio dire che ci sia invidia o un senso di inferiorità, ma tendenzialmente Repubblica Futura tende con un pizzico di supponenza a sentirsi sempre un pochino superiore agli altri. Però termini come, “stupefatti”, “esterrefatti”, “sbigottiti” sono stati usati molte volte, soprattutto nelle ultime commissioni consiliari. Mi riferisco a temi che riguardano progetti portati avanti da tutta la maggioranza, come quelli sul piano regolatore generale, sull’impianto fotovoltaico e quindi sulla transizione energetica, ma anche su ciò che si sta facendo per quanto riguarda il tema dei rifiuti. Negare che si stiano facendo passi in avanti sulla gestione dell’emergenza rifiuti, sulla transizione energetica e sul territorio è, nella migliore delle ipotesi, ingeneroso e anche un po’ ipocrita. Credo sia altrettanto ingeneroso non evidenziare che questo governo, pur nelle difficoltà che ogni governo ha, sta portando avanti tematiche molto importanti. Sono veramente soddisfatto che in questa sessione, anche grazie al Segretario Andrea Belluzzi, si sia riusciti a concretizzare un tema che ci portiamo avanti da tre legislature. Abbiamo da discutere tutta la questione della cittadinanza nel prossimo Consiglio. Temi non di secondo piano. Noi con molta umiltà stiamo cercando di portare avanti le questioni previste dal nostro programma di governo. L’invito, e vado alle conclusioni, è quello di concentrarsi molto di più sui reali problemi del Paese. Perché, amici di Repubblica Futura, se commentate sempre con toni sopra le righe, è un po’ come la favola di “al lupo, al lupo”: alla fine non vi crederà più nessuno. Riconoscete quello che è stato fatto e il buono che è stato fatto anche da questo governo. Non vorrei che ci fossero questioni interne che portano a distogliere l’attenzione da alcune problematiche per trasferirle all’esterno. Noi a questi giochini non vogliamo invischiarci, così come non vogliamo invischiarci in altri giochini emersi questa mattina. Noi facciamo il nostro lavoro. L’opposizione fa il suo. Noi, come Libera, cerchiamo di portare avanti i nostri temi sempre con correttezza e coerenza.
Alice Mina (PDCS): Intervengo con un sentimento di avvilimento e di sconforto, perché assistere a questo dibattito non mi fa guardare al futuro con una certa positività. Lo dico guardando in modo particolare la mia maggioranza e il mio governo, perché è da noi che la cittadinanza si aspetta delle risposte sulla base di un programma di governo che è il fondamento del nostro accordo di legislatura. Tutti affermiamo che siamo qui per lavorare per il bene del Paese, ma io mi chiedo se, con questo atteggiamento, stiamo davvero facendo il bene della nostra Repubblica. Dovremmo essere proiettati verso i prossimi quattro anni di lavoro con determinazione, con visione, con la volontà di portare avanti progetti concreti e riforme importanti. Invece cosa facciamo? Siamo qui a scambiarci frecciatine, scuse, avvertimenti, parliamo di verifiche di maggioranza, di posizionamenti per futuri governi, arriviamo a dirci che non ci sarebbero le condizioni per andare avanti. Eppure io dico che abbiamo tutti gli strumenti per fare le cose. Abbiamo report positivi delle agenzie di rating, valutazioni favorevoli del Fondo Monetario Internazionale, elementi che dovrebbero darci la forza e la responsabilità di proseguire lungo la linea intrapresa. E invece no, troviamo sempre qualcosa per inficiare il percorso virtuoso che dovremmo garantire al nostro Paese. Io ritengo che questo sia un atteggiamento davvero assurdo. Poi ci chiediamo anche perché le persone non vanno più a votare o perché non si candidano alle elezioni. Secondo me la risposta è semplice: perché tradiamo, con il nostro atteggiamento, la fiducia che ripongono in noi. E allora mi chiedo con quale spirito pensiamo di affrontare la discussione sul bilancio di previsione, con quale credibilità pensiamo di misurarci con una sfida strategica come l’accordo di associazione con l’Unione Europea. In questo contesto emerge una nuova presunta questione morale. C’è chi tenta di trascinare il mio partito, la Democrazia Cristiana, dentro una narrazione che guarda al passato per attribuire responsabilità presenti. Ecco, se esistesse una nuova questione morale che riguarda la mia forza politica, non avrei problemi, così come non ne avrebbero i miei colleghi, a denunciarla. Io sono entrata nel partito nel 2009 proprio con l’idea di contribuire a un nuovo modo di fare politica, una politica fondata su onestà, trasparenza e responsabilità, valori che non ho mai considerato negoziabili. Per questo trovo scorretto subire illazioni. La politica deve avere il coraggio della verità. Il confronto pubblico è assolutamente legittimo ed è necessario, ma deve poggiare sui fatti, non sulle ombre. Noi tutti abbiamo un dovere morale: interrogarci sul nostro ruolo, sui messaggi che trasmettiamo, sul clima che contribuiamo a creare nelle istituzioni e, attraverso di esse, nella società. Viviamo una fragilità che attraversa tutti i livelli della società, dalle grandi potenze fino alle piccole comunità, e proprio per questo realtà come la nostra hanno una responsabilità ancora maggiore: dimostrare che un altro modo di fare politica è possibile. Il Consiglio Grande e Generale non è soltanto il luogo della decisione politica, ma è anche un luogo simbolico che riflette e orienta il clima democratico del nostro Paese. È quindi un dovere comune preservare la dignità del confronto istituzionale e rafforzare una cultura del rispetto, dell’ascolto e della mediazione all’interno di regole e valori condivisi. Possiamo decidere se il nostro ruolo istituzionale sia esercizio di vera responsabilità o semplice esercizio di potere. La vera forza della politica sta nella sua capacità di ricomporre, di includere, di dare senso alle cose, ed è un impegno che riguarda tutti noi senza distinzioni. Credo che questo Consiglio abbia il dovere di essere consapevole del proprio ruolo non solo normativo, ma anche di esempio. In un contesto internazionale segnato da crescenti tensioni, la credibilità delle istituzioni passa dalla loro capacità di rappresentare stabilità e fiducia. È a questo livello che la politica può e deve fare la sua parte.
Matteo Casali (RF): Io avrei voluto occuparmi di altro, ma l’intensità del dibattito mi obbliga a entrarvi, perché sono rimasto molto affascinato dalle varie narrazioni che si sono susseguite in quest’aula. Una narrazione che molto spesso diventa propaganda, in perfetta continuità con questo esecutivo e con quello precedente. Ci ricordiamo delle piccole foreste urbane, dove facevamo le foto davanti alle foto. Il progetto Strade Sicure, che non era altro che manutenzione stradale, ma che oggi viene ereditato perché i cartelli non vengono tolti: chi non butta via niente non butta via neanche quello che non esisteva. L’invaso, per cui i lavori dovevano partire nel 2023: anche quella era una narrazione. Arriviamo ad oggi, alla legge casa, dove si magnificano i risultati di questo provvedimento che nei fatti non ha prodotto nulla. Tutti i provvedimenti vengono definiti ampiamente condivisi. La riforma IGR. Gli scioperi vengono narrati come confronto. E i rifiuti. Continueremo ad avere un sistema misto, più costoso, con meno differenziata. C’è quindi una costruzione della narrazione. Quando la narrazione non ci arriva, allora ci mettiamo il segreto. Banca di San Marino è un caso del tutto emblematico. Arresti, una vicenda che coinvolge potenzialmente il sistema bancario sammarinese. Nessuno può dire niente. Velate minacce, ancora nessuno sa nulla. La narrazione o il segreto, a volte, si incrinano. Arrivano notizie da fuori, da Andorra, dalla Romania. Ho letto una nota di Starcom Holding, i soggetti bulgari che volevano acquistare la banca, che dice letteralmente: «Riteniamo che Star Holding possa essere stata coinvolta involontariamente in un piano improprio, potenzialmente illegale, condotto da un numero limitato di persone». Come se un reo o un indagato potesse avere il potere di intervenire sulla magistratura. Perché questa gente dice queste cose? Che cosa fa pensare a un’affermazione del genere, che un indagato possa potenzialmente interferire nelle decisioni di un giudice? Attenzione, perché anche quella del “chi sa parli, andate in tribunale e mettete giù i documenti” è una narrazione. Fa parte di un processo narrativo e di solito si dice “chi sa parli” quando tutti sanno tutto. Chi ha tirato fuori la questione morale ha messo le mani avanti. Ha detto: scusate ragazzi, forse non ci siamo intesi, io parlavo della nuova questione morale, non della vecchia. Io non ho ben capito la distinzione tra nuova e vecchia, poi magari me la spiegheranno. Torno sulla questione Symbol. Ci era stato sottoposto un progetto in cui un potenziale investitore metteva dei denari per sanare quello che chiamiamo un ecomostro. Chi poteva dire di no? Siamo stati noi dell’opposizione a dire sì, ma pretendiamo dei controlli. Poi ci vengono presentati dei documenti, delle tabelle, che ci accorgiamo non essere nemmeno firmate né su carta intestata, con dei numeri. Chi presenta questi numeri? Nel comma comunicazioni della seduta successiva viene confermato che quella che doveva essere un’operazione di investimento era in realtà un’operazione a debito, a forte debito. Poi la narrazione delle narrazioni. Adesso.SM, perché quando non c’è più niente da fare tiriamo in ballo Adesso.SM, che è una carta valida per tutti i giochi. E naturalmente la differenza tra chi ha abiurato e chi non ha abiurato, che è sempre fondamentale. Sapete qual è, secondo me, la cifra massima di quella abiura? La frase pronunciata nella conferenza stampa di insediamento del precedente governo. Vi ricordate il Segretario di Stato Pedini Amati che disse, prima dell’inizio: «Dov’è Ciacci? Ciacci dov’è?». La narrazione questa mattina si è incrinata parecchio. Quando la narrazione si incrina, dietro le crepe vediamo volare gli stracci. Un Segretario di Stato che dice che non ci sono più le condizioni per andare avanti, che il governo è fermo e che nemmeno lui conosce i termini di importanti dossier. Un giovane consigliere che guarda desolato la propria maggioranza, e lo capisco. Il Segretario Pedini ha detto un’altra grande verità. Io comincio a nutrire una certa simpatia per il Segretario Pedini, perché almeno dice le cose come stanno. Nelle crepe di questa narrazione si intravedono gli accordi futuri. E sapete che cosa echeggia ancora in questi accordi futuri? È ancora quella: «Dov’è Ciacci?».
Giulia Muratori (Libera): E’ stata sollevata ancora una volta la questione morale. Per Libera non è una novità, lo hanno detto i miei colleghi: la questione morale non è un argomento accessorio, ma è uno dei principi fondativi, se non il principio fondamentale, del nostro statuto. Ho l’impressione che, così facendo, si stia però facendo passare un messaggio molto negativo fuori da quest’aula, perché qui la questione morale viene utilizzata a seconda delle proprie necessità. Se si parla di questione morale, infatti, io credo che bisogna fare anzitutto chiarezza su che cosa significa davvero questione morale, perché quando si evoca questo tema si vuole insinuare che partiti o istituzioni abbiano smarrito quella che è la loro funzione pubblica e si siano trasformati in strumenti di potere fine a se stesso, e questo certamente non va bene. È esattamente ciò che Libera ha sempre combattuto e continuerà a combattere dentro e fuori le istituzioni. Se poi questo tema viene collegato in particolare alla vicenda della Banca di San Marino e al tentativo di acquisizione della banca da parte di soggetti poco credibili, i cui mediatori sono finiti sotto indagine, la nostra posizione era chiara allora e lo è tuttora. Perché anche qui dobbiamo forse essere onesti tra di noi fino in fondo: in quest’aula, quando apriamo il microfono e chiediamo informazioni su una vicenda di questo tipo, rischiamo anche involontariamente di esercitare una pressione su autorità che stanno svolgendo il proprio ruolo. E questo non è un dettaglio secondario. Nessuno mette in discussione il diritto della cittadinanza a sapere, ma prima ancora di tutto questo dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni che hanno il compito di far emergere la verità nei tempi e nei modi previsti dall’ordinamento. Cambiando discorso, per mesi ci è stato detto che questo governo non aveva le idee chiare, che non faceva nulla, che era immobile e che non dava risposta al Paese. Oggi invece veniamo criticati perché facciamo scelte, perché portiamo progetti di legge, perché interveniamo su temi strutturali. Oggi, dopo un anno e mezzo, siamo finalmente in aula a raccogliere i primi risultati concreti. Per quanto riguarda in particolare Libera e le nostre due Segreterie di Stato, io capisco l’esigenza e anche la posizione di Repubblica Futura di trovare in Libera sempre un volano per potersi riaccreditare nel Paese, sostenendo che quello che facciamo non sia mai abbastanza. Peccato però che qualcosa nel frattempo la stiamo facendo, qualcosa che a nostro avviso sta già dando dei primi segnali positivi, e capisco che questo dia fastidio. Abbiamo approvato un ordine del giorno insieme alla maggioranza che dà mandato all’Azienda dei Servizi di estendere la raccolta porta a porta a tutto il territorio e anche qui sono state sollevate critiche, forse perché chi non lo ha fatto prima, pur avendone la possibilità, non l’ha fatto, e forse questo dà fastidio. Stiamo lavorando su una pianificazione strategica territoriale. Stiamo cercando di mettere ordine nel territorio ed è vero che tali iniziative sono proprie dell’Azienda dei Lavori Pubblici, ma è altrettanto vero che dietro vi sia un chiaro input politico, che è quello di dare ordine al territorio e rendere San Marino un Paese dignitoso dal punto di vista del decoro urbano. Accanto a questo sono stati finalmente aperti i cantieri per le nuove antenne di radiotelefonia, un intervento concreto che va a risolvere problemi quotidiani vissuti dai cittadini e dalle imprese. Stiamo inoltre lavorando a un progetto di legge sugli interventi per la famiglia, per dare risposte concrete alle famiglie, mettendole nelle condizioni di lavorare, avere tempo e poter scegliere di costruire un progetto di vita e di famiglia. Sulla sanità sappiamo bene che c’è ancora molto da fare. L’unico elemento che come Libera ci sentiamo di rivendicare è il cambio di governance, perché la precedente, lo abbiamo detto più volte, per noi non rispondeva alle nostre idee di politica sanitaria. Abbiamo inoltre finalmente concluso di recente in Commissione la riforma della legge sulla cittadinanza, eliminando la rinuncia per i cittadini naturalizzati, e infine stiamo arrivando alla seconda lettura sull’ICEE. In questi giorni Fitch Ratings ha migliorato il rating della Repubblica di San Marino, riconoscendo un rafforzamento complessivo della nostra credibilità economica e finanziaria. Questo significa una cosa molto semplice: il Paese viene giudicato più solido, più affidabile, con prospettive migliori rispetto al passato. Se qualcuno oggi qui vuole insinuare l’esistenza di delibere segrete o di operazioni opache legate a questo risultato, a noi non risulta. Se esistono prove, che vengano portate, altrimenti ci si ferma sulle valutazioni reali. Il consigliere Renzi porti le prove, perché questo esito positivo dà credibilità a San Marino, rafforza la nostra posizione internazionale e costruisce fiducia. Francamente, sentire parlare di prospettive future di governo da un membro del governo evidenzia solo un fatto: c’è qualcuno che la mattina si sveglia e lavora per il Paese e qualcuno che invece gioca a creare nuove alleanze per il prossimo governo. È legittimo e fa parte della politica, ma fa riflettere. Che Libera lavori con responsabilità all’interno di una maggioranza, trovando una sintesi, non dovrebbe stupire nessuno. Noi crediamo che questo sia il modo corretto di stare in una maggioranza seria. Rimango sinceramente sconcertata quando proprio dal governo qualcuno arriva a dire che questa maggioranza non avrebbe idea di dove vuole andare. La maggioranza sa perfettamente dove vuole andare e lo sta dimostrando con questo bilancio, che va in una direzione ben chiara. Invece di urlare ai microfoni o di trasformare quest’aula nel luogo delle verifiche di maggioranza, crediamo sia più utile lavorare nelle sedi proprie della maggioranza, cercando una sintesi. I cosiddetti accordi taciti per il prossimo governo li rimando sinceramente al mittente, soprattutto quando c’è chi preferisce fare certi incontri segreti con l’unico obiettivo di screditare il lavoro di una maggioranza che invece sta cercando di dare risposte concrete ai cittadini. Un ultimo passaggio voglio dedicarlo alla questione dell’ex Symbol e ai potenziali acquirenti che hanno presentato un progetto su quell’area. Su questo punto condivido chi dice che è necessario fermarsi per verificare. Lo dico con chiarezza: su questo soggetto, su questa figura nominata console, io oggi ho delle forti perplessità, perché essere rappresentati all’estero da persone con un certo profilo reputazionale è un tema serio.
Sara Conti (RF): Visto che gli amici di Libera annoverano tra i loro più grandi successi quello del Piano Regolatore Generale della Repubblica di San Marino, allora parliamo un po’ di questo tema, perché questo è un tema che accompagna la nostra vita istituzionale da anni, da decenni direi. Il Piano Regolatore Generale non dice solo dove si costruisce, dice che Paese vogliamo essere nei prossimi trent’anni. Per questo motivo il dibattito sul tema non può essere liquidato come una divergenza di metodo. Qui siamo davanti a una scelta politica molto chiara, quella che ha fatto Libera e il Segretario di Stato Ciacci, espressione dello stesso partito, ovvero rinunciare a un PRG unitario e complessivo, sostituendolo con una somma di piani tematici, interventi settoriali e strategie parziali. Ed è proprio su questa scelta che ritengo necessario aprire una riflessione critica, franca e responsabile. San Marino è governata da un piano regolatore vecchio di oltre trent’anni. Nel frattempo però è cambiata la struttura economica del Paese. Eppure per trent’anni abbiamo continuato a intervenire in deroga, per eccezioni, per stralci, per emergenze, rinviando sistematicamente la riforma complessiva. Su questo punto, negli anni, si è registrata una critica durissima da parte di molte forze politiche, tra cui anche Libera. Quando Libera era all’opposizione, insieme al mio partito, sul tema PRG il messaggio era chiarissimo, in netta contrapposizione con la gestione dell’allora Segretario di Stato Canti. Il partito si spese pubblicamente definendo il PRG urgente, indispensabile strumento di civiltà istituzionale, necessario per la sicurezza, l’ambiente e lo sviluppo ordinato. E noi condividiamo quell’impostazione. Proprio per questo oggi non possiamo non rilevare una contraddizione politica evidente. Oggi Libera è forza di governo e oggi il Segretario di Stato competente, espressione di Libera, ci dice che non si farà un nuovo Piano Regolatore Generale. Oggi ci viene proposto un nuovo paradigma: la cosiddetta pianificazione territoriale strategica, un insieme di piani tematici, indirizzi settoriali, progetti mirati, interventi per ambiti specifici. Questa scelta risponde davvero alle critiche che per anni sono state mosse al governo precedente oppure rischia di riprodurre, sotto un altro nome, la stessa frammentazione decisionale che abbiamo sempre denunciato? Il problema non è il metodo, ma la visione. Nessuno mette in discussione l’importanza di intervenire su mobilità verde, riqualificazione urbana, casa. Ma questi strumenti non possono sostituire un Piano Regolatore Generale. Possono affiancarlo, possono integrarlo, attuarlo, ma non possono rimpiazzarlo. E la storia di questo Paese ci insegna che governare per sommatoria porta al disordine, non alla sostenibilità. Quando si è all’opposizione è facile denunciare l’assenza di un PRG. Quando si è al governo è più difficile assumersi la responsabilità di scelte strutturali che inevitabilmente scontentano qualcuno. Ma è proprio qui che si misura la differenza tra una gestione dell’esistente e il governo del futuro. Ed è proprio qui che emerge un nodo politico che non può essere ignorato. Su questo tema, Libera sembra essersi progressivamente piegata a una cultura politica che storicamente ha sempre guardato al territorio non come bene comune, ma come strumento di consenso elettorale. Il Piano Regolatore Generale, per sua natura, riduce il potere della contrattazione politica spicciola e restituisce centralità a una visione collettiva, programmata e verificabile. Non stupisce quindi che storicamente sia stato vissuto con diffidenza da chi ha preferito governare il territorio caso per caso, deroga per deroga, favore per favore. Ed è per questo che stupisce e preoccupa vedere oggi gli amici di Libera, che su questi temi avevano costruito una parte importante della propria identità politica, adottare una linea che di fatto rinvia ancora una volta il momento delle scelte strutturali. La rinuncia a un PRG unitario non appare come una semplice scelta tecnica, ma come il risultato di un equilibrio politico interno alla maggioranza, nel quale la visione riformatrice è stata sacrificata sull’altare della governabilità. Forse, come abbiamo ipotizzato nel nostro comunicato, il giovane Icaro Ciacci non ha voluto rischiare di bruciarsi avvicinandosi troppo al sole Gian Carlo Venturini e, sull’altare della stabilità di governo, ha sacrificato uno dei propri cavalli di battaglia. Questo Parlamento ha una responsabilità storica. Siamo chiamati a governare un territorio piccolo, fragile e prezioso. Ogni metro quadrato consumato oggi è irreversibile. Ogni scelta urbanistica sbagliata pesa per generazioni. Un Piano Regolatore Generale non è un atto ideologico, è un patto tra istituzioni e cittadini, è una mappa di responsabilità. Rinunciare a questo strumento significa rinunciare a una parte della nostra funzione di indirizzo politico. Per questo chiedo al Segretario Ciacci di chiarire se il governo intenda o meno dotare la Repubblica di un vero Piano Regolatore Generale, di spiegare come la pianificazione strategica possa garantire la stessa coerenza, certezza e visione di lungo periodo e di chiarire come questa scelta sia compatibile con le posizioni storicamente sostenute dalla forza politica che oggi guida la Segreteria.
Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: Non è facile intervenire quando si avverte un clima istituzionale che ha ben poco di costruttivo, forse anche ben poco di politico, ma molto di un qualcosa che si avvicina ai pettegolezzi. Se qualcuno crede, e qui mi rivolgo in particolar modo anche alla maggioranza o a chi in maggioranza ha sentito la necessità di mandare determinati messaggi, che le questioni di maggioranza possano essere dirette o coordinate o risolte e sistemate all’interno del dibattito in comma comunicazioni, si sbaglia di grosso. E lo dico ai componenti della mia maggioranza che in tutte queste ultime ore hanno mandato questi ambigui messaggi. È quasi avvilente, sotto certi aspetti, e non lo dico rischiando chissà quale frattura, incrinatura o crepatura nella maggioranza, ma lo dico per guardare anche in avanti, in un’azione sia di maggioranza e quindi istituzionale e quindi di responsabilità nei confronti del Paese, dei suoi cittadini. Poi può risultare un richiamo del tutto inutile, forse improprio da parte mia. Sono alla fine dei miei mandati all’interno del Congresso di Stato. Posso certamente permettermi questo. E invito, come hanno fatto invece con voce assolutamente autorevole e devo dire anche molto opportuna, le due rappresentanti dei partiti di quella maggioranza, e cioè il mio presidente Alice Mina e il segretario di Libera Giulia Muratori, che hanno invitato oggettivamente ad assumere un atteggiamento di responsabilità verso quell’impegno che abbiamo in legislatura, molto diverso, che non è aprire questioni vecchie o nuove. L’opposizione deve avere questo ruolo, un po’ anche, diciamo così, provocatorio, sicuramente più portato al pettegolezzo, al sentito dire, ma a tutto c’è un limite. Io vorrei chiederle, collega Casali, perché parla di questione morale vecchia o nuova. La questione morale c’è stata in questo Paese, ma attraverso quella non abbiamo fatto fare passi in avanti al Paese e questo lo sappiamo: non ha fatto passi in avanti, nonostante sia storia. Oggi vogliamo riaprire le questioni morali sulla base di che cosa? Sulla base di sentiti dire? Sulla base di aver raccolto, certamente ha fatto bene il collega Zeppa, delle buone informazioni su Google? Creare discredito in funzione di qualunque cosa che si avvicini a questo benedetto Paese, e siamo noi i portatori di questa maledetta dannazione, è diventato insostenibile. Per cui io invito la mia maggioranza, compreso anche qualche mio collega di Congresso di Stato, che se le cose sono così insostenibili da portare avanti faccia solo una cosa: si rivolga ai Capitani Reggenti, oppure lo faccia domani mattina in Congresso di Stato, chiedendo magari la parola sull’argomento e dica: non ci sono, per il sottoscritto, più le condizioni per andare avanti. Se questo comporterà la fine di un governo o di una legislatura, io sono pronto domani mattina. Ma la cosa più problematica, anzi drammatica, è che non sapremo tutto ciò né al Paese, né ai cittadini, né alle future generazioni. Allora, smettete di venirla a raccontare, o di raccontare nel Paese, che ci interessiamo delle future generazioni. Prendiamo ad esempio gli interventi di Alice Mina e Giulia Muratori. Il Consiglio Grande e Generale deve essere esempio e quest’oggi è stato un pessimo esempio, oltre che aver fatto perdere, anche questa seduta, un’altra giornata di soldi dei contribuenti.
Miriam Farinelli (RF): Cambio completamente argomento, così stemperiamo un po’ la tensione dell’aula parlando di povertà, perché negli ultimi anni il tema delle nuove povertà è diventato centrale nel dibattito sociale ed economico. Non si tratta più soltanto della povertà tradizionalmente associata alla mancanza di risorse, ma di una condizione più fluida che colpisce fasce della popolazione un tempo considerate stabili: lavoratori con redditi medio-bassi, nuclei familiari monoreddito, giovani precari, famiglie con figli a carico, fino a persone con reddito regolare. La continua trasformazione del mercato del lavoro ha ridotto la capacità di molte famiglie di far fronte alle spese ordinarie. A questo si aggiungono imprevisti come separazioni, malattie, perdita del lavoro, che cancellano ogni forma di sicurezza economica. Uno dei fenomeni più evidenti è l’aumento della povertà energetica, con famiglie che non riescono a sostenere le spese per riscaldare la casa. Parallelamente cresce la povertà alimentare, che spinge sempre più cittadini a rivolgersi alle associazioni di volontariato e, in special modo, alla Caritas. Le famiglie con figli sono fra le più esposte. Le spese scolastiche, sportive e sanitarie, ovviamente dove non arriva l’ISS, diventano spesso un peso insostenibile. Le nuove povertà non sono solo economiche, ma anche relazionali e culturali. La difficoltà a chiedere aiuto, la vergogna legata all’impoverimento, contribuiscono a peggiorare la situazione. Affrontare le nuove povertà richiede politiche pubbliche più inclusive e una collaborazione fra istituzioni, terzo settore e comunità, promuovendo una cultura della solidarietà capace di prevenire l’isolamento e di riconoscere la vulnerabilità come una condizione che può toccare chiunque. Affrontarle significa non solo intervenire sulle emergenze, ma ricostruire un nuovo modello di convivenza in cui nessuno sia lasciato indietro. E qui si inserisce un servizio di qualche settimana fa di San Marino RTV sulle tariffe sociali delle utenze negate a tante famiglie per una scorretta interpretazione del governo. Il decreto numero 93/23, articolo 4, era stato emanato con l’obiettivo di fornire un sostegno a tanti nuclei familiari o a singoli cittadini in difficoltà economiche, dimezzando di fatto l’importo delle tariffe delle utenze domestiche. Questa finalità sociale viene di fatto del tutto vanificata, perché si considera il reddito lordo e non il reddito imponibile, e questo rende minimo il numero delle famiglie che possono beneficiarne. A questo si aggiunge il numero di famiglie o di singoli che chiedono aiuto alla Caritas per le necessità più varie: dalle difficoltà di mettere il cibo a tavola, alle spese di base necessarie per la famiglia, al sostegno psicologico, a chi ha bisogno di una mano tesa e molto altro. Per far fronte all’aumento delle richieste sono necessarie risorse e il grido di aiuto, mi si dice, è arrivato fino agli Eccellentissimi Reggenti. Non possiamo rimanere insensibili a queste richieste. Si utilizza frequentemente l’espressione “nessuno deve rimanere indietro”. Ebbene, credo sia giunto il momento che alle chiacchiere seguano i fatti e che non rimangano belle parole prive di significato. Un tema attuale, per concludere: qualche giorno fa RTV ha diffuso la notizia che dal primo gennaio tutti i referti di laboratorio non saranno più inviati al domicilio delle persone, ma saranno visibili solamente sul fascicolo sanitario. Mi chiedo se questa decisione abbia tenuto conto degli anziani o di chi non ha dimestichezza con la tecnologia e che, per questo, deve ricorrere a figli, parenti o amici, sorvolando sulla privacy delle persone. Credo possa avere un gran senso prevedere la possibilità, per chi lo richiede, di avere una copia cartacea dei propri referti, perché sono documenti personali e sarebbe un grande segno di sensibilità verso chi può essere in difficoltà. Un’ultima battuta. In Quarta Commissione il Segretario di Stato Mularoni ha comunicato che il Comitato Esecutivo ha brillantemente portato a termine il periodo di prova. Bene, solo per chiarezza e non per polemica, mi piacerebbe conoscere quali fossero gli obiettivi del periodo di prova e quale indicatore il Congresso di Stato abbia preso in considerazione per giudicare brillantemente risolto il trimestre di prova. Stamattina siamo stati bombardati da messaggi di mamme che chiedono quale sarà il destino assistenziale dei propri figli, perché si vocifera che ci siano dei cambi nella gestione dell’assistenza pediatrica dei bambini, soprattutto durante la notte e nei giorni festivi.
Silvia Cecchetti (PSD): Anch’io alcune parole su alcuni temi trattati in questo dibattito. Il primo è la questione morale. Credo sia corretto ribadire la posizione già tenuta oggi dal segretario del PSD rispetto a una questione morale che rimane sullo sfondo e non riguarda la politica direttamente, ma di cui la politica si deve preoccupare e occupare nella misura in cui è nostro dovere dotarci di strumenti che ci permettano di verificare la solidità degli investimenti che vengono fatti a San Marino. Questo naturalmente nel rispetto delle autonomie degli organismi preposti. Ma noi dobbiamo tenere conto del fatto che in un Paese come il nostro, che è un piccolo Stato e non possiede gli stessi anticorpi delle grandi nazioni, il danno reputazionale può essere irreversibile. Per questa ragione spetta alla politica occuparsi, per la sua parte, di fare attenzione e di verificare che questi investimenti siano investimenti solidi e capaci di trasformare e dare veramente al nostro Paese la possibilità di crescita e di sviluppo. In questo senso, entrare nelle realtà come l’Unione Europea mediante l’Accordo di associazione o con la Banca d’Italia mediante un memorandum of understanding sulle attività di vigilanza potrà senz’altro essere d’aiuto a questo Paese. Secondo punto, penso che sia emerso anche un tema che riguarda il rapporto fra i partiti della maggioranza, prima ancora che il rapporto fra il governo e la maggioranza. Partiamo dal rapporto fra i partiti della maggioranza. La politica richiede sforzo, richiede capacità di coniugare le diverse sensibilità. In questa maggioranza ci sono partiti che vengono da storie diverse e che rappresentano anche classi sociali diverse, e sulla responsabilità di assumersi questo ruolo di sintesi, nella soluzione delle problematiche attuali del Paese, è nata questa maggioranza. Proprio i partiti che la compongono stanno facendo, io credo, un grande sforzo per poter dare soluzioni condivise e soluzioni concrete. Da questo punto di vista, quindi, credo di poter tranquillizzare le forze di opposizione sulla solidità dei partiti di questa maggioranza, che si sono assunti tale responsabilità. Rapporto fra governo e maggioranza. Durante questo comma sono emersi anche interventi da parte di alcuni esponenti del governo che hanno espresso criticità, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo economico e la crescita. Rispetto a questo tema credo che il PSD abbia più volte sottolineato la necessità di rilanciare e sostenere il governo e che stia lavorando anche per soluzioni concrete relativamente allo sviluppo e alla crescita. Ma credo anche, ed è doveroso sottolinearlo, che l’equilibrio del governo, prima di tutto, passi dallo sforzo fra i membri di governo di trovare fra di loro un metodo e una modalità di lavoro, così come esattamente stanno facendo i partiti di maggioranza, pur nelle loro diverse sensibilità, modalità di lavorare e caratteri. Questo sforzo di equilibrio è un impegno e un dovere che noi dobbiamo prenderci rispetto al Paese, ciascuno nei propri ruoli. Il PSD, in particolare, forte della sua storia di partito, è in grado di elaborare soluzioni anche in fasi critiche. Bene, io credo che il PSD continuerà a proporre soluzioni che possano essere ampiamente condivise. In questo senso ritengo altrettanto doveroso sottolineare che la posizione tenuta oggi dal segretario Pedini Amati, seppur rispettata, non è condivisa dal PSD nella parte in cui Pedini paventa una possibile crisi di governo. Proprio perché in questa fase così delicata si richiede alla politica di muoversi con responsabilità, con metodo e di fare questo grande sforzo per trovare soluzioni a quelle che sono le sfide più importanti. Questa maggioranza si è presa l’impegno di portare avanti la sottoscrizione e la messa a terra dell’Accordo di associazione con l’Unione Europea e dobbiamo farlo, e siamo qui per farlo. Si è presa l’impegno di garantire l’equilibrio del bilancio, sostenere il debito pubblico. E soprattutto si è presa l’impegno di elaborare strumenti di sviluppo e di crescita del Paese che possano supportare non solo il debito, ma che possano rilanciare questo Paese nel futuro attraverso soluzioni e normative concrete, di cui ci prendiamo in primo luogo, come PSD, ma credo di poter dire come tutta la maggioranza, la responsabilità.
Denise Bronzetti (AR): Collega Lazzari, mi verrebbe da partire con questo intervento con una battuta: buona la seconda. Buona la seconda perché lei, nel suo intervento, ha tenuto a chiarire che sollevando la questione morale non intendeva lanciare accuse a nessuno. E mi permetta, collega Lazzari, se ciò è vero, c’è però qualcosa che probabilmente deve essere completato nel ragionamento. Allora, se non è un accusare, se non abbiamo elementi che peraltro non spettano alla politica ma spettano al tribunale, allora qual è il problema? Lei ha richiamato, dal mio punto di vista correttamente, che c’è probabilmente un problema di metodo e anche di credibilità rispetto alle cose che si fanno e si fanno in questa maggioranza e con questo governo. Quindi è un problema relativo alla condivisione delle scelte, molto probabilmente. Io su questo la posso seguire, collega Lazzari, perché quando ci si appresta a valutare la cessione delle quote di maggioranza di un istituto bancario a San Marino, è molto importante la questione del metodo che lei solleva e anche della condivisione che lei solleva. Non però scatenando una guerra fra poveri che altro non dovrebbe fare che fare a gara a chi è più pulito all’interno della politica. Negli interventi che si sono succeduti, che io ho ascoltato da questa mattina, bisognerebbe avere anche l’onestà intellettuale di riconoscere che, se ci sono, e ci sono, degli interventi anche critici, anche da parte di chi ha responsabilità di governo, questi interventi devono essere valutati non perché qualcuno per forza li deve inserire e incasellare in una politica delle alleanze. Quindi gli interventi anche critici di qualche Segretario di Stato devono essere letti come uno sforzo in più che viene richiesto a questa maggioranza e, se vogliamo, anche allo stesso governo nel prestare attenzione a quella che è comunque una vicenda che sta tenendo banco e ha tenuto banco anche nei giorni scorsi sulla stampa, non solo locale. Che messaggio sta passando ancora una volta fuori? Che San Marino ha un’economia opaca, ha un’economia in cui è richiamato il segreto bancario. Allora io mi chiedo: con questi chiari di luna, gli investitori, quelli seri, quelli che tutti noi vorremmo arrivassero in questo Paese, secondo voi come si avvicinano a questo Paese se quello che arriva fuori sulla stampa è che c’è ancora un’economia opaca e che addirittura facciamo ancora i conti con il segreto bancario che si oppone alla trasparenza, su cui per anni abbiamo fatto dei percorsi che sono stati ampiamente riconosciuti dagli organismi internazionali e non solo da questi? Ora, di questo noi siamo fortemente preoccupati. E quindi i richiami che sono stati fatti, in particolar modo anche dalla forza politica che rappresento, vanno in questa direzione. Vanno in questa direzione perché non ci possiamo permettere nessuna sbavatura. E allora sì che qui ha senso parlare di trasparenza nelle decisioni politiche. Io non sono tra quelli che dicono che la politica deve stare completamente fuori dalle scelte di economia e di sviluppo di questo Paese. Non me ne vogliano i colleghi di opposizione, ma ci sono delle responsabilità quando si assumono dei ruoli di governo e anche quindi di maggioranza. In maggioranza bisogna parlarne, perché penso sia questo il motivo del contendere e che fa tremare i polsi a qualcuno. Quindi, semmai, quello che bisognerebbe cercare di fare meglio, e quindi sono stati mandati una serie di messaggi interni alla politica e ne sono stati mandati altri al di fuori di quest’aula, è una maggiore condivisione nelle scelte all’interno della maggioranza. Su questo non c’è ombra di dubbio. Perché non può succedere mai, e questo è un accorato appello che noi facciamo, che su scelte economiche così importanti e non solo su quelle ci sia una parte della maggioranza che sa, o forse qualche persona che sa, e tutti gli altri siano all’oscuro. Questo non può funzionare. È su questo che noi dobbiamo riavvolgere il nastro e dovremmo farlo con la serietà che deve contraddistinguere la politica, e non solo questa, perché alla politica sono legati necessariamente tanti altri gangli dello Stato.
Segretario di Stato Federico Pedini Amati: Mi sento in obbligo di replicare perché sono mancato per un paio d’ore e sono arrivati un sacco di attacchi. Quello che non mi aspettavo era quello del mio presidente di partito perché si possono fare tanti discorsi all’interno dei partiti, ma quando si prende una posizione del genere di fronte a tutta l’aula consiliare, qualche problema all’interno del partito sicuramente c’è. Io non ho mai detto che si deve attuare la crisi di governo. Io ho detto ben altro. Io ho detto che ci sono grossi problemi e ci sono, perché non l’ho detto solo io: lo dimostrano i fatti, tra maggioranza e governo o tra governo e maggioranza, come la vogliamo mettere, sia in fase di tutti gli atti che abbiamo fatto o non fatto. Potrei citare, ultima ma non ultima, la legge sulla cittadinanza, dove una parte di maggioranza si è astenuta o non ha votato. Allora, tutte queste cose messe in fila, se non valutate attentamente o se non si fa un ragionamento compiuto, chiaramente ci porteranno forse a una situazione molto peggiore. Però l’ho avvertita un po’ come una minaccia anche questa nei miei confronti. Quello che ho voluto dire all’aula questa mattina è che questo governo, che è nato un anno e mezzo fa, deve fare il piano di sviluppo vero di questo Paese e non può solo correre dietro alle emergenze, ai problemi delle banche, ai problemi dei bulgari, al problema del Symbol e a tutto quello che non abbiamo programmato e che un ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale, oltre alla spending review, ci aveva chiesto di fare entro il mese di settembre. Mi spiace aver sentito il mio collega di governo Teodoro Lonfernini. Forse qualcosa sta accadendo. Di fatto mi chiede le dimissioni oggi, a me o a Rossano Fabbri. Io non ho ben capito perché. Ha fatto non meglio imprecisate accuse o oggi in Consiglio o domani in Congresso. Allora voi capite bene che se questa è l’aria che tira nel governo o nella maggioranza, non è una gran aria. Questo era il senso. Secondo me, dal mio punto di vista, una verifica di maggioranza o di governo, o viceversa, va assolutamente fatta. Questo lo ripeto perché è una cosa che può mettere in condizioni il governo e la maggioranza di rilanciarsi, se la vogliamo vedere in quell’ottica. Sentirmi accusare,per la verità anche da segretari di altri partiti di maggioranza, senza neanche citarmi, mi dà fastidio perché non ho capito bene da chi arriva l’accusa e perché, ma soprattutto sulla base di che cosa. Cosa avrei fatto di sbagliato come Segretario di Stato nell’atto dei miei doveri? Chiedere di fare chiarezza e dirci dove vogliamo andare? È questo l’errore che sto commettendo. Però quando qui si parla di questione morale, di problemi delle banche, del problema del Symbol, del problema dello sviluppo e poi dal giorno dopo si continua a fare finta di niente, questo forse è un problema. Questo è il vero problema del Paese. In ogni caso io non ho nessuna intenzione di muovermi da dove sono, a meno che qualcuno non mi voglia sfiduciare. Allora io ci sto. Siccome il Consiglio mi ha nominato, mi sfiduci il Consiglio prima ancora del mio partito. Questa è la sfida che io lancio. Rimando la palla al mittente.
Carlotta Andruccioli (D-ML): È evidente che la piega che ha preso questo dibattito mi costringe a dover fare considerazioni di altro tipo e su altri temi. Prima il Segretario Lonfernini ha detto, anche rivolgendosi alle opposizioni, che abbiamo perso tempo anche oggi. Ho sentito diversi che hanno parlato di necessità di ricambiare la rotta. Ho sentito chi ha detto che non si rivede in questa maggioranza, in questo governo. Io vorrei ricordare che il tema della questione morale non è una questione che è emersa dai banchi dell’opposizione e che è stata strumentalizzata: è una questione che è stata tirata fuori dai vostri colleghi di maggioranza e, tra l’altro, nella passata sessione consiliare. Quindi io penso che su questo stiate facendo tutto da soli e non ci sto nemmeno a sentirmi dire che, come opposizione, stiamo facendo il nostro gioco. Intanto, come opposizione, almeno parlo per il mio partito, sui provvedimenti che ritenevamo utili, costruttivi e in grado di generare benefici e di garantire interessi e benessere a San Marino, li abbiamo sostenuti e questo non ci viene riconosciuto. Però, semplicemente, su questo tema, che è il tema del sistema bancario e della vicenda cessione quote Banca di San Marino, ci siamo permessi di fare delle domande e di chiedere chiarezza e trasparenza, cosa che avete fatto anche voi dalla maggioranza. Nella passata sessione, dai banchi della maggioranza e del governo, si richiedeva la massima responsabilità. Quello che chiediamo noi oggi è che ci smettiate di prendere per i fondelli, e lo dico molto chiaramente, perché di fronte a una vicenda grave come quella che è avvenuta, il silenzio del governo è stato assordante e imbarazzante. L’unica risposta è stata una Commissione in seduta segreta in cui governo e Banca Centrale hanno detto: “Noi non sapevamo nulla e continuiamo a non sapere nulla”. Io penso che questo sia un enorme problema. E se chiediamo chiarimenti in merito facciamo pressioni a Banca Centrale e alle istituzioni? Qui c’è un problema di enorme fiducia, è evidente, e c’è anche all’interno del governo e della maggioranza. Ma c’è anche un problema, lo diceva la collega che mi ha preceduto, rispetto alle conseguenze sull’immagine della Repubblica di San Marino che una vicenda come questa ha. Credete che noi, seppur dall’opposizione, siamo contenti di leggere queste cose sulla stampa estera e di vedere che San Marino, ancora una volta, viene citato perché collegato a messaggi negativi? Ripeto: non è possibile essere tacciati di irresponsabilità nel momento in cui si fanno richieste di chiarimenti, soprattutto nei consessi in cui c’è anche garantita una segretezza. Per cui io penso che quello che abbiamo visto oggi sia piuttosto imbarazzante e penso sia evidente che sia necessario che sicuramente risolviate le questioni interne, su questo non c’è dubbio, ma sia necessario anche che abbiate il coraggio di andare fino in fondo rispetto alle cose che anche oggi avete detto ai microfoni, sulle pressioni sul tribunale, sulle quali io vorrei capire chi e come ha fatto pressioni sul tribunale, sulle pressioni su Banca Centrale, sui favori personali, sui dispetti. Io spero che siate conseguenti e andiate fino in fondo anche nel fare chiarezza su questo e spero che ci sia la volontà di fare chiarezza sui dossier che sono stati portati alla conoscenza di quest’aula e di farlo magari senza l’arroganza di fare anche battutine sul ruolo degli investigatori dell’opposizione, in questo caso del collega Zeppa. L’ultimo minuto lo dedico alle elezioni delle giunte. Ieri si è tenuto il giuramento, quindi è d’obbligo ovviamente l’augurio di un proficuo lavoro alle nostre amministrazioni locali, con l’appello che faccio al Segretario Belluzzi, che questa mattina è intervenuto proprio sul tema, di mettere subito in atto e di avviare delle riflessioni il più possibile allargate sul tema delle giunte di castello, le quali devono vedersi concessa nuovamente la dignità che meritano in termini di autonomia decisionale, autonomia finanziaria, di risorse anche in proporzione alla popolazione che c’è nei vari castelli. Io spero che ci sia la volontà veramente di mettere mano alla legge, di riformare questo aspetto e che non si fermi semplicemente agli slogan, ora che le elezioni sono passate.
Andrea Menicucci (RF): E’ stato un dibattito che purtroppo a me ha suscitato imbarazzo, perché è diventato non tanto il comma comunicazioni, in cui si finisce per arrivare ad un calderone di argomenti dei più disparati e dei più lontani tra loro, ma è diventato un po’ uno sfogatoio. Abbiamo dovuto ascoltare gli psicodrammi di buona parte della maggioranza, di tutta la maggioranza purtroppo, con anche più voci all’interno degli stessi partiti. Abbiamo dovuto ascoltare delle minacce di dimissioni irrevocabili. Abbiamo dovuto ascoltare anche frasi, ripetute più volte, in cui si affermava che il governo e questa maggioranza non stanno funzionando. Ci sono stati partiti che hanno scompensato i loro stessi Segretari di Stato. Questo periodo è effettivamente anche il tempo di fare un bilancio, che diventa un regolamento di conti. Un regolamento di conti che è stato all’interno delle stesse forze di maggioranza e dello stesso Congresso di Stato. In questo dibattito abbiamo notato diverse modalità di fare politica. La politica viene piegata in questo caso in qualcosa che va a cercare di inseguire interessi che non sono legati alla comunità, ma sono legati ai partiti, alla loro volontà di mantenere il posto al sole. Diventa uno sforzo ininterrotto di un meccanismo di sopravvivenza che mal si sposa con quell’idea di politica che doveva essere la politica alla fonte, la politica primordiale che cerca di arrivare a una gestione degli interessi della comunità largamente intesa. All’interno di questo quadretto poco istituzionale e poco elegante si inserisce anche un’altra modalità di fare politica, una modalità che è stata riportata anche da altri consiglieri intervenuti e che hanno parlato di interventi che diventano microinterventi, interventi legati per esempio a gruppi di individui, interventi legati a individui stessi. Cioè con la percezione che si possa arrivare al bene della comunità, all’interesse della comunità, arrivando a una sommatoria di tanti interessi individuali. C’è una metafora che a me è venuta in mente in fase di dibattito, che è legata al mosaico: noi ci troviamo oggi ad avere un insieme di tessere che rappresentano quegli individui verso i quali la politica si muove, ma quelle tessere non hanno valore se non sono inserite in un disegno, in un programma, in un progetto. E io mi chiedo che tipo di progetto, che tipo di programma, che tipo di idea di sviluppo potremmo avere se oggi abbiamo perso una giornata intera di lavori parlamentari per regolare i conti, probabilmente visto l’avvicinarsi della fine dell’anno. Questa modalità di fare politica, a livello prettamente individuale, con il cittadino che va a bussare o con il politico stesso che cerca di promuovere una linea legata a questo tipo di politica, è una politica alla quale noi stessi, e non parlo solo di classe politica ma parlo soprattutto di cittadini, siamo assuefatti, perché siamo stati abituati a vedere una gestione della cosa pubblica che è assolutamente patologica. Abbiamo il tema della casa. Il mercato è pieno di immobili che sono affittati o venduti a prezzi purtroppo non umanamente raggiungibili. Questo si collega all’impossibilità delle persone, specialmente delle persone più giovani, di arrivare a una loro indipendenza e a una loro autonomia. Questa indipendenza non è un vezzo: rappresenta la possibilità per loro di fare programmazione, di programmare quello che sarà il loro futuro. Questo si ricollega a un altro tema, la natalità, perché senza questo genere di possibilità, senza queste rassicurazioni, nessuna coppia, nessuna persona può pensare di avere una responsabilità genitoriale nei confronti di un bambino o di una bambina che nascono e che vengono al mondo in una società così particolarmente frustrata da alcune problematiche. Questo, tra l’altro, fa il paio anche con un altro tema. Di una cosa io sono orgoglioso di San Marino: il fatto che sui propri giovani, in ambito di istruzione, investa. L’ho vissuto sulla mia pelle perché sto frequentando un percorso di studi universitario e so che la Repubblica di San Marino da questo punto di vista investe e ci tiene. Però nel momento in cui noi investiamo solo in uscita, cioè per permettere ai nostri giovani di studiare all’estero, e non investiamo in entrata, cioè in rientrata dei nostri giovani, chiaramente diventa uno sforzo del tutto vano. Ma soprattutto questo investimento è un investimento che potremmo fare evitando alcune modalità di selezione presso, ad esempio, la pubblica amministrazione, che sono modalità sartoriali, con bandi di concorso già completamente cuciti attorno a una figura. A me dispiace perché tutte queste opportunità di rispondere alle esigenze della comunità intesa come una moltitudine organica e non come un insieme di singoli individui vengono spese per regolare i conti all’interno del Consiglio Grande e Generale. È uno spettacolo che purtroppo è patetico ed è avvilente. Quello che noto è sempre di più non tanto una mancanza di programmazione e di visione, perché la mancanza di programmazione e di visione è nei confronti dello Stato, del Paese, dei cittadini.
Vladimiro Selva (Libera): Anch’io mi unisco a chi a inizio dibattito ha ringraziato i cittadini che lo scorso 23 novembre si sono candidati per rappresentare all’interno delle giunte di Castello e per il loro impegno nelle istituzioni. Va anche riconosciuto che la partecipazione al voto purtroppo non è stata esaltante, però è chiaro che il contributo che quei cittadini che si sono candidati hanno dato è stato sicuramente utile. E cosa dire per quanto riguarda il resto del comma comunicazioni? Intanto mi sento rasserenato dalle parole del Segretario Pedini, che ha detto di non avere intenzione di dare dimissioni, tantomeno irrevocabili, come qualcuno magari chiedeva poco prima, sempre dal governo. Di solito questi commi così infuocati nascono da istanze dell’opposizione che magari, su temi specifici complessi, dove la maggioranza è in difficoltà o dove il governo ha fatto degli errori plateali o poco giustificabili, l’opposizione chiaramente incalza. Qui mi pare che stiamo facendo molto in casa, da soli, e credo che una riflessione su questo sarà bene farla, perché non penso che sia un buon modo per continuare in una legislatura che vede un’alleanza strategica a progetto, tra i due partiti più rappresentativi del Paese: Libera, nettamente nel campo riformista, e la DC, un partito mediamente conservatore, comunque non certo nel campo della sinistra o del centrosinistra. Su un punto ci siamo alleati, che era quello di una trasformazione di questo Paese, di un passaggio cruciale che serve a preparare il Paese all’adesione, all’accordo di associazione con l’Unione Europea. Credo che debba essere concentrata la maggioranza, il governo, sulle cose davvero importanti. Io credo che non ci si possa distrarre da quelle per partite che ognuno magari vuol fare su questioni un po’ meno rilevanti. Questa era la sintesi che mi sento di fare e mi auguro sarà oggetto di discussione presto anche nella maggioranza, perché noi abbiamo bisogno di aderire all’Unione Europea, abbiamo bisogno che il nostro sistema bancario sia competitivo. Ho sentito il consigliere Renzi dire: “Non ho assistito ad una acquisizione bancaria”. Speriamo che invece si possa vedere, di qui a qualche anno, che una banca importante, straniera, trasparente, dove i soggetti promotori non siano degli sconosciuti, ma abbiano una fama e una referenza inoppugnabile, acquisire delle quote o un’intera banca a San Marino. Io questo lo vedrei come un fatto positivo. Ma per arrivare a quello, credo che oltre a firmare l’accordo di associazione, noi dovremo fare degli accordi tipo il memorandum d’intesa con Banca d’Italia, che abbiano a che fare con una vigilanza congiunta. Io ringrazio un po’ tutti i consiglieri, anche in particolare quelli di RF, che criticano, che magari ci fanno notare qualche limite nella nostra azione di governo. Per carità, questo è sempre utile e credo che rientri in una dialettica utile e positiva fra maggioranza e opposizione. E’ stato toccato il tema dei rifiuti. Noi siamo sempre stati convinti che per arrivare a percentuali alte fosse necessario, nel nostro territorio, il porta a porta diffuso su tutto il territorio. Oggi ne abbiamo un 30-40% e il resto sono cassonetti stradali. Bene, il passo che siamo riusciti a fare con questa maggioranza è quello di arrivare al porta a porta su tutto il territorio per tre delle cinque frazioni, perché due rimarranno nei castelli dove già oggi c’è la raccolta stradale, quindi Serravalle e Borgo Maggiore, e solamente carta e vetro resteranno raccolta stradale. È vero, ci sono i dati, ma li abbiamo dati noi, non è che ci nascondiamo dietro un dito. Però non dite, per favore, cose che non sono vere, cioè che il porta a porta non verrà esteso a tutto il territorio, perché invece questo è quello che avviene. Ma soprattutto, e questo è il tema cruciale e che farà la differenza veramente importante, è che grazie a questo passo si potrà introdurre la tariffa puntuale, che non cita mai nessuno quando parla di questi temi, e quindi si farà in modo che ognuno paghi per quello che differenzia e non tutti uguali come avviene oggi, o addirittura sui consumi elettrici con distorsioni assurde. L’altro tema è la pianificazione strategica. Noi crediamo, con questa maggioranza, di riuscire ad arrivare a fare una pianificazione che preveda intanto quali sono le infrastrutture di qui a vent’anni necessarie a questo Paese e iniziare a disegnare quali sono le aree interessate da quelle infrastrutture e quindi anche a vincolarle. Quindi il nostro territorio inizierà, livello per livello, ad assumere una destinazione che, sommata, darà una pianificazione generale di tutto, ma dove i livelli su cui potremo intervenire, come quello dell’edilizia privata o della produzione o dei servizi, potrà diventare vincolo per quello successivo. Questo è tra l’altro un modo nemmeno troppo moderno, ma un po’ innovativo rispetto a quello che facevamo negli anni Settanta, fine anni Settanta, con le leggi urbanistiche.
Segretario di Stato Luca Beccari: Quest’anno celebriamo il 50º anniversario dell’Atto Finale di Helsinki che, in sede OSCE, è stato celebrato la scorsa settimana. Anche San Marino lo ha fatto nel corso di una cerimonia istituzionale. Non molti sanno forse che quello è stato il momento in cui San Marino, per la prima volta, ha aderito a un’organizzazione internazionale. L’ONU esisteva già, prima ancora la Società delle Nazioni, ma a San Marino non era mai stata data la possibilità di aderire pienamente a un organismo internazionale. Fu solo in quella occasione. Faccio questo esempio, cito questa circostanza storica perché allora la percezione dei sammarinesi era quella di essere cittadini di uno Stato giustamente indipendente e sovrano, ma la comunità internazionale considerava San Marino non adatto ancora, non pronto sotto il profilo della piena sovranità ad aderire a un’organizzazione internazionale. Solo dopo San Marino aderirà all’ONU e al Consiglio d’Europa. Differenza quindi fra la percezione interna e la percezione esterna. Non importa quello che San Marino si raccontava in quegli anni: contava quello che ti dicevano gli altri che ti guardavano da fuori. Questo è un primo punto di partenza. La stessa cosa, se volete, la possiamo traslare sul tema della Palestina. San Marino quest’anno credo che si sia distinto nel panorama internazionale per essere stato non solo un Paese che ha sostenuto l’implementazione dei due popoli, due Stati in maniera concreta, sulla base di un’unanimità di quest’aula e sulla base di un consenso politico unanime e allargato, e quindi non solo ha potuto dimostrare questo a livello internazionale. Poi apriamo i nostri siti che sono a San Marino e che commentano la politica e siamo inondati da quella che è satira, critica, contestazioni proprio rivolte a quel popolo al quale quest’aula ha dato dignità attraverso un processo di riconoscimento internazionale. Quindi da una parte percezione esterna: noi siamo quelli che sostengono la Palestina e l’implementazione dei due popoli e due Stati. Dall’altra parte però, a livello interno, denigriamo l’eventualità che San Marino, ad esempio, possa dare asilo a venti, trenta palestinesi, dando un contributo di accoglienza a questa causa, tra l’altro in virtù di due ordini del giorno approvati all’unanimità da quest’aula e dalla Commissione Affari Esteri. Io non so se vi ricordate che in questo palazzo noi abbiamo una targa, una lapide nell’atrio che ricorda l’ospitalità che San Marino diede ai centomila rifugiati della seconda guerra mondiale. Io sono convinto che quella targa non ci sarebbe e quel grande atto di solidarietà che San Marino seppe dimostrare in un momento difficilissimo della storia non ci sarebbe oggi se le logiche che governano internamente il principio dell’accoglienza sono quelle con le quali si tratta il popolo palestinese. Il rating: noi sono due anni che otteniamo performance di rating positive, ben tre agenzie diverse testimoniano la crescita del nostro Paese e quindi da fuori, percezione esterna, noi veniamo letti come un Paese sul binario giusto sulla base di driver ben precisi. Internamente noi continuiamo a dirci che siamo alla canna del gas. Continuiamo a dirci che siamo asfissiati dal debito, che tutte le scelte di bilancio sono sbagliate e che tutto quello che facciamo sostanzialmente ci porta al baratro. Questi esempi mi portano all’ultima parte del mio ragionamento, ed è quello sulla questione morale. Ora io credo che sia molto difficile parlare di questione morale in astratto. Ora noi siamo stati trascinati da qualche seduta attorno a questo dibattito attorno al quale, peraltro, anche un pochino la stessa maggioranza non si trova perfettamente allineata. Io credo solo una cosa: noi siamo un Paese che ancora ha fatto molto per uscire dalle secche del 2008 e del 2009, per riconvertire la sua economia, per cercare di uscire da un paradigma completamente sbagliato, ma ancora non siamo riusciti a fare il salto culturale finale che ci serve per essere correttamente percepiti dall’esterno. Perché finché noi non la smetteremo di pensare che la politica possa sopra ogni cosa determinare questioni che invece in tutto il resto del mondo sono prerogativa di organismi deputati a fare questo, indipendenti, scollegati dalla politica, noi commettiamo un errore. C’è una vicenda giudiziaria, sono stati commessi dei presunti illeciti, siamo tutti d’accordo che questo non è accettabile. Ma dobbiamo essere altrettanto tutti d’accordo nel considerare che non possiamo essere noi, come politica, a sostituirci a chi deve determinare se quei fatti vanno bene o non vanno bene. A me preoccupa l’immagine che vogliamo dare noi rispetto a questa vicenda e l’immagine che vogliamo dare noi anche rispetto al tema degli investitori stranieri. Noi abbiamo un console della Repubblica di San Marino che segue un processo di selezione, una due diligence di polizia per essere nominato rigorosissima, e che non ha pendenze di nessun tipo a livello penale. Si interessa a un investimento a San Marino: noi possiamo anche essere d’accordo o non d’accordo rispetto a quell’investimento, ma sicuramente noi in quest’aula abbiamo già deciso se quella persona è idonea o meno a fare l’investimento e soprattutto abbiamo la pretesa di saperlo meglio di chi è professionalmente deputato a decidere se quell’investimento va fatto o non va fatto. Se noi non impariamo anche a gestire la complessità di un investitore straniero, noi continueremo sempre a usare ogni novità, ogni eventuale potenzialità di investimento nel nostro Paese solo come una querelle politica e una battaglia politica.
Gerardo Giovagnoli (PSD): Volevo fare qualche ragionamento su questa cosiddetta vicenda della questione morale, anche perché il termine si presta a molte ambiguità, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista di come viene applicato oggi in aula. Stamattina è partito il consigliere Zeppa facendo riferimento alla vera questione morale storica italiana, che è stata prodotta da Berlinguer, su fatti storici che accadevano in quel momento, ovvero la Tangentopoli italiana. I nostri fenomeni sono stati diversi, sono arrivati più tardi e sono stati diversi. La nostra questione morale più vicina è quella di dieci anni fa, quando il caso Mazzini imperversava e c’era l’attacco alla politica. Ora però siamo al 2025. Il paragone non sta più in piedi perché quella volta la politica che era al centro dell’attenzione aveva a che fare con un sistema di potere che non c’è e che non ha più. In questo tempo la politica non ha più quel potere discrezionale, per fortuna, che c’era quella volta, perché abbiamo agito in quest’aula e non solo per togliere potere discrezionale soprattutto al Congresso di Stato ed evolvere alcuni controlli o alcune autorizzazioni ad altri organismi. Manca un aspetto: manca la risoluzione dei casi bancari e dei disastri che si sono prodotti con i casi bancari e quindi abbiamo ancora problemi in alcune banche e con i riflessi della crisi finanziaria che non sono esattamente sulle banche, ma che sono in pancia alle banche, ovvero il Symbol. Quello di cui stiamo discutendo in questi due mesi, da una parte, è la possibilità che diventi socio di una banca qualcuno che poi è finito sotto l’indagine del tribunale e stamattina ci dice Zeppa che anche chi era possibile investitore sulla questione del Symbol sembra che non abbia le carte a posto. Questa vicenda è molto più ristretta della questione morale di cui si parlava dieci anni fa: ha a che fare più con una incapacità che non con una corruzione, perché tutto sommato in tutte queste ore si fa fatica qui a puntare il dito contro qualcuno, perché la responsabilità nel frattempo l’abbiamo scaricata verso l’esterno, ma non del tutto. Quindi vado incontro anche a quello che diceva il mio Segretario Lazzari: la politica ha necessità di dire delle cose, di settare delle regole. Queste regole però non sono più quelle di una volta, cioè la discrezionalità. Evidentemente quando si ha a che fare con le azioni della seconda più grande banca sammarinese, quando si ha a che fare con il mostro edilizio del Symbol, le cose non possono che essere di dominio pubblico e tutte le volte ci sbattiamo la testa perché quel set di anticorpi che abbiamo generato su questi casi specifici non sono sufficienti. Qualcuno stamattina ha detto: “Ci sono i vertici delle forze dell’ordine, del tribunale, il Segretario Ciacci”, eccetera. Io non credo che si possa caricare di responsabilità i vertici. Si possono caricare di responsabilità le istituzioni in quanto tali, che servono al funzionamento della macchina pubblica, per evitare che sfuggano delle informazioni. Questo è il punto fondamentale. Innanzitutto bisogna determinare quali siano le iniziative imprenditoriali che hanno un carattere, una rilevanza, un’importanza per il pubblico e quelle che non ce l’hanno. Quelle che non ce l’hanno non possono investire la politica, come una volta in cui noi andiamo a mettere becco nell’iniziativa tra privati. Quando invece, come in questo caso, c’è un interesse, si prende la responsabilità, come governo, di che cosa può fare, e si mette insieme un protocollo. Se è una questione di rilevanza pubblica, noi dobbiamo dettare delle linee e determinare quali sono i paletti, quello che può e quello che non deve succedere. Quello che si deve evitare, quindi, è che arrivi qualcuno che non è credibile, ma anche evitare che tutte le volte ogni iniziativa venga bloccata. Noi dobbiamo trovare questo margine in cui lo Stato fa la sua parte e l’imprenditoria privata fa la sua parte. Altrimenti tutte le volte ci sbattiamo la testa. Per una questione pregressa noi diciamo: no, è meglio che la politica non se ne occupi perché la responsabilità non ce la doveva avere il Congresso di Stato. Poi chi se ne occupa non ha gli stessi strumenti della pubblica amministrazione, inciampa, finiscono gli scandali in aula e non si produce mai nulla se non una perdita di credibilità del sistema. Allora vediamo di migliorare questa coordinazione che manca tra la parte di origine politica e quella di origine privata, perché veramente io sono stanco che ogni cinque-sei mesi, ci ritroviamo sempre con la stessa dinamica.
Giovanni Zonzini (Rete): Un po’ difficile intervenire dopo il dibattito a cui abbiamo assistito oggi, un dibattito perlopiù interno alla maggioranza. Vorrei puntualizzare in apertura un paio di questioni. Il Segretario Beccari ha dichiarato che noi avremmo proposto di disconoscere lo Stato di Palestina. Noi, come primo atto della legislatura, abbiamo fatto un progetto di legge per riconoscere lo Stato di Palestina. Non mi risulta che abbiamo proposto di disconoscerlo, come ha detto lei prima. In ogni caso forse si è confuso mentre parlava, si riferiva a qualcun altro. Così come non siamo certamente noi contrari all’accoglienza di venti o trenta profughi palestinesi, anzi abbiamo sempre promosso l’apertura di canali diplomatici e mi pare che in aula siano stati accolti all’unanimità. Quindi lei, quando parla di grandi contestazioni di questo fatto, non so bene a chi si riferisce. Non so se si riferisce a qualcuno in quest’aula o della maggioranza, forse, perché anche all’opposizione mi pare non ci siano stati problemi. Alcune considerazioni politiche sul teatrino a cui abbiamo assistito oggi. Abbiamo assistito a scontri epici fra partiti, con Ciacci che viene qui questa mattina, in un intervento forse non lucidissimo, e parla di comitati di sorveglianza sugli investimenti: cinque minuti dopo interviene Belluzzi e lo smentisce. Poi abbiamo Alice Mina che bacchetta la maggioranza e il suo stesso partito. Il Segretario Pedini che minaccia una crisi di governo, salvo poi che il suo partito gli dice: “No, guarda, la crisi di governo la fai tu al limite, noi stiamo qua”. Lui interviene di nuovo e dice: “No, no, ma io non ho nessuna intenzione di lasciare la mia poltrona”. Il fatto che non abbia nessuna intenzione di andarsene è forse l’unica certezza all’interno di quest’aula, di questo governo e di queste maggioranze, cioè che Pedini di lì non si schioda, neanche dopo essere stato sfiduciato praticamente in aula dal suo stesso partito. Un elemento che io credo è stato frainteso anche nel discorso del Segretario Beccari, o anche del suo collega Lonfernini, in cui ha detto che noi facciamo gli investigatori della domenica. La nostra ricerca è vero che nasce dalla questione del Symbol. Noi abbiamo visto questo personaggio, abbiamo cercato su Google e non solo su Google: abbiamo usato fonti aperte su cui svolgere attività di ricerca di informazioni. Abbiamo svolto questo tipo di indagine che ha portato alla luce una serie di informazioni che, credo, non fossero note al governo e al Segretario Beccari quando hanno nominato console questa persona e che non fossero note all’aula neanche di recente. Noi non chiediamo di bloccare l’investimento, perché giustamente, come dice lei, non è mestiere di quest’aula decidere sugli investimenti o sui non investimenti, sulla provenienza lecita dei soldi o sulla provenienza illecita del denaro, sul profilo di onorabilità degli investitori. Noi facciamo un’altra richiesta, e cioè di valutare se sia opportuno che questa persona rappresenti il nostro Paese a Bogotà, in Colombia. Questo, se consente, è un atto che pertiene all’attività politica: decidere se un nostro rappresentante diplomatico ha criteri di onorabilità, di reputazione, perché quel diplomatico, il signor Iacono a Bogotà, non rappresenta se stesso, le proprie aziende o le proprie società anonime nei paradisi fiscali. Rappresenta la Repubblica di San Marino. I fatti che noi vi abbiamo esposto evidenziano come il signor Serafino Iacono attualmente sia in Colombia un soggetto molto discusso. Vi faccio un esempio proprio di queste settimane. Il Tempo, quasi settimanalmente, produce articoli sul cosiddetto caso dell’appartamento 901, un attico di lusso a Bogotà- Questo non è uno scandaletto di tabloid. Noi non sappiamo se ci sono indagini o se non ci sono indagini. Sappiamo da articoli di giornale che sì, Iacono è stato interpellato dalla Fiscalía. La Fiscalía è sostanzialmente una specie di procura speciale della Colombia che si occupa di alcuni reati specifici legati alla corruzione, al riciclaggio, al narcotraffico. Eppure a noi risulta che sia ancora il nostro diplomatico. In tal senso il Segretario Beccari potrebbe svolgere magari una verifica con il suo omologo colombiano per capire se ha ancora il gradimento colombiano stesso. In ogni modo noi abbiamo presentato questi fatti all’aula proponendo semplicemente di fare delle valutazioni sull’opportunità che questo signore continui a rappresentare la Repubblica di San Marino a Bogotà. Le reazioni quasi violente, quasi oserei dire acide, scocciate di alcuni esponenti, non tanto della maggioranza quanto del governo, devo dire, mi lasciano forse non sorpreso, ma non mi fanno stare molto tranquillo. Mi domando perché qualcuno si agiti tanto nel momento in cui noi portiamo queste informazioni che non sono informazioni segrete. Sono informazioni prese dalla stampa mainstream della Colombia. Se voi non le sapevate, legittimo. Noi ve le abbiamo portate all’attenzione. Però sminuire la cosa dicendo che facciamo gli investigatori della domenica fa un po’ ridere.
Aida Maria Adele Selva (PDCS): Innanzitutto ringrazio tutti coloro che sono andati a votare il 23 novembre e ringrazio anche tutti coloro che si sono candidati per le Giunte di Castello, sia quelli eletti che i non eletti, perché hanno dimostrato attaccamento al Paese e grande senso dello Stato. In primis ringraziamo coloro che hanno deciso di candidarsi e poi ringrazio anche tutti coloro che sono andati a votare e auguro buon lavoro ovviamente a tutte le Giunte di Castello. Un ruolo che secondo me viene banalizzato troppo, perché dal mio punto di vista hanno e dovrebbero avere un ruolo centrale per quanto riguarda i cittadini, il Paese e il territorio. Qualcuno ha detto del rapporto tra governo e maggioranza. Io personalmente ritengo che i Segretari di Stato, prima di tutto, non possono essere dei battitori liberi. Vengono nominati da un partito, quindi devono rispondere al partito, alla maggioranza e quindi agli elettori. Non è che uno individualmente si alza la mattina e decide “io voglio far così”. Questo è quello che penso io. Poi molti non saranno d’accordo, ma lo penso e lo dico ai microfoni. Siamo in democrazia: decide la maggioranza. Si devono ingoiare i rospi, si ingoiano, però la maggioranza può anche sbagliare, perché io sono dell’idea che non è che una decisione della maggioranza sia per forza giusta. Poi i fatti e la storia verificheranno se la decisione presa è giusta o sbagliata. Io non sono in Commissione Finanze, sto solo dicendo questo perché non vorrei che alla popolazione, ai cittadini, arrivassero cose sbagliate. Allora: Banca Centrale ha detto che non sapeva niente. A me sembra che ci sia un procedimento in corso. Forse il segreto istruttorio sarà da tenere. Io ritengo che sia stato doveroso se le istituzioni preposte in questo procedimento abbiano mantenuto il segreto e mi auguro che venga fatto sempre, perché altrimenti qui c’è veramente da preoccuparsi. Poi un’altra cosa: se qualcuno ha fatto pressione, qui non si può fare di tutto un’erba un fascio, perché qui è facile parlare di questione morale. Allora, se qualcuno ha fatto pressione si assume la propria responsabilità e che vengano fuori i nomi. L’ho sempre detto: ognuno si deve assumere la responsabilità dei propri comportamenti e prima di metterli in atto stare attento, perché poi comportamenti sbagliati ricadono anche su tutti i gruppi e in questo caso anche su tutto il Consiglio Grande e Generale. Con il consigliere Casali ho un buon rapporto, lo stimo e ne riconosco la professionalità. Però non sono certo spariti dal nulla casi come Grais, Savorelli o Banca CIS. Non sto accusando nessuno, ma è evidente che qualcosa, in passato, non ha funzionato correttamente. Quello che non mi piace, da qualunque parte provenga, è l’uso continuo di illazioni e sospetti. Quando manca la sostanza del ragionamento, si finisce per attaccare la persona che ragiona. Se ci sono fatti concreti e dimostrabili, vanno detti. Questo non è moralismo, è un principio di responsabilità. Mi sorge però anche un dubbio: che questo dibattito serva a offuscare o sminuire alcuni risultati raggiunti. Spero sinceramente di no, perché si tratta di risultati del Paese, ai quali hanno contribuito tutti, maggioranza e opposizione, anche grazie al ruolo di stimolo che l’opposizione esercita. Abbiamo ottenuto un doppio riconoscimento da parte delle principali agenzie internazionali di rating, che hanno certificato la solidità e la stabilità del nostro Paese. Questo è un fatto di enorme importanza e i sammarinesi devono esserne consapevoli. All’inizio del 2020 la liquidità del Paese era di circa 32 milioni di euro. Alla fine del 2022 era salita a 90 milioni. È auspicabile che a fine 2025 questo dato possa essere mantenuto. Il bilancio deve ancora chiudersi, ma la tendenza è evidente. Nel 2020 c’era un flusso costante di uscita di capitali dalle banche; oggi la raccolta si attesta intorno ai 7 miliardi di euro. È per questo che le agenzie di rating hanno riconosciuto una maggiore credibilità al Paese, migliorando il giudizio complessivo. Non sto dicendo che questo sia merito di un singolo partito o di una singola forza politica. Sto semplicemente dicendo di guardare ai fatti.
Guerrino Zanotti (Libera): Chissà se e quando la memoria collettiva ci permetterà di superare definitivamente il ricordo di un periodo nefasto della nostra storia recente, oppure se, con il tempo, ricorderemo ciò che è accaduto molti anni fa ma finiremo per dimenticare quello che è successo ieri. Forse, col passare degli anni, ricorderemo i danni che l’affidamento del sistema bancario a soggetti che banchieri non erano ha provocato alle finanze pubbliche, generando quello che è diventato il vero problema del debito che oggi siamo chiamati a sostenere. Voglio fare una considerazione su quanto riportato dal Segretario Beccari in merito al decreto sull’accoglienza dei profughi palestinesi. Da parte mia, e anche a nome del gruppo di Libera, esprimo piena soddisfazione per questo provvedimento, che va nella direzione auspicata e, soprattutto, rispetta il mandato affidato da quest’Aula attraverso due ordini del giorno approvati. È un segnale concreto della volontà di andare oltre il solo riconoscimento dello Stato palestinese e di dare sostanza a quell’impegno, così come è stato fatto nei confronti del popolo ucraino, che continua a subire gli effetti devastanti della guerra. Con l’Ucraina sono stati aperti canali di accoglienza; lo stesso approccio viene ora adottato verso il popolo palestinese, colpito da un dramma che, purtroppo, non è ancora concluso. Venendo all’attualità del dibattito odierno, non so quali siano le dinamiche interne degli altri partiti. Posso però dire che, all’interno di Libera, quando si avvicina una sessione consiliare, ci si incontra per preparare il lavoro d’Aula, soprattutto sui temi più rilevanti. Da anni uno degli aspetti da monitorare con maggiore attenzione è proprio il comma comunicazioni, perché chi ha responsabilità di governo deve essere pronto a rispondere alle critiche, alle osservazioni e alle rimostranze dell’opposizione, che fanno parte della dialettica politica. Nel prepararci a questa sessione consiliare, ci siamo interrogati su quelli che riteniamo essere i temi più sentiti dai cittadini: la sanità, l’accordo di associazione con l’Unione Europea, la gestione dei rifiuti, il bilancio di previsione oggi in discussione, il rating riconosciuto da Fitch, che rappresenta un dato positivo e testimonia un miglioramento del posizionamento internazionale della Repubblica di San Marino. Invece, non per iniziativa dell’opposizione, ma a seguito di alcuni interventi provenienti dal governo stesso, si è riaccesa una dinamica che ha riportato al centro il tema della cosiddetta questione morale. Evidentemente per qualcuno è un tema prioritario, anche più dei problemi concreti e tangibili del Paese, e questo ha costretto ciascuno di noi a prendere posizione. È chiaro che governare un Paese non può prescindere dai valori dell’etica e della moralità. Su questo credo che non abbiamo lezioni da ricevere da nessuno, e parlo in particolare per Libera. Allo stesso tempo, ritengo che il tema della moralità non possa essere utilizzato come una bandiera da sventolare per ricavare un vantaggio politico o per accreditarsi come paladini di un presunto primato etico. Se, nelle vicende che hanno alimentato questo dibattito vi sono state persone che, con il loro comportamento, hanno attirato l’attenzione dell’autorità giudiziaria, fino ad arrivare anche a misure cautelari, allora è doveroso che vi sia la massima attenzione da parte di tutti. I temi che dovrebbero essere centrali per una maggioranza e per un governo responsabili sono quelli legati alla costruzione di un sistema accogliente ma anche sicuro, capace di attrarre investimenti puliti, trasparenti e realmente utili al Paese. In questo senso sono già intervenuti altri colleghi di Libera, così come il Segretario e la consigliera Giulia Muratori, richiamando la necessità di affrontare con serietà i prossimi passaggi sul sistema bancario e finanziario, anche in vista dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Infine, sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rifiuti, le critiche di Repubblica Futura non ci infastidiscono più di tanto. Sono critiche rivolte a chi sta governando e, quindi, a chi sta facendo qualcosa. È normale che vi siano visioni differenti. A volte si tende a forzare la realtà per rafforzare la propria posizione, ma resta il fatto che si discute di azioni concrete, di scelte fatte e di responsabilità assunte.
Mirko Dolcini (D-ML): Il dibattito era partito facendo riferimento a diversi temi, più o meno importanti, e pensavo che sarei dovuto intervenire su questi temi. Si parlava di giunte, quindi ringraziamo quelle persone che si sono messe a disposizione per la cittadinanza e per risolvere i problemi nei singoli Castelli. Si era iniziato a parlare di IGR, qualcuno aveva indicato l’IGR come un grande successo perché era stato avvalorato dai sindacati, dimenticandosi però che appena una settimana dopo l’approvazione della riforma IGR sono venute fuori critiche da parte dei frontalieri, critiche da parte dell’associazione dei consumatori, dell’Associazione Commercio Sammarinese. Ciò nonostante, al di là di questi temi, si è aperta la questione morale, che in realtà si era aperta già nello scorso Consiglio e poi si è ripetuta. Si parla di questa questione morale, secondo me, in maniera forse anche un po’ impropria, come qualcuno, anche della stessa maggioranza, ha fatto notare. Il problema è che poi ha delle conseguenze, e non solo di immagine in senso stretto, ma di immagine in senso lato, nel senso che poi sono conseguenze a livello di investimenti, di chi ci guarda, di chi pensava di venire a investire a San Marino e non vuole più venire perché sente ancora parlare di tangenti, sente parlare di abusi, sente parlare di cose poco chiare, sente parlare di cose opache. Questo non fa bene all’economia sammarinese. Poi si è parlato della questione morale anche relativamente all’operazione che era stata presentata in CPT, quella di vendere quell’obbrobrio che ormai è l’ex Symbol. Era stata presentata come un’operazione praticamente legata a un ambasciatore di San Marino che, con soldi propri o comunque di cui aveva la responsabilità lui stesso attraverso la sua società, potesse rilevare quell’obbrobrio e trasformarlo in qualcosa di agibile. È certo che in questo caso la CPT deve fare solo una delibera di orientamento e poi deve valutare tutt’altro. Il problema però è che poi è venuto fuori altro. Fuori dalla CPT, nei giorni successivi, è venuto fuori che questi soldi da investire non erano propri, ma andavano presi dalle banche di San Marino per poi investirli su quell’operazione. Poi è venuto fuori quello che avete chiamato il dossieraggio di Zeppa. Tant’è che in CPT cosa avevamo fatto noi di opposizione? Subito abbiamo detto: facciamo delle verifiche su chi vuole fare questo investimento. Ci è stato detto: certo che le faremo, tra l’altro è ambasciatore, probabilmente sono già state fatte, ma le faremo e le porteremo. Poi è stata fatta un’altra CPT, ma quelle verifiche non sono state fatte. Oggi un consigliere di opposizione porta una serie di fotocopie prese da Google e parlate di dossieraggio e lo prendete anche in giro. Poi sento dire: no, ci mancano strumenti, adesso dobbiamo fare un comitato di controllo. Un comitato di controllo. Ma se un consigliere di opposizione tira fuori dei documenti cartacei, dovevate dire subito: è una stupidata, non è vero, sono fake news, oppure verificheremo se sono vere. Perché poi in CPT c’è stata unanimità. Però il Segretario Pedini oggi ha detto: se quello che è su quelle carte è vero, fermiamo tutto. Noi dell’opposizione forse siamo disponibili, Domani Motus Liberi è disponibile a fermare tutto se quella cosa è vera. Ma c’è l’unanimità nel fermare tutto? Ci sarà l’unanimità nel fermare tutto se quelle cose che emergono da quei documenti sono vere? Poi sentiamo sempre ribadire strane accuse, anche all’interno della maggioranza: pressioni su Banca Centrale, pressioni sul Tribunale. Queste cose non sono tollerabili più. Se qualcuno ha qualcosa, lo tiri fuori, perché sono accuse generiche che non fanno bene alla politica e di conseguenza al Paese. Qui in Consiglio sentiamo cose che sarebbero da caduta del Governo il giorno dopo, anzi subito. Sentiamo, ad esempio, un Segretario di Stato che ci dice che Governo e maggioranza non sono in linea, e facciamo finta di niente. Servirebbe una verifica, o chiamatela come volete, per dirci dove vogliamo andare con certezza. Non riesco a vedere un futuro, dice il presidente della DC. Poi il Segretario Lonfernini dice: se qualcuno si può dimettere, si dimetta. Poi dal banco del PSD Silvia Cecchetti dice: “Io mi dissocio da quello che dice il Segretario Pedini sulla verifica di maggioranza”. Tutte queste situazioni passano inosservate? Queste situazioni non possono passare così, non perché lo diciamo noi dell’opposizione, ma perché si deve rendere conto al Paese. Tutte queste affermazioni, tutte queste polemiche tra maggioranza e Governo dimostrano solo una cosa: avevamo ragione noi quando nel 2024, dicevamo che la DC con il PSD e con Libera non sarebbe riuscita a governare. Una volta i panni sporchi si lavavano all’interno delle sedi dei partiti. Adesso non so, andate nelle varie sedi dei vostri partiti. Non in un Consiglio così, facendo finta di niente. Quando si arrivava qui con certe accuse non si poteva far finta di niente. Per questo motivo abbiamo preparato un ordine del giorno proprio per dare continuità alle vostre affermazioni, che sono gravi e che devono avere delle risposte, perché è il Paese che le vuole.
Dolcini dà quindi lettura di un ordine del giorno: Il Consiglio Grande e Generale ha preso atto che nel corso dell’odierna seduta consiliare sono emerse, da più interventi e da parte di diversi consiglieri appartenenti alle forze di maggioranza ed alcuni Segretari di Stato, affermazioni e valutazioni di particolare gravità sotto il profilo istituzionale e politico. Nel dibattito consiliare sono stati richiamati in modo esplicito o implicito presunti condizionamenti dell’attività politica e istituzionale riconducibili a favori non ottenuti o a conflitti di interesse derivanti da precisi rapporti personali, ipotesi di pressioni politiche esercitate e o tentate nei confronti del potere giudiziario, ipotesi di pressioni politiche nei confronti di Banca Centrale della Repubblica di San Marino e, più in generale, delle autorità di vigilanza e controllo. Il rischio che tali dinamiche, se reali o anche solo tollerate, possano compromettere la credibilità delle istituzioni e l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Considerato che tali affermazioni sono state effettuate nel quadro di un confronto politico acceso sulla cosiddetta questione morale, assumendo quindi un rilievo che non può essere derubricato a semplice polemica politica. Che la sola evocazione di pressioni o interferenze su organi costituzionalmente autonomi quali il Tribunale e Banca Centrale rappresenta un fatto di estrema delicatezza che impone un chiarimento immediato, puntuale e trasparente. Che la stabilità istituzionale, la fiducia dei cittadini e la credibilità internazionale della Repubblica si fondano sul rispetto rigoroso della separazione dei poteri, sull’autonomia delle autorità di controllo e sulla responsabilità piena della politica. Che un mancato accertamento dei fatti rischierebbe di alimentare un clima di sospetto permanente, di delegittimazione reciproca e di indebolimento dell’azione di governo. Che sia interesse primario dello Stato fare piena luce su quanto emerso, distinguendo con chiarezza tra affermazioni politiche, valutazioni soggettive e fatti eventualmente sussistenti. Che sia dovere della maggioranza e dell’intero Consiglio Grande e Generale tutelare il buon nome delle istituzioni, prevenire ogni possibile deriva opaca e affermare con forza i principi di legalità, trasparenza e responsabilità. Tutto ciò premesso e considerato, impegna il Congresso di Stato, d’intesa con gli uffici e le autorità competenti, ad attivare con urgenza ogni iniziativa necessaria a chiarire le affermazioni emerse in Aula, verificando l’eventuale sussistenza di pressioni, interferenze o condizionamenti impropri nei confronti del potere giudiziario, di Banca Centrale o di altri organismi indipendenti; a circostanziare i fatti eventualmente riscontrati individuando con precisione condotte, responsabilità e soggetti coinvolti, nel pieno rispetto delle prerogative e delle competenze dei singoli poteri dello Stato; a promuovere, qualora ne ricorrano i presupposti, ogni azione legale o amministrativa necessaria in tutela dello Stato, delle istituzioni e dei loro funzionari; a rafforzare, anche attraverso atti di indirizzo o iniziative normative, le garanzie di autonomia, trasparenza e tutela degli organi di controllo e vigilanza, prevenendo il ripetersi di situazioni analoghe; a riferire tempestivamente al Consiglio Grande e Generale sugli esiti delle attività svolte, assicurando un’informazione completa e responsabile; ed infine a riaffermare politicamente, con atti concreti e coerenti, l’impegno del Governo e della maggioranza al rispetto della separazione dei poteri, al rifiuto di ogni logica di favore e alla piena assunzione di responsabilità nelle decisioni di interesse pubblico.
Segretario di Stato Stefano Canti: Io credo che vent’anni o trent’anni fa nemmeno si faceva un dibattito del genere nel comma comunicazioni. Se andiamo indietro nel tempo, la politica era più concentrata nel risolvere i problemi del Paese piuttosto che darsi addosso l’uno nei confronti dell’altro all’interno di quest’aula. La politica, cinquanta o quaranta anni fa, faceva la politica vera: dava risposte al Paese, dava risposte alle persone che avevano bisogno. Questa era la politica vera, non certo fare la politica l’uno contro l’altro o un partito contro l’altro. Mi dispiace, ma quando il consigliere Renzi diceva che la politica è bassa, ha ragione, ha pienamente ragione. Detto questo, volevo riprendere alcune cose che sono state dette perché credo che meritino i dovuti approfondimenti. Sulla vicenda di Banca di San Marino, io credo che se ne sia parlato troppo. Non dobbiamo parlare del sistema bancario e finanziario solo con quello che è capitato. Noi dobbiamo parlare del sistema bancario e finanziario in termini di prospettiva, in termini di crescita, in termini di come far crescere il sistema bancario e finanziario e di come aiutarlo. Ho sentito dire: pressioni sul Tribunale. Più consiglieri hanno ripreso quello che è successo nell’ambito del sistema bancario e finanziario dicendo che sono state fatte delle pressioni al Tribunale. Io credo che, se qualcuno dei consiglieri all’interno dell’aula è consapevole che sono state fatte delle pressioni al Tribunale, lo invito a denunciarle, queste pressioni. Lo invito a denunciarle perché a me non risulta che siano state fatte pressioni nell’ambito del Tribunale. Lasciamo stare il Tribunale, per favore. Il Tribunale, negli ultimi anni, ha fatto un grande avanzamento. Le riforme che sono state fatte nella scorsa legislatura, le riforme costituzionali portate avanti dal consigliere Ugolini, hanno fatto fare un bel passo in avanti al nostro Tribunale. Abbiamo affrontato il tema della separazione dei poteri, qualcuno lo ha accennato. È una separazione che deve tenere la politica distante da quella che è l’operatività del Tribunale. Lo diciamo sempre, molti richiamano questo aspetto e invece, di volta in volta, ricadiamo sempre nel solito errore: come la politica metta le mani all’interno del Tribunale. Questo è assolutamente falso e, ripeto, invito i consiglieri che hanno prove di pressioni che sono state esercitate nell’ambito della questione di Banca di San Marino a denunciarle, perché credo che sia giusto fare quello che è giusto fare. Smettiamo anche di addossare la responsabilità alla Democrazia Cristiana e ai consiglieri esponenti della Democrazia Cristiana, perché credo che, se c’è un lavoro che in questi ultimi anni e in quest’ultimo periodo è stato portato avanti, è proprio grazie alla Democrazia Cristiana. Quindi dobbiamo rispettare il lavoro che è stato fatto un po’ in tutti i settori: non solo nel settore della giustizia, ma nel settore degli affari esteri, nel settore del lavoro, nel settore del territorio, nel settore dell’industria. Dobbiamo cercare di rispettarci e rispettare il lavoro che si sta facendo. Io credo che anche i problemi tra maggioranza e Governo, che sono venuti fuori e sono stati richiamati da alcuni colleghi di Governo, vadano gestiti diversamente. Io credo che i panni sporchi si lavino in famiglia. Non dobbiamo venire all’interno dell’aula dicendo che c’è un problema fra Governo e maggioranza. Dobbiamo cercare di affrontarli: se ci sono dei problemi dobbiamo metterci giù, cercare di capire dove nasce il problema e insieme risolverlo, come è giusto che sia. Abbiamo visto come, nell’ambito degli investimenti che vengono avanzati sul nostro territorio, ogni investimento sia soggetto a critica. Io credo che, per evitare le critiche sugli investimenti, bisogna ragionare come politica per istituire una sorta di agenzia di intelligence che possa fare verifiche prima di portare gli imprenditori nel territorio della Repubblica di San Marino, perché è quello che manca nel nostro Paese. Io credo che occorra istituire un’agenzia di intelligence che possa, tramite il Governo, capire se un imprenditore che si affaccia nel panorama della Repubblica di San Marino è un imprenditore serio oppure presenta criticità.
Emanuele Santi (Rete): Chi ci ha seguito solo quest’ultima parte del dibattito credo che abbia visto con chiarezza, anche alla luce dell’intervento del Segretario Canti, che oggi in quest’aula di fatto c’è stata una vera e propria resa dei conti. È emerso che la verifica di Governo non è solo fra maggioranza e Governo, ma è anche fra lo stesso Governo, fra i membri dello stesso Governo, tra le forze di maggioranza e anche all’interno degli stessi partiti. Io non voglio ripetere quello che abbiamo sentito, ma le dichiarazioni del PSD, contraddittorie nei confronti di quanto espresso dal loro Segretario Pedini, lo dimostrano. Quindi è in atto una vera e propria verifica di Governo in quest’aula e io penso che questa verifica non nasca per questioni bagatellari. Qui la questione è molto più profonda. Qui la questione è politica e riguarda la gestione politica di questo Paese, perché è chiaro che quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo ha lasciato strascichi pesantissimi. La gestione della vendita di Banca di San Marino. Oggi sappiamo che attorno a quella compravendita c’è stata una potenziale tangente che l’investitore dovrebbe aver dato a membri dell’ente per facilitare la vendita stessa. Sappiamo chi sono state le due persone che sono agli arresti, però nessuno lo dice: è calato un silenzio. È chiaro che all’interno della maggioranza questa cosa ha scosso perché la Democrazia Cristiana si è letteralmente spaccata durante la gestione di questo dossier: c’era una parte del partito che voleva vendere e ha perorato la causa in tutte le sedi, anche dentro i CDA, e una parte della Democrazia Cristiana che non voleva vendere per altre questioni. Oggi ci troviamo di fronte a membri del CDA che sono andati in galera per aver preso tangenti e non si sa più niente. E oggi ci veniamo a scoprire che il CDA dell’ente di Faetano è cambiato solo per i tre quinti: erano in cinque, tre sono cambiati e due sono rimasti al loro posto. Allora io mi metto nei panni di un consigliere di maggioranza, magari un po’ più sprovveduto. È possibile che un CDA composto da cinque, che potenzialmente può aver preso tangenti, abbia due membri ancora seduti lì a gestire la banca? Forse questo è il problemino che avete all’interno della maggioranza e che fate fatica a dire. Veniamo alla vendita del Symbol. Noi abbiamo fatto verifiche e ricerche su questo investitore. Non abbiamo fatto solo una semplice googolata, voglio fare questa puntualizzazione. Il consigliere Zonzini ha fatto l’abbonamento a Tiempo, giornale colombiano. Qui veniamo a sapere incredibilmente che il caso di cronaca più eclatante di cui parla il giornale più famoso della Colombia riguarda proprio l’ambasciatore, il console di San Marino a Bogotà. Noi siamo caduti dalla sedia. Prima doveva essere lui che metteva venti milioni e lo riqualificava con venticinque. Poi veniamo a sapere che in realtà ne mette solo due e tutti gli altri li chiederebbe in prestito. Poi veniamo a sapere che c’è un’indagine e che lui è abbastanza consono a fare compravendite, agevolare affari dando appartamenti, praticamente regalandoli per agevolare affari. Noi non mettiamo in discussione la persona, non diamo giudizi: abbiamo fatto solo ricerche. Io credo che bisognerà verificare se è ancora una persona gradita, perché questa persona rappresenta San Marino a Bogotà. Noi chiediamo solo questo. Sull’affare non abbiamo dato giudizi e non li diamo. Come mai in questo Paese si avvicinano solo persone che poi si scoprono così? Prima c’era il DES, altra gestione fallimentare. Qui la questione è politica. L’Italia vuole l’addendum perché non si fida di noi sulla vigilanza: è questa la verità. Se continuiamo ad andare a cercare i Bulgari nello Stato per vendergli la Banca di San Marino in un Paese che è grey list, e questi in giro per il mondo magari hanno indagini, allora capite bene che chi ci deve giudicare e dire “San Marino è perfetto sotto l’aspetto della vigilanza” qualche dubbio ce l’ha. Qui il punto è che chi è in maggioranza capisce benissimo che c’è una parte del Paese, trasversale, e molte forze fuori anche dal Consiglio, che vogliono che questo Paese non cambi di una virgola, che vogliono continuare con la San Marino da bere. Questa è la verità. Invece c’è una parte di questo Paese, e probabilmente anche nei partiti, che vuole qualcosa di diverso. Non vogliono più Segretari di Stato che telefonano per agevolare un affare. Non vogliono consiglieri con parentopoli e conflitti di interesse grandi come una casa. Non vogliono che qualcuno butti lì un affare e poi si scopra che magari non è una persona pulita. Molte persone in quest’aula si sono stancate di questo modo. Allora bisogna cominciare a fare pulizia, pulizia dall’interno. L’opposizione fa l’opposizione, guarda le cose in maniera oggettiva, ma ormai il dato è inconfutabile: o siamo veramente sfortunati o becchiamo sempre persone che vengono qua per fare affari con la complicità di alcuni trafficoni interni di questo Paese.
Giovanna Cecchetti (indipendente): Intervengo in questo lungo dibattito. Innanzitutto vorrei parlare delle Giunte di Castello, formulando un mio augurio di buon lavoro, da parte mia e del gruppo di Elego, a tutti i Capitani di Castello e ai membri di Giunta che ieri hanno prestato giuramento. Sulla questione morale ne parliamo e riparliamo, ma forse sarebbe opportuno approfondire di cosa si tratta quando parliamo, appunto, di questione morale. In un contesto piccolo come quello della nostra Repubblica, soprattutto se inserito nel quadro dei rapporti internazionali, in particolare dell’Accordo di associazione con l’Unione Europea e dell’addendum all’accordo con l’Italia, è proprio in questo ambito che etica, credibilità istituzionale e qualità della governance diventano centrali per la vita interna del Paese, ma soprattutto per il posizionamento di San Marino nel contesto internazionale. Noi abbiamo una realtà particolare e peculiare, proprio perché siamo un piccolo Stato che da una parte ha la fortuna di poter contare su un rapporto diretto e ravvicinato tra politica e cittadini, soprattutto con chi assume decisioni politiche. Ma questo, allo stesso tempo, può generare commistioni tra interessi privati e interessi pubblici. Se molti passi sono stati compiuti per migliorare il nostro quadro normativo, la politica ha il dovere di continuare su questo percorso, di mantenere alta la guardia e di produrre leggi affinché il nostro ordinamento segua standard sempre più elevati di trasparenza, concorrenza e legalità. Questo è ciò che la politica deve fare. Alla politica spetta il compito di attenzionare e, se necessario, rafforzare il nostro ordinamento, in totale trasparenza e senza protezioni, perché deve essere chiaro che chi vuole investire nel nostro Paese lo deve fare in maniera seria. Premesso questo, devo dire che quanto riportato oggi in Aula dal consigliere Zeppa mi lascia perplessa e credo che anche su questa vicenda vi debba essere chiarezza. La politica deve vederci chiaro e approfondire il caso del signor Iacono, console onorario della Repubblica di San Marino a Bogotà, valutando se quanto emerso possa nuocere alla reputazione e all’immagine del Paese. Concludo con due parole sullo scontro che sempre più spesso emerge in Aula tra le diverse anime della maggioranza e del Governo. Devo dire che tutto questo rappresenta un brutto spettacolo e non può che rattristare. Siamo a un terzo della legislatura e, invece di chiarirci tra di noi, si viene in Aula e si spara a proprio piacimento. Se nella maggioranza, attraverso un lavoro spesso molto faticoso, si cerca di trovare una linea comune, è evidente che questo avviene perché si tratta di una maggioranza ampia, formata da diverse anime, e quindi è naturale che servano dialogo e collaborazione. Eppure, lo stesso non sembra accadere all’interno del Congresso di Stato o nel rapporto tra Congresso e maggioranza. E se, come ha detto un membro del Congresso, il Congresso stesso deve interrogarsi se questa maggioranza vada bene, la medesima domanda potrebbe e dovrebbe porsela anche la maggioranza.
Segretario di Stato Rossano Fabbri, replica: Credo, a differenza di qualche opinione dissenziente, che non vi sia miglior luogo della Sala Consiliare per affrontare temi cruciali per il nostro Paese. Ho sentito interpretazioni fantasiose del mio intervento, accuse rivolte alla Democrazia Cristiana, ipotesi di ripicche legate a scelte di bilancio, tentativi di intestarsi battaglie. Bene, ma non è così. Al nostro principale alleato ho chiesto espressamente di continuare a vigilare, anzi di rafforzare ulteriormente la propria attività di sorveglianza, proprio perché primo alleato non solo di Governo, ma di vita politica. Ai consiglieri Belluzzi e Stacchini chiedo di illuminarmi: mi dicano gentilmente quale sarebbe la ripicca che avrei messo in campo. Se intervengo nel comma comunicazioni e parlo di Banca di San Marino è perché intendo parlare di questo tema. Quando affronteremo altri punti all’ordine del giorno, come il bilancio, esprimerò con tranquillità, chiarezza e precisione le mie valutazioni sulle singole voci. Qui il tema è ben più profondo. Come ha giustamente sottolineato il consigliere Santi, dobbiamo essere seri e chiederci se siamo consapevoli del fatto che questa Aula è il luogo deputato a questo confronto. Questa non è un centro di potere, ma il primo luogo in cui dire a noi stessi e al Paese ciò che riteniamo giusto e ciò che riteniamo motivo di preoccupazione. Ringrazio il collega Ciacci per aver ribadito con forza il ruolo del suo partito nel sostenere il buon governo e la buona politica. Ringrazio il consigliere William Casali per aver citato un importante risultato della Segreteria in tema di correttezza e funzionalità delle telecomunicazioni, a dimostrazione che Alleanza Riformista e la Segreteria Industria non cercano consenso, ma condivisione, perché è questo ciò che serve al Paese, non a un singolo partito o a un Segretario di Stato. Il tema di fondo è uno solo: difendere il nome di San Marino nel mondo. Non vi è luogo migliore di quest’Aula per farlo. È evidente che, in questo frangente, il buon nome della Repubblica di San Marino sia stato seriamente leso, con articoli che ci riportano a situazioni legate al passato. Come ho detto questa mattina, su questo dobbiamo interrogarci sui percorsi migliori da seguire. Se un membro di Governo viene a conoscenza solo attraverso un articolo di giornale dell’esistenza di un’indagine penale che coinvolge, per ipotesi di riciclaggio, uno stakeholder che ha presentato un progetto di acquisizione di un istituto di credito, è legittimo porsi interrogativi sui metodi di dialogo tra i diversi poteri dello Stato. Solo affrontando in modo trasparente i rischi legati a una possibile cattiva gestione di operazioni cruciali, come quella relativa a Banca di San Marino, si può difendere davvero il buon nome del Paese. Non attacco nessuno e non utilizzo questi temi per ripicche legate ad altre scelte, come quelle di bilancio. Quest’Aula non può accettare che questioni di tale rilevanza vengano svilite o derubricate a mere logiche di consenso. Ritengo, anzi, che il mio intervento abbia contribuito ad alzare il livello della discussione su un tema che investe direttamente l’immagine internazionale della Repubblica di San Marino.
Iro Belluzzi (Libera): Il modo, quasi irridente, con cui sono stati commentati alcuni interventi fa pensare che, probabilmente, Segretario, non le siano stati nemmeno riferiti correttamente. Quello che noto e che voglio sottolineare è la situazione paradossale che si è creata oggi: a un intervento segue molto spesso quella che viene presentata come un’interpretazione autentica, una sorta di correzione successiva. Abbiamo sentito anche altri intervenire con lo stesso approccio, quasi a voler fornire l’interpretazione autentica di quanto detto da altri. Credo invece che dovremmo cercare di dire chiaramente quello che si pensa e avere il coraggio di sostenere ciò che si dice, senza ricorrere a continue riletture o correzioni degli interventi altrui.
Comma 2. Nomina di un membro in seno alla Commissione per le Politiche Giovanili a seguito di richiesta di sostituzione
Rete chiede di soprassedere alla nomina.
Comma 3. Nomina di due membri della Commissione per la Classificazione e Vigilanza sulle imprese ricettive, ai sensi dell’articolo 20 della Legge 27 gennaio 2006 n.22 e l’articolo 3 del Regolamento 8 giugno 2010 n.3
L’OSLA nomina Claudio Sorgi. Repubblica Futura nomina Diego Muccioli
- Nomina di due membri effettivi e di due membri supplenti designati dalle Associazioni rappresentative dei datori di lavoro in seno al Comitato per i Progetti di Sviluppo ai sensi dell’articolo 3 del Decreto Delegato 13 giugno 2019 n.100
L’USOT designa Gianluca Francioni, OSLA designa Irish De Biagi, l’USC designa Lara Casadei. - Nomina del Presidente e di 5 membri della Corte per il Trust ed i rapporti fiduciari ai sensi dell’articolo 1 della Legge Costituzionale 26 gennaio 2012 n.1 e dell’articolo 3 della Legge Qualificata 26 gennaio 2012 n.1
Il capogruppo del PDCS indica Andrea Vicari (presidente), Chiara Tenella Sillani, Lusina Ho, Federica Giardini, William John Swadling, Fernando Andres Beconi Ortiz.


