Economia e Lavoro

Taglio sugli stipendi pubblici: atto controproducente e discriminatorio

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San Marino – All’ordine del giorno della corrente seduta consiliare verranno presentate alcune proposte che prevedono un taglio lineare di orario – da 36 a 35 ore – e conseguentemente una riduzione di stipendio ai dipendenti pubblici, pari a circa il 2,5% uguale per tutti. Il Governo, rassicurato da chissà chi sulla bontà di tale operazione, nonostante le nostre richieste si è impuntato ed è pronto a caricare a testa bassa contro i propri dipendenti.

Ciò evidentemente anche per compiacere quelli che nelle chiacchiere da bar continuano a dire che la PA sarebbe il cancro del paese; di fronte a ciò, poco conta se la sanità e la scuola vanno alla malora, oggi conta tagliare! A parte i discorsi da bar, ciò che si concretizza nelle stanze del Governo ricalca esattamente questi banali stereotipi, e in questo momento così particolare di tutto si ha bisogno fuorché agire in base ai pregiudizi, senza comprendere le possibili conseguenze.

Conseguenze innanzitutto economiche, di tenuta del sistema stesso. Il tema non è certo nuovo, se da almeno 10 anni è al centro di un dibattito comune in tutto il mondo, in cui ci si interroga sulle politiche da attuare per uscire dai periodi di crisi. Anche chi inizialmente proponeva misure di austerità si è dovuto ricredere, e se oggi nel mondo e in Europa vi è un barlume di ripresa lo si deve, appunto, a politiche espansive (chiedere a Mario Draghi, nel caso).

Facciamo notare, infatti, se a qualcuno fosse sfuggito, la centralità del salario pubblico per quasi 4.000 famiglie sammarinesi; famiglie nelle quali negli ultimi 10 anni sono venute a mancare delle entrate proprio a causa della crisi e che, proprio grazie a quello stipendio, riescono a sbarcare il lunario. Ciò in realtà ha contribuito a mantenere ancora in piedi il sistema economico e i consumi del paese.

Adottare ulteriori tagli ai dipendenti pubblici, in un piccolo paese come il nostro avrebbe oltremodo effetti negativi sulla liquidità (pare ce ne sia già pochina e sempre meno) negli istituti bancari, e avrebbe un risultato negativo anche a livello fiscale. Aggiungiamo poi che la proposta non ha nessun carattere di progressività, ed è pari all’ammontare di 4 ore di lavoro mensili per tutti, indistintamente (il taglio di circa il 2,5% si somma al prelievo forzoso dello 0,5% dello scorso anno). Ricordiamo poi che il settore non rinnova il contratto economico da quasi 10 anni e che, a causa di ciò, ha perso circa il 10% del potere di acquisto.

Il dipendente pubblico, essendo residente per dovere, è molto spesso anche proprietario di immobili o possessore di altri beni soggetti alla nuova tassa patrimoniale; ha anche subito i rincari apportati dalla riforma fiscale del 2013 che, assieme agli altri dipendenti, paga regolarmente a differenza  di intere altre categorie, molto più ricche, alle quali viene tollerato lo stato di inadempienza totale o quasi. Oltre a ciò, negli ultimi anni ha visto anche la decurtazione delle indennità accessorie. Siamo, insomma, alle solite, cambiano i governi ma la non ricetta. Eppure era questo Governo che prometteva una inversione di marcia, ovvero la realizzazione di politiche di equità fiscale!

La CSU ha chiesto di aprire un tavolo di confronto sulla spesa corrente extra salariale, ma purtroppo non ci è mai stata data opportunità di approfondire temi quali la gestione degli appalti, la revisione delle convenzioni e i risparmi possibili, ma anche, e soprattutto, le opportunità che la Pubblica Amministrazione avrebbe per aumentare gli introiti.

Riepilogando, l’impostazione stessa di quanto viene proposto è inaccettabile in primis da un punto di vista etico; come si accennava prima, infatti, non possiamo tollerare l’atteggiamento di un governo che ha deciso di colpire i più deboli (i tagli si effettueranno anche su chi di fatto percepisce un salario inferiore a quello minimo territoriale di altri settori); intravediamo quasi una volontà persecutoria.

L’Esecutivo, misconoscendo il proprio programma ed anche evidentemente le radici politico-culturali di alcuni suoi rappresentanti, raggiunge livelli grotteschi, tanta è la distanza tra ciò che si poteva immaginare e le proposte che ha l’ardire di avanzare. Un tradimento vero e proprio dell’elettorato, che ad esso aveva dato mandato per raggiungere la tanto agognata equità.

Federazioni Pubblico Impiego CSdL – CDLS

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